Una delle più antiche cronache riguardanti Casa Savoia è dovuta a Giovanni d’Orville soprannominato Cabaret. Questi, per incarico di Amedeo VIII, lavorò tra il 1400 e il 1420 nel tentativo di dare ordine alla Storia della Casata. Dalle nebbie del tempo e dell’oblio, è a lui che si deve l’ipotesi più suggestiva e romantica sull'origine di Umberto I Biancamano.
Secondo la leggenda e l’antica tradizione medioevale , che si fondono nella notte dei tempi in modo indistinto infatti, Umberto Biancamano sarebbe il figlio di Beroldo, discendente del sassone Vitichindo, secondo altre fonti sarebbe discendente di Ugo Capeto, o di Bosone di Provenza, o proveniente dal ramo dei duchi di Borgogna o da quello dei duchi di Ginevra. Stando all’Orville, il Biancamano era figlio di un certo nobile Bertoldo, nipote di Ottone II di Sassonia, quindi di origine germanica, e di Caterina di Schiren o di Baviera.
Secondo la leggenda e l’antica tradizione medioevale , che si fondono nella notte dei tempi in modo indistinto infatti, Umberto Biancamano sarebbe il figlio di Beroldo, discendente del sassone Vitichindo, secondo altre fonti sarebbe discendente di Ugo Capeto, o di Bosone di Provenza, o proveniente dal ramo dei duchi di Borgogna o da quello dei duchi di Ginevra. Stando all’Orville, il Biancamano era figlio di un certo nobile Bertoldo, nipote di Ottone II di Sassonia, quindi di origine germanica, e di Caterina di Schiren o di Baviera.
Si dice che Bertoldo aveva dovuto lasciare la corte di Sassonia in quanto, avendo sorpreso l’imperatrice insieme con il suo amante. Sul posto li aveva uccisi entrambi per vendicare l’onore oltraggiato dello zio imperatore. Questo personaggio, nella fantasia popolare, incarnò il cavaliere errabondo, senza macchia e senza paura, risolutore di torti, protettore degli umili e nemico degli usurpatori, come lo ritroveremo in prima linea nelle guerre spagnole contro i Mori e più tardi reggente del trono borgognone. Al figlio Umberto I, e ai suoi successori, toccò dunque il compito di fondare un dominio che si sarebbe a poco a poco esteso notevolmente.
La Storia ed i Documenti
La Storia ed i Documenti
Non si hanno che poche e frammentarie notizie Storiche documentate riguardanti Umberto.
Da esse è difficile dare un nome ai suoi antenati, né la certezza di una data di nascita, collocabile probabilmente intorno al 998 DC.
La fonte più attendibile, svela che discenda da una famiglia di conti romani o romanizzati che provenivano dalla Borgogna. Umberto Biancamano (morto nel 1048). E’ considerato il capostipite della Dinastia Sabauda perché è il primo personaggio riconosciuto “Conte“ in un documento del 1003 dal vescovo "Oddone di Belley", entrando quindi di diritto nella sua Storia.
Il suo nome prima di allora compare già una prima volta in una carta del 26 gennaio dell'anno 1000 e successivamente in altri documenti del 1003, tra i quali il documento del vescovo "Oddone di Belley" che lo definisce appunto “Conte”. Altre citazioni di questo nome le troviamo in documenti del 1017, 1024, e 1036, ma non è sicuro che si riferiscano espressamente a lui, in quanto il nome Umberto era abbastanza comune a quel tempo nella regione.
Quasi sicuramente però intorno al 1003 governava per conto del Re di Borgogna Rodolfo III 22 castelli nel Viennois (zona della città di Vienne) costituenti la contea di Sermorens (Francia).
La sua importanza di Nobile e rispettato Signore, trova inconfutabile conferma quando nella riunione ad Anse avvenuta nel 1025, alla presenza dei Vescovi e dei Principi, è chiamato a leggere il testo del giuramento fatto quel giorno dalla classe feudale. Spetta ad egli quindi di pronunciarsi al alta voce in rappresentanza di tutti gli altri Nobili della regione : “Ascoltate o cristiani del vescovado di Vienne, del vescovado e comitato di Belley, del comitato di Sermorens… Io non violerò in alcun modo le chiese, io non violerò case erette nel circuito delle chiese come rifugio, se non per quel malfattore che abbia violata questa pace… Io non assalirò e non imprigionerò eclesiastico o monaci che non portino armi… non ruberò loro i cavalli… Io non farò bottino di beni o di cavalli e muli che siano al pascolo… Io non incendierò case… Io non distruggerò mulini, non ruberò il grano in essi esistente… Io non assalirò nobildonne… Io non vendemmierò vigna altrui”.
Casa Savoia quindi, entra nella Storia iniziando una Dinastia millenaria giurando su un documento importantissimo in difesa della cristianità, della proprietà privata, delle donne e dei deboli !
Con la morte di Rodolfo III Re di Borgogna, avvenuta nel 1032, Umberto I si schierò lealmente con la linea legittimista, e contro l’usurpatore pretendente al trono Eude o Oddone, conte di Champagne. Fu lui ad accompagnare la vedova di Rodolfo III, Ermengarda, presso Corrado di Franconia, poi Corrado II il Salico (l’erede designato) per essere riconosciuto Re di Borgogna. E’ sempre lui nel 1034 a comandare le truppe inviate a Corrado II dal Marchese Bonifacio di Toscana e dall'Arcivescovo Ariberto di Milano, contribuendo alla disfatta definitiva di Oddone. Ciò lo mise chiaramente in buona luce, e Corrado II ormai consolidato Sovrano, per l'aiuto ricevuto, ricompensò il Biancamano con una serie di diritti sulla Moriana e sul Chiablese. Per effetto di tali concessioni Umberto Biancamano poté esercitare da quel momento un pieno controllo sui valichi alpini che nel Medioevo collegavano il nord con il sud dell’Europa: in particolare i passi del Moncenisio, del Monginevro, del Piccolo e del Gran San Bernardo.
Mercanti e pellegrini che volevano valicare le Alpi per entrare nella pianura padana, potevano farlo solo con il consenso dei Conti di Savoia.
Controllare quei valichi significava aver avuto la fiducia del Re, ma anche controllare i traffici del tempo, accumulando ricchezze con l’imposizione di pedaggi per il transito, gestendo locande e offrendo servizi ai viaggiatori. Ciò comportò enormi vantaggi a favore di un territorio altrimenti privo di frutti e di risorse economiche. Ma la possibilità di bloccare quei valichi con sbarramenti militari, e quindi favorire il passaggio solo a eserciti disposti a concedere favori e possessi feudali, costituì la vera forza dei Savoia che seppero fondare un originale “Stato di passo” e giocare con spregiudicatezza tutte le opportunità diplomatiche che questo possesso garantiva.
Gli vengono attribuiti 4 figli dalla moglia Ancillla :
Amedeo I, soprannominato la Coda, Marchese della Moriana, che gli successe al trono
Aimone, che divenne vescovo di Sion
Burcardo, che divenne arcivescovo di Lione
Oddone che successe al fratello Amedeo I morto senza eredi
Grazie al matrimonio di suo figlio Oddone con Adelaide, figlia di Olderico Manfredi, erede al trono del marchesato di Torino e della gastaldia di Susa, vide i suoi territori estendersi notevolmente.
Morì, secondo l'obituario di Talloires, il l° luglio 1048. Fu sepolto nel vestibolo della cattedrale di San Giovanni di Moriana (oggi Saint Jean de Maurienne), nella valle dell'Arc, dove sorge il suo monumento.
Umberto fu detto “Biancamano”, ma questo soprannome (Biancamano appunto) non viene da documenti prossimi al periodo della sua vita. Viene invece menzionato per la prima volta nell'obituario di Hautecombe (Altacomba) nel 1342.
Ancor oggi si discute sull'origine di quel Biancamano (o dalle bianche mani), che sembra accordarsi così poco con le virtù guerriere di cui dovette dar prova quest’uomo, fondatore della Dinastia.
Abbastanza suggestiva è l'ipotesi formulata da alcuni storici, secondo i quali quel soprannome improprio, gli fu attribuito per la banale svista di un amanuense addetto alle trascrizioni che stava redigendo un documento. Il distratto scrivano, invece di scrivere correttamente "blancis moenibus (dalle bianche fortezze)", vergò erroneamente "blancis manibus (dalle bianche mani)". E così il Conte passò alla storia con quell’attributo che probabilmente non gli competeva e che quasi certamente non avrebbe gradito.
Da esse è difficile dare un nome ai suoi antenati, né la certezza di una data di nascita, collocabile probabilmente intorno al 998 DC.
La fonte più attendibile, svela che discenda da una famiglia di conti romani o romanizzati che provenivano dalla Borgogna. Umberto Biancamano (morto nel 1048). E’ considerato il capostipite della Dinastia Sabauda perché è il primo personaggio riconosciuto “Conte“ in un documento del 1003 dal vescovo "Oddone di Belley", entrando quindi di diritto nella sua Storia.
Il suo nome prima di allora compare già una prima volta in una carta del 26 gennaio dell'anno 1000 e successivamente in altri documenti del 1003, tra i quali il documento del vescovo "Oddone di Belley" che lo definisce appunto “Conte”. Altre citazioni di questo nome le troviamo in documenti del 1017, 1024, e 1036, ma non è sicuro che si riferiscano espressamente a lui, in quanto il nome Umberto era abbastanza comune a quel tempo nella regione.
Quasi sicuramente però intorno al 1003 governava per conto del Re di Borgogna Rodolfo III 22 castelli nel Viennois (zona della città di Vienne) costituenti la contea di Sermorens (Francia).
La sua importanza di Nobile e rispettato Signore, trova inconfutabile conferma quando nella riunione ad Anse avvenuta nel 1025, alla presenza dei Vescovi e dei Principi, è chiamato a leggere il testo del giuramento fatto quel giorno dalla classe feudale. Spetta ad egli quindi di pronunciarsi al alta voce in rappresentanza di tutti gli altri Nobili della regione : “Ascoltate o cristiani del vescovado di Vienne, del vescovado e comitato di Belley, del comitato di Sermorens… Io non violerò in alcun modo le chiese, io non violerò case erette nel circuito delle chiese come rifugio, se non per quel malfattore che abbia violata questa pace… Io non assalirò e non imprigionerò eclesiastico o monaci che non portino armi… non ruberò loro i cavalli… Io non farò bottino di beni o di cavalli e muli che siano al pascolo… Io non incendierò case… Io non distruggerò mulini, non ruberò il grano in essi esistente… Io non assalirò nobildonne… Io non vendemmierò vigna altrui”.
Casa Savoia quindi, entra nella Storia iniziando una Dinastia millenaria giurando su un documento importantissimo in difesa della cristianità, della proprietà privata, delle donne e dei deboli !
Con la morte di Rodolfo III Re di Borgogna, avvenuta nel 1032, Umberto I si schierò lealmente con la linea legittimista, e contro l’usurpatore pretendente al trono Eude o Oddone, conte di Champagne. Fu lui ad accompagnare la vedova di Rodolfo III, Ermengarda, presso Corrado di Franconia, poi Corrado II il Salico (l’erede designato) per essere riconosciuto Re di Borgogna. E’ sempre lui nel 1034 a comandare le truppe inviate a Corrado II dal Marchese Bonifacio di Toscana e dall'Arcivescovo Ariberto di Milano, contribuendo alla disfatta definitiva di Oddone. Ciò lo mise chiaramente in buona luce, e Corrado II ormai consolidato Sovrano, per l'aiuto ricevuto, ricompensò il Biancamano con una serie di diritti sulla Moriana e sul Chiablese. Per effetto di tali concessioni Umberto Biancamano poté esercitare da quel momento un pieno controllo sui valichi alpini che nel Medioevo collegavano il nord con il sud dell’Europa: in particolare i passi del Moncenisio, del Monginevro, del Piccolo e del Gran San Bernardo.
Mercanti e pellegrini che volevano valicare le Alpi per entrare nella pianura padana, potevano farlo solo con il consenso dei Conti di Savoia.
Controllare quei valichi significava aver avuto la fiducia del Re, ma anche controllare i traffici del tempo, accumulando ricchezze con l’imposizione di pedaggi per il transito, gestendo locande e offrendo servizi ai viaggiatori. Ciò comportò enormi vantaggi a favore di un territorio altrimenti privo di frutti e di risorse economiche. Ma la possibilità di bloccare quei valichi con sbarramenti militari, e quindi favorire il passaggio solo a eserciti disposti a concedere favori e possessi feudali, costituì la vera forza dei Savoia che seppero fondare un originale “Stato di passo” e giocare con spregiudicatezza tutte le opportunità diplomatiche che questo possesso garantiva.
Gli vengono attribuiti 4 figli dalla moglia Ancillla :
Amedeo I, soprannominato la Coda, Marchese della Moriana, che gli successe al trono
Aimone, che divenne vescovo di Sion
Burcardo, che divenne arcivescovo di Lione
Oddone che successe al fratello Amedeo I morto senza eredi
Grazie al matrimonio di suo figlio Oddone con Adelaide, figlia di Olderico Manfredi, erede al trono del marchesato di Torino e della gastaldia di Susa, vide i suoi territori estendersi notevolmente.
Morì, secondo l'obituario di Talloires, il l° luglio 1048. Fu sepolto nel vestibolo della cattedrale di San Giovanni di Moriana (oggi Saint Jean de Maurienne), nella valle dell'Arc, dove sorge il suo monumento.
Umberto fu detto “Biancamano”, ma questo soprannome (Biancamano appunto) non viene da documenti prossimi al periodo della sua vita. Viene invece menzionato per la prima volta nell'obituario di Hautecombe (Altacomba) nel 1342.
Ancor oggi si discute sull'origine di quel Biancamano (o dalle bianche mani), che sembra accordarsi così poco con le virtù guerriere di cui dovette dar prova quest’uomo, fondatore della Dinastia.
Abbastanza suggestiva è l'ipotesi formulata da alcuni storici, secondo i quali quel soprannome improprio, gli fu attribuito per la banale svista di un amanuense addetto alle trascrizioni che stava redigendo un documento. Il distratto scrivano, invece di scrivere correttamente "blancis moenibus (dalle bianche fortezze)", vergò erroneamente "blancis manibus (dalle bianche mani)". E così il Conte passò alla storia con quell’attributo che probabilmente non gli competeva e che quasi certamente non avrebbe gradito.