Caporetto e le sue conseguenze
Sconfitta o trionfo ?
Uno studioso equilibrato come Lucio Ceva ha scritto che “non sarebbe esagerato affermare che Caporetto si tramutò in un costosissimo successo italiano”, il che ci sembra ec-cessivo, ma fa giustizia di troppe denunce e falsità.
Personalmente, …per non apparire troppo di parte, sono propenso a asserire con cognizione di causa che si è trattato di una battaglia cominciata male, e terminata nel migliore dei modi.
Di fatto, le nostre unità nel settore interessato, pur uscendo malconce, hanno tenuto il fronte. Il nemico non è riuscito a rompere in profondità, e l’offensiva si è fermata sul Piave. L’Italia fu battuta localmente, ma non vinta.
Battaglie come questa nella prima guerra mondiale, se ne sono viste molte, nessuna però ha avuto in Italia l’eco di Caporetto… Perché ?
Perché in fondo rimane l’unico neo imputabile alle forze armate italiane in 41 mesi di guerra, è viene utilizzato subito strumentalmente dagli alleati per toglierci il giusto merito sull’economia della guerra vinta e poi nel secondo dopoguerra diventa uno degli argomenti utilizzati dai detrattori interni per demolire il patriottismo e quindi l’unità degli italiani per i loro interessi politici.
L’offensiva Austro Tedesca comunque inizia il giorno 24 ottobre 1917. Fino al giorno 26 ottobre, l’Alto Comando non riesce a comunicare una situazione valida aggiornata di ciò che sta accadendo.
Cadorna però, già il giorno 25 ottobre, comunicherà al Governo e ai canali comunicativi dell’epoca che è in corso una specie di sciopero militare. La verità è che il Comando Generale è all’oscuro di tutto, e sulla voce di una grossa ritirata in corso, ha cominciato a mettere avanti le mani per scaricare l’eventuale responsabilità.
Vittorio Emanuele in compenso, anche quel giorno sta svolgendo una delle sue visite al fronte, e guarda caso è testimone del primo urto. In perlustrazione nella zona con la sua auto, finì addirittura in mezzo al tiro d’artiglieria nemica, e la stessa auto fu sforacchiata da schegge su una fiancata.
Giorgio Rochat, storico militare, coloniale e di politica dell’Italia contemporanea, così descrive in una conferenza l’avvio della battaglia di Caporetto :
“L’offensiva iniziò alle 2 del mattino con il fuoco dell’artiglieria. Per ottenere la sorpresa i tedeschi avevano rinunciato al bombardamento di più giorni delle grandi offensive del 1917, ma scatenarono un fuoco di straordinaria intensità, migliaia di cannoni e bombarde spararono per due ore senza interruzione sulle batterie nemiche con largo impiego di iprite (la cui persistenza sul terreno limitava fortemente i difensori) e sui comandi, con l’obiettivo di troncare i collegamenti telefonici. Il grosso bombardamento riprese all’alba sulle trincee; mentre i difensori ne aspettavano la fine per uscire dai ricoveri, piccole colonne tedesche avevano già superato i reticolati e penetravano in profondità, con l’aiuto di una fitta nebbia. lasciando ai rincalzi la cattura dei difensori frastornati, Nel corso della giornata gli agili nuclei tedeschi, ben dotati di mitragliatrici leggere, continuarono a avanzare rapidamente cogliendo di sorpresa le unità retrostanti. Il crollo subitaneo di 65 km di fronte e l’interruzione dei collegamenti telefonici mandarono in crisi l’organizzazione difensiva, i comandi persero il contatto con le loro truppe, ripiegarono in disordine senza riuscire a contrastare la progressione tedesca …”
La battaglia sopra descritta non è quella di Caporetto, bensì l’offensiva tedesca del 21 marzo 1918 in Francia, tra Arras e St. Quentin, un fronte tenuto da quattro armate britanni-che. I tedeschi avanzarono di 60 km in una settimana, gli inglesi persero 300.000 uomini, la loro V armata si dissolse. Nel 1917 l’esercito tedesco aveva messo a punto una nuova organiz-zazione offensiva per le grandi e decisive battaglie della primavera 1918 in Francia, con il suc-cesso citato del 21 marzo, ripetuto nelle Fiandre il 9 aprile e poi verso la Marna il 27 aprile. Si dimentica troppo spesso che questi nuovi metodi offensivi furono applicati per la prima volta proprio a Caporetto, anche se allora ciò non poteva essere colto…
Chi ha qualche elementare conoscenza militare può cogliere in questa esposizione, il motivo del successo iniziale tedesco (non Austriaco).
La novità si chiama infiltrazione alla spicciola, con stretta cooperazione di artiglieria e di qualche effetto speciale (vedasi nebbia artificiale e gas asfissianti).
Caporetto insomma è il prototipo della battaglia moderna di movimento. Mancano gli ultimi tasselli, che sono : la mobilità data dai mezzi meccanici, importantissima e le comunicazioni radio per dare indicazioni in tempo reale a tutti i reparti impegnati nell’azione.
Ricordiamo infatti che non vi sono all’epoca comunicazioni radio, e tutte le comunicazioni a distanza sono gestite tramite telefoni o segnalazioni ottiche (palette, bandierine, fotoelettriche) si utilizzano in modo sistematico anche i piccioni viaggiatori sulle lunghe distanze.
I telefoni poi, che sono il metodo più moderno all’epoca, sono collegati tra loro da fili.
Cosa vuol dire ? Vuol dire che, se nelle prime fasi della battaglia i fili vengono interrotti, le unità sparse sul fronte perdono ogni collegamento con i comandi per il resto della battaglia. Ed è ciò, che succede a Caporetto, sia agli Italiani che si ritirano, che ai Tedeschi ed Austriaci che avanzano.
Visto dallo schieramento nemico ad esempio (vedere “Fanteria all’attacco” di Rommel, diario di guerra) , si verifica che gli Ufficiali inferiori che stanno avanzando, perdono spessissimo il contatto con le unità che stanno alle loro spalle o ai fianchi. Occorre quindi arrestare l’avanzata per riprendere contatto, riparando la linea telefonica, oppure spedendo nelle retrovie una staffetta con informazioni scritte, e attendere una risposta, il tutto sotto l’ombrello mobile dell’artiglieria, che sposta il tiro sulla base di tempi accordati a tavolino. Ogni modifica a questi tempi concordati poi è difficilissima se non impossibile, e “l’aggiustamento del tiro” dipende dalle comunicazioni che si riesce a mantenere aperte con il comando.
L’avanzata infatti, fiacca le truppe tedesche ed austriache più di quanto fiacchi quelle italiane in ritirata, perché gli italiani possono contare su magazzini freschi e ricolmi di ogni cosa, il nemico solo su ciò che trova utilizzabile e su ciò che a fatica riesce a portarsi dietro a piedi e a cavallo.
La sorpresa per gli italiani comunque, è totale, e il risultato nonostante le immense difficoltà di coordinamento e nella logistica dei rifornimenti degli attaccanti, è sorprendente.
Ma come si svolgeva una battaglia prima di Caporetto ? L’abbiamo già detto, per poderose spallate frontali.
Si attuava cioè un bombardamento d’artiglieria generalizzato che mirava a sconvolgere la linea di resistenza nemica e che poteva durare anche 15 giorni. Terminata questa fase, si passava all’assalto alla baionetta ad ondate compatte, fino a quando si raggiungeva la linea di resistenza nemica e la si conquistava. A quel punto, generalmente si era già perso un buon 30 % della forza in uomini tra gli attaccanti, e tutti erano senza fiato. Occorreva ristabilire i collegamenti, prevedere un nuovo bombardamento di artiglieria sulla linea di difesa successiva. Questo voleva dire portare avanti le artiglierie le munizioni e le salmerie, a mano, o con l’ausilio di quadrupedi.
Era insomma, una battaglia abbastanza statica con tempi lunghi e fasi ben distinte dai costi umani elevatissimi.
Tornando a Caporetto, l’Esercito italiano comunque, seppur frastornato e sorpreso, ripiega, e se la seconda Armata, quella direttamente interessata allo sfondamento nemico si ritira precipitosamente lasciando sul terreno i materiali e molti uomini che si arrenderanno senza combattere (anche) perché scavalcati dal nemico e rimasti senza collegamento e senza alcuna no-tizia di ciò che stava avvenendo, la terza Armata di SAR di Duca d’Aosta ripiegherà sganciandosi dal nemico ordinatamente senza perdere un uomo un mezzo ed un cannone…
Nel frattempo il nemico continua a marciare come può verso ovest.
Occorre fare un parentesi… non era preparato a farlo in quelle proporzioni neppure lui e come abbiamo già anticipato, avanza troppo lentamente, tanto è vero appunto che la terza Armata, si sottrae all’accerchiamento e ripiega più veloce di quanto avanzano i nemici.
Contemporaneamente del resto, la nostra cavalleria si coprirà di gloria risalendo le retrovie tra i fuggiaschi, le popolazioni del Friuli che abbandonano le case ed i soldati sbandati, contendendo al nemico il terreno palmo a palmo rallentandone ancora la progressione. Il nemico avanzerà in tutto di 150 Km in 16 giorni. Sono tanti, …ma è il rapporto spazio-tempo che è importantissimo, e questo infatti volgerà a tutto favore degli Italiani.
Sulla base della notizie diramate al Governo da Cadorna intanto, il giorno 25 ottobre, cade il Governo Boselli, ed il Re si reca velocissimo a Roma per nominarne uno nuovo (Governo Or-lando), il 26 Ottobre però è nuovamente al fronte senza aver dormito una sola ora. Percorre come può, con la sua auto, tutto il fronte interessato per rendersi conto della situazione ed aggiornarsi.
Al Comando Generale di Cadorna, si comincia a capire la gravità della situazione, solo quanto il Re rende noto allo stesso Comando - da cui anche lui dipende - che trasferisce di sua iniziativa la residenza da Udine a Treviso. Non lo fa senza secondo fine. E’ un messaggio chiaro infatti, che denuncia inattività.
Il disastro “locale” si sta infatti trasformando rapidamente in panico generale. Cominciano a saltare i nervi a tutti e tra Governo a Roma e il Comando Generale è cominciata la caccia alle streghe e al responsabile prima ancora di capire cosa è successo veramente. Cadorna non ci sta ad assumersi la responsabilità che gli compete ed è stato il primo a parlare di sciopero militare, telegrafando - come abbiamo detto - al Governo, per denunciare infiltrazioni socialiste tra i raparti al fronte e di tradimento fin dalla mattina del 25 Ottobre.
Vedere DS.040 - Dichiarazioni di Cadorna del 25 ottobre e Bollettino del 27 ottobre
E’ tutto falso naturalmente, ma occorreva giustificarsi davanti ad una sconfitta, ed allora la colpa viene facilmente scaricata su chi non poteva difendersi, …i soldati e gli ufficiali subaterni !
Gli Alti comandi, Italiano ed Alleato intanto si incontrano tra il 5 ed il 6 novembre a Rapallo nel lusso (e nella sicurezza) dell’Hotel Kursaal, per decidere cosa fare davanti al disastro, ma non si giunge a nulla. Non si giunge a nulla perché nessuno sa esattamente cosa sta succedendo, (non si hanno notizie certe su dove si trovi effettivamente il nemico e quale sia la sua direttrice di marcia, così come non si ha una situazione reale dello sbandamento italiano) e poi perché gli alleati, prima di parlare di aiuti chiedono un cambio del vertice di comando… la sicurezza insomma, di non avere più Cadorna tra i piedi. L’Italia di fatto è sul banco degli imputati. Gli alleati si sono già fatti idea che gli italiani molleranno la partita !
Il Re, non presente all’incontro di Rapallo perché non invitato per una “distrazione” del nuovo Presidente del Consiglio Emanuele Orlando, ha ormai capito che deve intervenire radicalmente e personalmente, e convoca un altro incontro interalleato per il giorno 8 novembre.
Alberto Conterio