La battaglia di Solferino e San Martino (24 giugno 1859)
I francesi sul fronte di Solferino
Nonostante i dispacci dell’Imperatrice Eugenia, la sera del
23 giugno, Napoleone avendo saputo da informatori che le truppe nemiche (la
Divisione "Jellachich") avanzavano verso Rodondesco, inviò al
Maresciallo Canrobert, l'ordine di marciare, anziché da Mezzane a Medole, lungo
la destra del fiume fino a Visana, verso il Chiese presso Acquafredda e quindi
di volgere a Castel Goffredo.
La mattina del 24 quindi, alle ore 3 si mosse da Esenta il
Maresciallo Baraguay D’Illiers con il 1° Corpo, che subito scaccio gli
avamposti austriaci da Fontana, da Grole e da monte Fenile. Verso le ore 8,
dopo quindi "il rumoreggiar dei cannoni" (delle ore 6) attaccò con
tre colonne, le alture di Solferino. Contemporaneamente anche il 2° Corpo di
Mac Mahon, prese a muovere in avanti, e superato Medolano, durante la sua
marcia su Cavriana, si scontrava anch’esso con gli austriaci.
Il 4° Corpo del Maresciallo Niel, dopo un sanguinoso scontro
dei suoi cacciatori con gli ulani austriaci, dava l'assalto a Medole e se ne
impadroniva dopo un accanito combattimento durato un'ora e mezza. Canrobert,
raggiunto Castel Goffredo, scacciava anche in questo caso gli avamposti
austriaci.
Era questo l’anticipo di una giornata di battaglia
sanguinosissima.
Napoleone III, che non credeva di dover combattere così
presto una battaglia di questa entità, si persuase immediatamente di avere
davanti a sé tutto l'esercito austriaco, schierato da S. Martino a Castel
Goffredo. Stabilì quindi di raccogliere quante più forze poteva, per puntare al
centro dello schieramento avversario, nel tentativo di sfondare e dividere le
forze austriache in due tronconi disarticolati. A questo scopo ordinò a Mac
Mahon di appoggiare sulla destra il movimento del Corpo di Niel, che aveva il
compito di marciare nella direzione di S. Cassiano. Canrobert avrebbe dovuto
appoggiare la sinistra di Niel, mentre la cavalleria della guardia fungeva da
collegamento tra il 2° e il 4° Corpo. Napoleone, ordinò poi a Vittorio Emanuele
ed all’Armata Sarda di convergere a destra, serrando sulla sinistra del 1° Corpo
di Baraguya.
Terminate le disposizioni generali dello schieramento,
Napoleone III si spostò da Castiglione al monte Fenile, al centro della
battaglia. Qui la lotta si fece in breve furiosa e vide da subito grossi
sacrifici di sangue e mirabili prove di valore. A pagare questo alto costo,
furono le Divisioni Forey, Bazaine, Ladmirant e Camou per scacciare il nemico
da Solferino.
Gli sforzi dei francesi furono finalmente coronati dal
successo verso le ore 15,30 (dopo circa 7 ore di combattimenti incessanti) quando
la torre, detta la "Spia d' Italia", il villaggio ed il castello di
Solferino, vennero occupati. Gli austriaci lasciarono in mani francesi 1500
prigionieri, due bandiere e 14 cannoni.
Il 5° Corpo austriaco del Generale Stadion, che aveva difeso strenuamente Solferino,
cominciò a ripiegare, trascinandosi dietro i Corpi di Clam Gallas (1°) e di
Zobel (7°) sulle alture retrostanti, inseguito dal Generale francese Maneque.
Questi, con i volteggiatori della Guardia e alcuni reparti di granatieri, si spinsero
però troppo avanti ed incautamente, tanto che ingaggiato un combattimento
contro forze decisamente superiori, sarebbero stati sopraffatti se non fosse
sopraggiunto in tempo il Generale Mollinet con alcuni Battaglioni di granatieri
e zuavi. Il nemico così, continuò a ripiegare abbandonando anche da Casal del
Monte.
Meno sanguinoso, ma egualmente accanito fu il combattimento
sul fronte del 2° Corpo di Mac Mahon. Respinto un tentativo austriaco di
avvolgere le forze francesi alla sinistra estrema dello schieramento, e messosi
in comunicazione con il 4° Corpo di Niel , il Mac Mahon prese risolutamente
l'offensiva, ordinando alla Divisione "La Motterouge" di impadronirsi
di S. Cassiano. Questo villaggio, assalito da due parti, fu preso dal 45° Reggimento
fanteria di linea e dai tiratori algerini. Questi ultimi poi si spinsero sul
contrafforte tra S. Cassiano e Cavriana e riuscirono a conquistare un'altura,
ma ne furono ben presto sloggiati. Sostenuti poi dal 45° e dal 72° Reggimento
fanteria di linea, se ne impadronirono una seconda volta. Anche questa volta
però, vennero ricacciati. Mac Mahon, ritentò una terza volta l’impresa con la
maggior parte delle sue truppe aiutate dai granatieri del Generale Mollinet e
dai volteggiatori del Generale Manèque, mandati in rinforzo dall'Imperatore.
Finalmente riuscì a impadronirsi definitivamente di Cavriana, costringendo il
nemico a ritirarsi su Volta.
Questi, ridotto ormai a mal partito, poté sottrarsi
all’inseguimento francese solo grazie ad un provvidenziale quanto furiosa
tempesta, scatenatasi verso le ore 17. Quando il temporale cessò infatti, gli
austriaci si erano allontanati tanto da rendere infruttuoso l'inseguimento
francese, che però non lasciarono scappare l’occasione di bersagliare con
l’artiglieria le colonne nemiche ancora in vista. Alle 18.30 i francesi erano
riusciti a sfondare al centro dello schieramento avversario, dividendone le
forze i due tronconi. Agli austriaci non restava che ordinare un ripiegamento
generale per evitare che una delle due parti, fosse avvolta e distrutta.
Meno importante fu l'azione svolta dalla destra francese
costituita dal 4° Corpo di Niel e dal 3° Corpo di Canrobert . Niel infatti,
occupata Medole, era stato fermato nella marcia verso Guidizzolo da ingenti
forze nemiche, e, nell'attesa che il Maresciallo Canrobert lo appoggiasse a
destra, resisteva trincerato ai tentativi austriaci di aggirarlo sui fianchi
(soprattutto il destro). Il pronto accorrere della Divisione
"Renault" del 3° Corpo, fece sì che il nemico rivolgesse i suoi
sforzi sulla sinistra del 4° Corpo, ma qui trovò la Divisione
"Vinoy", che, espugnata Casa Nuova, continuava la sua avanzata mentre
la Divisione "De Luzy" puntava su Rebecco e Ceresara. Fu allora che
il Feldmaresciallo austriaco Scheaffgottsche lanciò dei reparti di fanteria e
cavalleria tra il 2° e il 4° corpo francesi. Il suo scopo, era chiaramente di
separarli, affinché non potessero più appoggiarsi a vicenda, ma quest'attacco
fu prontamente respinto dal terribile fuoco di sbarramento di ben quarantadue
pezzi d’artiglieria diretti personalmente dal Generale Soleille, e l’azione si
trasformò in una carneficina immane.
Entrate in linea nuove imponenti forze austriache, la
battaglia tornò ad infuriare nuovamente intorno a Casa Nuova e a Rebecco. I
francesi dovettero spiegare tutte le loro forze per far fronte agli attacchi,
mettendo in azione anche la Divisione "De Faitly" e le Divisioni di
cavalleria "Partonneaux" e "Desvaux". Rebecco fu perso e
ripreso parecchie volte, ma alla fine rimase in mano ai francesi; Casa Nuova,
difesa dai cacciatori del 9° Battaglione e dai fanti del 76° Reggimento
fanteria di linea, resistette ai ripetuti assalti degli austriaci, i quali, da
ultimo, presi di fianco dall'86° Reggimento fanteria del Colonnello Berthier,
furono costretti a ritirarsi.
Era intenzione di Niel tagliare la ritirata al nemico tra
Volta e Goito, ma per fare questo gli occorreva l'aiuto del 3° Corpo di
Canrobert. Questi però, esageratamente preoccupato dalle notizie di Napoleone
III riguardanti il sopraggiungere di altre forze nemiche su Rodondesco, si
limitò a fornire un appoggio limitato con La divisione "Renault" e
con una Brigata della divisione "Trochu". Questo impedì a Niel di
mandare ad effetto il suo piano, già rallentato dal grosso ed improvviso temporale,
che permise agli austriaci di sganciarsi definitivamente.
Alberto Conterio