Il bivio - Seduta del 10 Giugno della Corte di Cassazione

Capitolo XVI

Il bivio - Seduta del 10 giugno della Corte di Cassazione

Risolto il problema di dove, come e quando la frode è avvenuta, ed avendo indicato chiaramente il Responsabile (il Governo), veniamo all’epilogo finale…
Il 10 giugno 1946, la Corte di Cassazione, raccolti e sommati i verbali circoscrizionali (31 in tutto), come indicato dal DLL del 16 marzo 1946, avrebbe dovuto proclamare ufficialmente la nascita della repubblica, (questo almeno era l’intento del Governo)
Ma la Corte di Cassazione preventivamente sondata dal Guardasigilli Togliatti, pareva non avere nessuna intenzione di eseguire una proclamazione in mancanza di dati richiesti dalla legge, e quindi furbamente lo stesso Togliatti aveva disposto che la Corte si limitasse a leggere esclusivamente i risultati… Stop !

Ciò emerge anche nell’intervista di Stefano Lorenzetto a Massimo Caprara : «Io, segretario di Togliatti, vi dico che fu il Peggiore». Il Giornale del 25 aprile 2004


"È vero che il 10 giugno 1946 Togliatti, ministro della Giustizia, bloccò la proclamazione dell'esito del referendum monarchia-repubblica perché non era sicuro d'aver vinto?" «Certamente la Repubblica è nata con un parto cesareo. L'ostetrico fu Togliatti, aiutato da Marcella Ferrara e da me. Il computo dei voti veniva fatto al ministero della Giustizia, non so se mi spiego... Eravamo efferati, ma non stupidi. I passaggi più delicati li ho visti tutti».

"Sta confermandomi i brogli?"
«Le dico solo questo: avevamo fatto stampare più schede del numero dei chiamati alle urne. In caso di necessità...».

Ma alla seduta però, le cose, andarono diversamente da quanto sperato, e con grande stupore generale, ed il particolare di Togliatti. Nella Sala Lupa di Montecitorio, il presidente Pagano comunica i risultati raggiunti come concordato : 12.672.767 voti per la repubblica, 10.688.905 per la monarchia e ...aggiunse che la proclamazione del vincitore avrebbe avuto luogo il giorno 18 giugno 1946, visti anche i dati mancanti !
Infatti nell’ordinanza 10 giugno 1946 della Cassazione emergeva la seguente notazione :
“si stabilisce che in una successiva ordinanza, da emettersi il 18 giugno successivo, verrà indicato “il totale degli elettori votanti” .A questo punto, giova ricordare che il suddetto totale poteva indicarsi soltanto aggiungendo, ai voti validi per le due forme istituzionali, il totale esatto dei voti nulli, e che la decisione della Corte Suprema si riferiva alla segnalazione formale, da parte del Partito Liberale e del Partito Democratico Italiano, del fatto che la legge istitutiva del referendum prevedeva espressamente come la proclamazione della vittoria di una delle due forme istituzionali fosse subordinata al conseguimento, appunto, della “maggioranza degli elettori votanti”, cioè di un “quorum”. In altre parole, la Cassazione, annunciando che avrebbe comunicato quel dato, ne riconosceva la giuridica rilevanza, e, di fatto, accoglieva la segnalazione.

La Suprema Corte di Cassazione si era cioè trovata nell’impossibilità di poter accertare essa l'esatta entità dei voti annullati e delle schede bianche, in quanto moltissimi seggi elettorali all'atto dello scrutinio non verbalizzarono i dati relativi alle schede non ritenute valide ed anzi addirittura distrussero le schede stesse invece di allegarle ai verbali di scrutinio. In effetti, su ventidue Corti di Appello, solo cinque furono in grado di inviare i plichi contenenti le schede annullate.
E molti dei verbali giunti alla Corte Suprema erano addirittura vergati a lapis.
Dice in proposito Luigi Barzini: " Migliaia di verbali non erano in regola, o mancavano i pacchi di schede, o addirittura i risultati della sezione erano scritti a matita, su un foglio di carta, alla buona, tanti voti alla Monarchia e tanti alla Repubblica, senza le schede che potessero confermare le cifre " (1).
Nessun controllo quindi su scala nazionale di questi voti dichiarati nulli fu potuto fare dalla Corte di Cassazione.

Note

1 Barzini, artt. cit., ivi, 7 gennaio1960.