Romita manovra le elezioni amministrative

Capitolo X

Romita manovra le elezioni Amministrative

La truffa referendaria, parte da lontano, ed è quindi predeterminata non casuale. Diverse le forze in campo come abbiamo già visto, il terrore della “giustizia” sommaria, l’intimidazione, le pressioni ma non ultima la preparazione dell’opinione pubblica attraverso il sistema subdolo del condizionamento mentale.
Non possiamo certo essere così ingenui da attendere che parlino quanti parteciparono col Romita, da dirigenti e funzionari - alcuni hanno ancora altissime cariche repubblicane, - alle operazioni elettorali nel conclave del Viminale.
Vediamo di trarre dalle ammissioni stesse di colui che si dice "oltremodo orgoglioso della paternità della repubblica" (1), le logiche deduzioni che invaliderebbero il referendum, che devono tenere il posto delle impossibili ammissioni degli artefici.
Enzo Fedeli, in un suo scritto: “I segreti di Romita in merito al referendum”, racconta che un giorno, durante una seduta del consiglio comunale di Torino .- il Romita era allora consigliere di parte socialista -, presente il consigliere Chiaramello, il padre della repubblica ebbe a dirgli : "Ho fatto vincere la repubblica: questo sì. Ma non come pensate e dite voi..." (2).

Il Romita, nel citato suo libro, a parte il tono immodesto, si vanta di avere così agito nelle elezioni amministrative qualche mese prima del referendum:
"Secondo me, se dalle elezioni amministrative fosse maturata una maggioranza nell'uno o nell'altro senso, quella maggioranza, influenzando gli elettori con la suggestione che le masse subiscono sempre nei confronti del più forte, avrebbe finito col prevalere anche nel referendum” (3).

Egli continua nelle sue memorie : "Avevo quindi, fin dal gennaio (1946), iniziato una operazione concepita nel segreto del mio cervello e che ritenevo della massima importanza: far votare anzitutto i comuni dove era prevedibile la maggioranza repubblicana e rimandare le elezioni negli altri a dopo il referendum. Fu questo il cardine della mia politica per portare l'Italia alla repubblica " (4).

E’ così infatti che Romita - d’accordo il governo - pensò di far svolgere in anticipo le elezioni comunali (amministrative), ma non su tutto il territorio nazionale, solo dove si era ben sicuri che i partiti del CLN avessero particolari possibilità di riconfermare “democraticamente” i Sindaci di arco costituzionale (come veniva definita). Altrove, le elezioni vennero rimandate, con le scuse più banali ! Votarono in tutto 5722 comuni su 7294 esistenti, e lo scopo finale era quello (dichiarato) di creare un’irresistibile corrente di pensiero repubblicano, che avrebbe dovuto condizionare l’intera popolazione.

A parte il giudizio sulla correttezza di siffatta strategia e di siffatto cardine, dimostra la capacità del Romita a manovrare le elezioni, per giungere al risultato che egli vuole, non già per attendere democraticamente il risultato voluto dalla maggioranza dei cittadini.

In un comizio pubblico del 26 maggio 1946 (alla vigilia del voto), Romita ebbe a dichiarare che gli aventi diritto al voto erano circa 28 milioni, di cui 16 milioni al Centro Nord, e 12 milioni al Centro Sud, e che si aspettava circa 23 milioni e mezzo di voti validi (sorprendente “chiaroveggenza”) con una maggioranza repubblicana al 75 %, ma che prudenzialmente prevedeva un sicuro vantaggio al 60 % !!
Un’indagine DOXA, di quei giorni, compiuto su un campione rappresentativo, arrivò ad un risultato opposto, dando il vantaggio di 48 a 40 (%) per la Monarchia + 12 % di indecisi. Chiaramente l’esito del sondaggio non venne divulgato e pubblicizzato sulla grande stampa !

Note
1 Romita, op. cit., pag. 37; anche Vittorio Gorresio lo chiama « padre della repubblica » in Le astuzie di Romita e le dolcezze di De Nicola, in « Storia illustrata », dicembre 1957, pag. 37.
2 Enzo Fedeli, I segreti di Romita in merito al referendum in « La Mole », Torino, 26 settembre 1959.
3 Bruno Gatta, Dieci giorni di cronaca e di storia, in « Il Gazzettino », 10 marzo1960.
4 Rodolico e Prunas Tola, op. cit., Capitolo X « Imbrogli», pagg. 77 a 83.