Ciclicamente, quasi per riempire i vuoti lasciati disponibili al termine dell’annuale campionato di calcio, o per “coprire” il rumore di manovre dolorose, o più semplicemente per alimentare uno dei preferiti sport nazionali, …sparare addosso a Casa Savoia, si insinua che fu SM il Re Vittorio Emanuele III a far uccidere Giacomo Matteotti.
La scusa addotta recita che SM il Re agì così per evitare che questi potesse divulgare documenti compromettenti, relativi agli affari petroliferi della società Sinclair.
Secondo questa ipotesi, quei documenti dimostravano che il Re era divenuto socio di quella società con l'obbligo di non divulgare la notizia dell'esistenza di giacimenti petroliferi in Libia, giacimenti che la Sinclair intendeva sfruttare.
Una cosa ridicola, che si smentisca da sola e sulla base di prove inconfutabili, o meglio ancora sul fatto stesso che le prove non esistono. Veniamo ai fatti o ai presunti fatti mai provati :
I documenti di cui si parla non sono mai stati visti da nessuno.
Della loro esistenza parla solo una voce, riferita da un giornalista circa mezzo secolo dopo, nel 1978. La voce parla di un'altra voce, a sua volta riportata a Giacomo Matteotti, ma che lo stesso non poté verificare. In buona sostanza, siamo nel campo del puro pettegolezzo.
Matteo Matteotti, figlio del deputato ucciso nel Giugno 1924, ha sempre affermato di non aver mai trovato traccia di tali documenti, nonostante le ricerche fatte per decenni e anche a Londra, dove la Sinclair aveva sede.
Anche se quei documenti fossero esistiti, il loro contenuto non sarebbe stato certo compromettente per il Re, che, al pari di ogni altro cittadino, avrebbe avuto tutti i diritti di divenire azionista in una società privata come la Sinclair e di mantenere la riservatezza sui relativi affari. Per di più, è assurdo pensare che il silenzio del Re avrebbe potuto impedire la divulgazione della notizia di giacimenti in Libia, che sarebbe subito divenuta di dominio pubblico.
In Italia, almeno fino alla seconda metà degli anni 1930, nessuno scoprì l'esistenza di quei giacimenti, ignorati persino dalle autorità preposte alla ricerca e allo sfruttamento delle risorse energetiche.
La "prova" (di cui spesso si parla) relativa all'esistenza dei documenti in questione non è affatto tale : si tratta solo di una copia fotografica del verbale di consegna di alcuni incartamenti (relativi al delitto Matteotti) che Mussolini aveva con sé al momento della sua cattura, nel 1945. Il verbale però non chiarisce assolutamente nulla di quale potesse essere il contenuto degli incartamenti. Pertanto si potrebbe ipotizzare tutto ed il contrario di tutto.
Se le prove, vi fossero state a suo tempo, con tutta probabilità Benito Mussolini ne avrebbe fatto ampio uso fin dal 1924 per discolparsi dall'odiosa accusa di omicidio che invece rivendico in parlamento, oppure avrebbe potuto utilizzare vent'anni più tardi per la propaganda della Repubblica Sociale Italiana, nemica dichiarata di Casa Savoia.
Serenamente vorrei concludere questo breve esposto, sperando di non dover più udire simili sciocchezze.
SM il Re non fu coinvolto in alcun modo nel delitto di Giacomo Matteotti !
La scusa addotta recita che SM il Re agì così per evitare che questi potesse divulgare documenti compromettenti, relativi agli affari petroliferi della società Sinclair.
Secondo questa ipotesi, quei documenti dimostravano che il Re era divenuto socio di quella società con l'obbligo di non divulgare la notizia dell'esistenza di giacimenti petroliferi in Libia, giacimenti che la Sinclair intendeva sfruttare.
Una cosa ridicola, che si smentisca da sola e sulla base di prove inconfutabili, o meglio ancora sul fatto stesso che le prove non esistono. Veniamo ai fatti o ai presunti fatti mai provati :
I documenti di cui si parla non sono mai stati visti da nessuno.
Della loro esistenza parla solo una voce, riferita da un giornalista circa mezzo secolo dopo, nel 1978. La voce parla di un'altra voce, a sua volta riportata a Giacomo Matteotti, ma che lo stesso non poté verificare. In buona sostanza, siamo nel campo del puro pettegolezzo.
Matteo Matteotti, figlio del deputato ucciso nel Giugno 1924, ha sempre affermato di non aver mai trovato traccia di tali documenti, nonostante le ricerche fatte per decenni e anche a Londra, dove la Sinclair aveva sede.
Anche se quei documenti fossero esistiti, il loro contenuto non sarebbe stato certo compromettente per il Re, che, al pari di ogni altro cittadino, avrebbe avuto tutti i diritti di divenire azionista in una società privata come la Sinclair e di mantenere la riservatezza sui relativi affari. Per di più, è assurdo pensare che il silenzio del Re avrebbe potuto impedire la divulgazione della notizia di giacimenti in Libia, che sarebbe subito divenuta di dominio pubblico.
In Italia, almeno fino alla seconda metà degli anni 1930, nessuno scoprì l'esistenza di quei giacimenti, ignorati persino dalle autorità preposte alla ricerca e allo sfruttamento delle risorse energetiche.
La "prova" (di cui spesso si parla) relativa all'esistenza dei documenti in questione non è affatto tale : si tratta solo di una copia fotografica del verbale di consegna di alcuni incartamenti (relativi al delitto Matteotti) che Mussolini aveva con sé al momento della sua cattura, nel 1945. Il verbale però non chiarisce assolutamente nulla di quale potesse essere il contenuto degli incartamenti. Pertanto si potrebbe ipotizzare tutto ed il contrario di tutto.
Se le prove, vi fossero state a suo tempo, con tutta probabilità Benito Mussolini ne avrebbe fatto ampio uso fin dal 1924 per discolparsi dall'odiosa accusa di omicidio che invece rivendico in parlamento, oppure avrebbe potuto utilizzare vent'anni più tardi per la propaganda della Repubblica Sociale Italiana, nemica dichiarata di Casa Savoia.
Serenamente vorrei concludere questo breve esposto, sperando di non dover più udire simili sciocchezze.
SM il Re non fu coinvolto in alcun modo nel delitto di Giacomo Matteotti !