Un passo avanti al Socialismo

Per parlare di SM il Re di Sardegna Carlo Felice di Savoia mi limiterò a riportare un articolo recentemente pubblicato su “La Stampa” di Torino. Maurizio Lupo infatti scrive :
“Altro che “feroce”: Re Carlo Felice, passato alla storia come accanito persecutore di rivoluzionari giacobini e cospiratori romantici, si rivela fondatore di una delle prime “filantropiche società” di mutuo soccorso (…)
E’ la “Reale Mutua Assicurazioni”, istituita a Torino il 31 dicembre 1828. Il sovrano, assoluto, reazionario e ostile all’unità italiana, si preoccupa invece con scrupolo amorevole per i suoi Stati: Savoia, Piemonte, Liguria e Nizza, minacciati di continuo da incendi. Lui stesso nel 1821 rimase sconvolto quando il fuoco gli divampò in casa, a Palazzo Chiablese, con il rischio di ardergli la sua amata biblioteca.
Decide così di dotare il Paese di una novità: un ente assicurativo, allora ancora quasi ignoto nella penisola italiana. Non vuole che sia proposto dagli stranieri, soprattutto francesi, che nel risorto Regno di Sardegna, da poco liberato da Napoleone, vedono solo un territorio dove tentare conquiste finanziarie, dopo aver fallito quelle militari. Per sbarrare loro la strada sceglie un giovane legale. Non importa che sia francese pure lui. Si chiama Giuseppe Giulio Lorenzo Henry. Nato a Perpignano, ha 29 anni. Ha affascinato il Re con un progetto. Non è una compagnia “anonima”, a base capitalistica. E’ una “Mutua”, una società dove tutti gli assicurati sono soci. Tutte le loro quote confluiscono in un fondo comune di riserva, dal quale si attingono le risorse per pagare i sinistri. E’ la rivoluzione di un monarca che odia i rivoluzionari. Pare un paradosso.
(…) “Maestà - gli disse Henry - nel darmi l’incarico di fondare questa Mutua, mi avete imposto di raggiungere entro il 1829 almeno 25 milioni di lire in beni assicurati. Ho bisogno di Voi per raggiungere il traguardo. Perchè i piemontesi guardano ancora con diffidenza a queste cose. Non si assicurano. Se Voi deste l’esempio, capirebbero”.
Il Re annuì. Assicurò contro gli incendi Palazzo Chiablese. Sottoscrisse una polizza con premio annuo di 120 lire. In caso di sinistro avrebbe avuto un risarcimento di 200 mila lire. La sua firma provocò un’impennata di assicurazioni. (…)
Prove alla mano, Re Carlo Felice creò un ente di mutuo soccorso mezzo secolo prima dei socialisti !
Questa predisposizione di Casa Savoia a precedere gli avvenimenti che hanno fatto epoca non si ferma certo a Re Carlo Felice, infatti il suo successore SM il Re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia Carignano, nel primissimo Discorso della Corona dell’8 maggio 1848 in Torino, dichiara
“Altri progetti vi saranno pure rassegnati per la revisione delle leggi sui boschi, sulle acque e sulle strade, non’chè per migliorare altri rami dell’Amministrazione e coordinare le leggi attuali colla nuova forma di Governo, acciò che il principio di Libertà e di Progresso che lo anima si diffonda per ogni dove, a vivificare tutte le parti del corpo sociale, e a beneficio morale ed economico specialmente delle classi più numerose” …dove è chiaro che le classi più numerose, non potevano che essere le più deboli, e che questo formale riguardo nel chiamarle “numerose” era un ulteriore prova di quanto al Sovrano stesse a cuore il loro riscatto, tentando contemporaneamente una premessa all’unificazione sociale, evitando di utilizzare termini mortificanti.
Del resto questo concetto era già rintracciabile nello Stesso Proclama del 8 febbraio dove Re Carlo Alberto scriveva ; “Mentre così provvediamo alle più alte emergenze dell’ordine pubblico, non vogliamo più differire di compiere un desiderio che da lungo tempo nutriamo, con ridurre il prezzo del sale a trenta centesimi il chilogramma fino dal primo di luglio prossimoventuro, a beneficio principalmente delle classi più povere, persuasi di trovare nelle più agiate quel conpenso di pubblica entrata, che i bisogni dello Stato richiedono” …. Quindi un disegno di collaborazione tra i ceti, che scongiurasse le lacerazioni e gli scontri di classe !
In quegli stessi giorni, ad opera di Karl Marx e Friedrich Engels, usciva, dalla stamperia di J.E.Burghard di Londrail “Manifesto del Partito Comunista”. Quella prima edizione, nella quale non figurava neppure il nome dei due autori, ebbe diffusione molto limitata e quasi nessuna influenza; il “Manifesto” cominciò ad essere diffusamente letto e tradotto solo dal 1870 in poi; pertanto l’impegno sociale contenuto in quel primo Discorso della Corona, non era la conseguenza di sollecitazioni di ordine culturale, ne politico.
Le nubi della rivoluzione borghese si addensavano all’orizzonte, …ma appunto, era una rivoluzione borghese, volta a reclamare concessioni di libertà costituzionali e politiche, e non avevano carattere di rivoluzione sociale, ed in ogni caso erano sommovimenti che non avevano ancora interessato il Regno di Sardegna.
L’attenzione quindi ai temi sociali di Re Carlo Alberto, in favore “delle classi più numerose” sono dunque di straordinaria importanza, ed anticipano in modo autonomo ed originale tutti i successivi compiuti da altri Governi e Sovrani.
Se si pensa al tempo, ed al fatto che l’impegno fosse stato assunto attraverso un atto formale e fondamentale come il discorso di apertura della prima legislatura del primo Parlamento eletto in Italia, da una Monarchia fino al giorno prima assoluta, non possiamo che ritenere questi propositi rivoluzionari.
Non si può tacere neppure l’editto di Re Carlo Alberto del 10 Febbraio 1836. Il Re con esso, per mettere ordine al disastro ereditato dalla rivoluzione francese e dalla primitiva repubblica di Genova, proprio a Genova ed in Liguria, tenta il primo esperimento legislativo a protezione del lavoro e cioè la costituzione, di una commissione con lo scopo di “assicurare perennemente la giornaliera sussistenza” agli addetti allo scarico merci del porto.
L’iscrizione era obbligatoria e prevedeva : un ufficio di collocamento; sussidi ai disoccupati; tariffe e salari in contesa con il datore di lavoro.
Re Carlo Alberto è quindi, precursore addirittura del sindacalismo operaio e, in embrione, anche della Magistratura del Lavoro !