Capitolo VIII
” L'apparente tranquillità” delle votazioni del 2-3 giugno 1946
L'atmosfera dei due giorni di votazione, 2-3 giugno 1946, fu ovviamente la stessa che abbiamo fin qui descritta.
I ricorsi alla commissione alleata di controllo e alla Suprema Corte di Cassazione piovvero a migliaia da coloro che poterono e osarono. Molti, moltissimi, in quelle zone dominate dal " terrore rosso ", ove vigilavano partigiani armati a disposizione del ministro degli Interni Romita, non poterono e non osarono.
" Oltre i reclami, le proteste e le contestazioni denunciati, il Paese era inoltre pieno di voci allarmate - precisa Barzini -, del racconto di soprusi che nessuno aveva osato denunciare per prudenza" .
" Il personale addetto ai seggi era senza esperienza, reclutato alla meglio, legato alla propria fazione più che alla legge" .
E lo stesso Barzini aggiunge: "Era inoltre vero, obiettivamente vero, che i repubblicani erano stati in grado di commettere impunemente più irregolarità dei monarchici in molte regioni dove erano in maggioranza o dove spadroneggiavano ".
Nel citato Libro azzurro sul referendum 1946 di Niccolò Rodolico e Vittorio Prunas-Tola, questa situazione è ampiamente illustrata e documentata " .
" Molti ancora pensano - scrive Barzini - che nessuno seppe allora, né potrà mai sapere, con assoluta certezza, perché non è più possibile ricostruirlo in base alla documentazione, ciò che è successo in Italia il 2 giugno 1946, se non che i voti repubblicani ebbero ufficialmente la maggioranza ".
Qui vogliamo riportare soltanto una frase, una significativa frase, riferita dall'ammiraglio Stone e contenuta in "uno dei rapporti della commissione alleata di controllo a Washington". Vi si diceva: " Le elezioni si sono svolte in un clima di apparente tranquillità". Gli " alleati " che continuavano ad occupare il nostro paese, avevano dichiarato di volersi disinteressare del problema istituzionale. In realtà non ebbero il coraggio di pretendere, essi che si proclamavano vindici della democrazia, che la situazione italiana fosse tornata normale prima della consultazione popolare.
” L'apparente tranquillità” delle votazioni del 2-3 giugno 1946
L'atmosfera dei due giorni di votazione, 2-3 giugno 1946, fu ovviamente la stessa che abbiamo fin qui descritta.
I ricorsi alla commissione alleata di controllo e alla Suprema Corte di Cassazione piovvero a migliaia da coloro che poterono e osarono. Molti, moltissimi, in quelle zone dominate dal " terrore rosso ", ove vigilavano partigiani armati a disposizione del ministro degli Interni Romita, non poterono e non osarono.
" Oltre i reclami, le proteste e le contestazioni denunciati, il Paese era inoltre pieno di voci allarmate - precisa Barzini -, del racconto di soprusi che nessuno aveva osato denunciare per prudenza" .
" Il personale addetto ai seggi era senza esperienza, reclutato alla meglio, legato alla propria fazione più che alla legge" .
E lo stesso Barzini aggiunge: "Era inoltre vero, obiettivamente vero, che i repubblicani erano stati in grado di commettere impunemente più irregolarità dei monarchici in molte regioni dove erano in maggioranza o dove spadroneggiavano ".
Nel citato Libro azzurro sul referendum 1946 di Niccolò Rodolico e Vittorio Prunas-Tola, questa situazione è ampiamente illustrata e documentata " .
" Molti ancora pensano - scrive Barzini - che nessuno seppe allora, né potrà mai sapere, con assoluta certezza, perché non è più possibile ricostruirlo in base alla documentazione, ciò che è successo in Italia il 2 giugno 1946, se non che i voti repubblicani ebbero ufficialmente la maggioranza ".
Qui vogliamo riportare soltanto una frase, una significativa frase, riferita dall'ammiraglio Stone e contenuta in "uno dei rapporti della commissione alleata di controllo a Washington". Vi si diceva: " Le elezioni si sono svolte in un clima di apparente tranquillità". Gli " alleati " che continuavano ad occupare il nostro paese, avevano dichiarato di volersi disinteressare del problema istituzionale. In realtà non ebbero il coraggio di pretendere, essi che si proclamavano vindici della democrazia, che la situazione italiana fosse tornata normale prima della consultazione popolare.
Il Voto ebbe termine il giorno 3 giugno 1946 alle ore 14.00, come prestabilito.
Abitualmente, era sempre successo che il Viminale indicasse la percentuale dei votanti sugli iscritti (accade anche oggi ad ogni elezione) ma in questo caso, Romita si guarda bene dal diramare questa notizia, e il Presidente del Consiglio Degasperi, intervistato dai giornalisti, accenna ad una partecipazione che definisce alta, indicando a seconda dei luoghi percentuali fra l’80 e l’85 % ( più in generale, fra le punte estreme del 75 e 90 %)