Capitolo IV
”La repubblica o il caos”
Vogliamo aggiungere qualche altra edificante precisazione. Gli uomini politici, che capeggiavano questi facinorosi, non erano meno violenti nei loro discorsi e nei loro scritti. Alessandro Pertini, membro della Consulta e poi della Costituente, quindi deputato al parlamento per il P.S.I., presidente della Camera dei deputati e oggi presidente della repubblica, chiedeva la fucilazione del Luogotenente Generale del Regno (1).
Pietro Nenni, dal 21 giugno 1945 ministro per la Costituente nel gabinetto Parri e vicepresidente del consiglio anche nel gabinetto De Gasperi, cioè fino al referendum istituzionale, era incendiario nei suoi scritti sull'Avanti! e andava urlando : " La repubblica o il caos" (2).
La capacità intimidatoria di questo antidemocratico slogan nenniano era particolarmente perfida e suggestiva. Pietro Nenni sapeva e sa che i monarchici, a cominciare dal Re, sono cittadini che antepongono a tutto la Patria e quindi temevano e non volevano il caos che, dopo già tanti lutti e distruzioni materiali e morali, per loro significava la rovina dell'Italia. Quindi la minaccia del caos, fatta, ripetuta, conclamata dal vicepresidente del consiglio in carica, dall’uomo politico preposto alla preparazione della Costituente, dal tribuno facondo, in quella atmosfera di intimidazione e di violenza, fu purtroppo idonea a impressionare i monarchici e raggiunse il suo effetto schiettamente antidemocratico. L'ammiraglio Ellery W. Stone, capo della commissione alleata di controllo, così parla del Nenni : " Nenni era il più agitato di tutti: sulle piazze annunciava la fine del mondo, se il Re non se ne fosse andato dal Quirinale" (3).
Ed è bene ricordare e tener presente, per la evidente antitesi con la impostazione intimidatoria e antidemocratica del Nenni e consoci fondatori della repubblica, l'impostazione libera e democratica della battaglia istituzionale di tutti i sostenitori della monarchia, sintetizzata da Falcone Lucifero, ministro della Real Casa, nella frase : " La monarchia o la repubblica secondo quello che sarà la volontà del popolo italiano, liberamente espressa ".
Note
1 Artieri, Il Re cit., pag. 382; Falcone Lucifero, Il pensiero e l'azione del Re Umberto dall'esilio, Appendice, 2da ediz., Rizzoli ed., Milano, 1966, pag. 162.
2 Saini, op. cit., p. 82-85; Romita, op. cit., p. 109; Enzo Biagi, La nascita della repubblica italiana, in « L'Europeo », n. 16, aprile 1963; Luigi Barzini jr., art. cit., in « Il Corriere della Sera », 9 gennaio 1960; Giovanni Artieri, nella citata sua opera ricorda che Pietro Nenni « aveva fondato nel 1919 il fascio di combattimento di Bologna » e che « il 28 aprile del 1919 aveva solennemente e in camicia nera, "consegnato un gagliardetto di seta intessuto da donna Carmela Nenni all'Associazione degli Arditi" con rito fascista », p. 315.Lo stesso Nenni, dopo la caduta del fascismo, divenne « alto commissario per l'epurazione » e poi vicepresidente del Consiglio dei ministri.
3 Romersa e Caloro, art, cit., in «II Tempo illustrato», n. 24, 11 giugno 1960.
”La repubblica o il caos”
Vogliamo aggiungere qualche altra edificante precisazione. Gli uomini politici, che capeggiavano questi facinorosi, non erano meno violenti nei loro discorsi e nei loro scritti. Alessandro Pertini, membro della Consulta e poi della Costituente, quindi deputato al parlamento per il P.S.I., presidente della Camera dei deputati e oggi presidente della repubblica, chiedeva la fucilazione del Luogotenente Generale del Regno (1).
Pietro Nenni, dal 21 giugno 1945 ministro per la Costituente nel gabinetto Parri e vicepresidente del consiglio anche nel gabinetto De Gasperi, cioè fino al referendum istituzionale, era incendiario nei suoi scritti sull'Avanti! e andava urlando : " La repubblica o il caos" (2).
La capacità intimidatoria di questo antidemocratico slogan nenniano era particolarmente perfida e suggestiva. Pietro Nenni sapeva e sa che i monarchici, a cominciare dal Re, sono cittadini che antepongono a tutto la Patria e quindi temevano e non volevano il caos che, dopo già tanti lutti e distruzioni materiali e morali, per loro significava la rovina dell'Italia. Quindi la minaccia del caos, fatta, ripetuta, conclamata dal vicepresidente del consiglio in carica, dall’uomo politico preposto alla preparazione della Costituente, dal tribuno facondo, in quella atmosfera di intimidazione e di violenza, fu purtroppo idonea a impressionare i monarchici e raggiunse il suo effetto schiettamente antidemocratico. L'ammiraglio Ellery W. Stone, capo della commissione alleata di controllo, così parla del Nenni : " Nenni era il più agitato di tutti: sulle piazze annunciava la fine del mondo, se il Re non se ne fosse andato dal Quirinale" (3).
Ed è bene ricordare e tener presente, per la evidente antitesi con la impostazione intimidatoria e antidemocratica del Nenni e consoci fondatori della repubblica, l'impostazione libera e democratica della battaglia istituzionale di tutti i sostenitori della monarchia, sintetizzata da Falcone Lucifero, ministro della Real Casa, nella frase : " La monarchia o la repubblica secondo quello che sarà la volontà del popolo italiano, liberamente espressa ".
Note
1 Artieri, Il Re cit., pag. 382; Falcone Lucifero, Il pensiero e l'azione del Re Umberto dall'esilio, Appendice, 2da ediz., Rizzoli ed., Milano, 1966, pag. 162.
2 Saini, op. cit., p. 82-85; Romita, op. cit., p. 109; Enzo Biagi, La nascita della repubblica italiana, in « L'Europeo », n. 16, aprile 1963; Luigi Barzini jr., art. cit., in « Il Corriere della Sera », 9 gennaio 1960; Giovanni Artieri, nella citata sua opera ricorda che Pietro Nenni « aveva fondato nel 1919 il fascio di combattimento di Bologna » e che « il 28 aprile del 1919 aveva solennemente e in camicia nera, "consegnato un gagliardetto di seta intessuto da donna Carmela Nenni all'Associazione degli Arditi" con rito fascista », p. 315.Lo stesso Nenni, dopo la caduta del fascismo, divenne « alto commissario per l'epurazione » e poi vicepresidente del Consiglio dei ministri.
3 Romersa e Caloro, art, cit., in «II Tempo illustrato», n. 24, 11 giugno 1960.