Capitolo III
Atmosfera di intimidazione
L'atmosfera di intimidazione, di sopruso e di impunità era tale che, per esempio, a Genova, a Milano, a Venezia si organizzarono apertamente, senza che il governo e le forze di polizia vi si opponessero, manifestazioni ostili al Re che si era recato in quelle città nell'immediata vigilia del referendum.Malgrado ciò, " il viaggio di Umberto, devo riconoscerlo, " - dice l'incaricato di affari degli Stati Uniti a Roma, signor David Key - " fu un successo" (1).
Ciò perché i monarchici erano numerosissimi, erano i più. Ma essi venivano terrorizzati da pochi violenti. Le formazioni partigiane armate - ancora esistenti e presenti, come da esplicita ammissione del ministro degli Interni Romita (ammissione di cui parleremo in modo particolare in capitoli successivi), pur essendo minoranze, continuavano a intimidire le popolazioni, già atterrite dalle esecuzioni sommarie, dai sequestri di persone, dalle violenze, dalle minacce. E raggiungevano il loro scopo, quello di evitare che i monarchici, anche se numerosi, anche se i più, ma inermi e non protetti dalle autorità governative (2), potessero manifestare e propagandare la propria fede, prima del referendum.E per le stesse intimidazioni, costoro erano indotti a non votare per la monarchia se non volevano far precipitare il paese nel " caos ", minacciato in caso di vittoria del Re.Lo stesso " padre della repubblica " (Romita) dice candidamente nelle ricordate sue memorie: " Un rinvio (del referendum) anche soltanto di sei mesi avrebbe potuto essere fatale per la causa repubblicana " (3).
A Roma stessa, quando il Capo dello stato, il Re Umberto II, si recò la mattina del 3 giugno 1946 ad una sezione elettorale di via Lovanio, per votare, il presidente della sezione contigua uscì sulla porta e si mise a urlare contro il Re, perché la folla che lo aveva riconosciuto lo applaudiva (4). Dissero che quell'energumeno era un comunista. Di certo, era uno dei fondatori dell'attuale repubblica.Tale, obiettivamente, l'atmosfera in cui si preparò e poi si svolse il 2-3 giugno 1946 il referendum istituzionale.
Note
1 Romersa e Caloro, art. cit., in « Il Tempo illustrato», n. 28, 9 luglio 1960, pag. 35. Lo stesso incaricato d'affari sig. Key dichiarò: “ Se io avessi dovuto scommettere.., avrei scommesso per Umberto... “.
2 Vedi il capitolo VII di questo studio: « Romita, ministro degli Interni si serve di formazioni partigiane armate ».
3 Romita, op. cit., pag. il.
4 Cavicchioli, op. cit., pag. 22.