Cefalonia la prima Resistenza
Articolo pubblicato da LA STAMPA - settembre 2007
di Alfio Caruso
Fra il 13 e il 14 settembre 1943 i militari della Acqui di stanza nei tanti presidi di Cefalonia vennero convocati dai loro comandanti per decidere sull’ordine del giorno appena diramato dal quartier generale della divisione. Si votava per avanzata di passo. Il primo punto affermava: chi vuole combattere assieme ai tedeschi, faccia un passo avanti e nessuno lo fece. Il secondo punto affermava: chi vuol cedere le armi faccia un passo avanti e circa millecinquecento lo fecero. Di conseguenza fu stabilito che era inutile esprimersi sul terzo punto (chi vuol tener le armi?): la stragrande maggioranza di soldati, graduati e ufficiali non voleva saperne di cedere all’aut aut diramato da Hitler attraverso il generale Lanz.
Così in una notte stellata 11.700 italiani, ignari da vent’anni di che cosa significassero libere elezioni, furono costretti a scegliere tra la vita e l’onore. Malgrado il caos, malgrado l’assenza di ordini precisi, malgrado l’angosciante silenzio delle stazioni radio, non ebbero dubbi : captarono che per aiutare la patria a voltar pagina bisognasse pronunciare quel no al tedesco. Anticiparono nei fatti il famoso invito di Kennedy : non stettero a chiedersi che cosa l’Italia poteva fare per loro, bensì che cosa ciascuno di loro poteva fare per l’Italia. Cominciarono così l’epopea e il martirio della Acqui. Sono occorsi quasi sessant’anni prima che il Paese, con Ciampi, tributasse il giusto onore a questi ragazzi (l’età media dei circa 9400 morti era di 24 anni, 1500 erano addirittura del 1922, duecento del 1923). E da ieri dobbiamo dire grazie a Giorgio Napolitano per aver finalmente sancito una verità elementare: la resistenza al tedesco s’iniziò a Cefalonia per l’impegno di tantissimi ufficiali dai sentimenti monarchici, pronti a morire gridando «Viva il Re», «Avanti Savoia», a volte, purtroppo, anche «Viva Badoglio». Con essi s’immolarono diversi militari fascisti e altrettanti comunisti. Tutti assieme si riconobbero in un ideale assai semplice : l’Italia. (…)