di Saverio Imperato - Monza, febbraio 2010
I francobolli, tutti, indicano sempre chiaramente la quantità di denaro prepagata da chi spedisce una lettera o qualsiasi altro oggetto mediante un servizio postale. Esistono francobolli dei più vari formati e dimensioni, prestampati su fogli o liberi di poter essere applicati a qualsiasi oggetto ma che esprimono in modo chiaro e immediatamente percettibile la quantità di denaro prepagata. Questo fondamentale significato del francobollo compare per la prima volta al mondo il primo di gennaio 1819.
Una volta il prepagamento parziale o totale della tariffa postale veniva certificato da una scritta sul fronte (per esempio : “Franca fino a…” dal numero del registro postale che riportava il prepagamento da un bollo “FRANCA”, dal “PD” o dal “PP” ma non esprimeva la somma prepagata se non sempre, riportata al verso…)
Le poste del Regno di Sardegna in conformità alle Regie patenti del 7 novembre 1818 mettono a disposizione dei cittadini dal primo di gennaio 1819 “una speciale carta postale bollata” che esprime in centesimi di lira la quantità di denaro prepagato alle Poste per poter affidare il trasporto a privati (molto più rapidi delle Poste)
In relazione alla distanza tra mittente e destinatario vengono prepagati 15 centesimi entro 15 miglia, 25 centesimi entro 35 miglia e 50 centesimi oltre.
Per meglio specificare che si tratta di documenti emessi dalla Posta, sopra l’indicazione della somma di denaro prepagata è disegnato “un cavallo in corsa cavalcato da un bambino che suona il corno della posta”.
I documenti venivano acquistati alla Posta. Questa nuova e speciale forma di diritto postale viene esplicitata dall’articolo 1 che dice essere per facilitare le comunicazioni sociali e commerciali tra i cittadini e per assicurare all’erario i proventi per migliorare gli onerosi servizi postali.
Documenti sotto fascia possono essere affidati ai corrieri privati “espressi” purché correlati da una lettera prepagata da 50 centesimi (articolo 6).
L’emissione del 1819 reca il francobollo stampato con inchiostro verde su carta di diverso spessore con o senza filigrana occasionale. L’emissione del 1820, definitiva, è costituita dall’impressione a rilievo su carta filigranata che reca la dicitura “Regie Poste” e con lo stemma dei Savoia. Le lettere vanno piegate in modo da mostrare agli ispettori postali il “francobolli”.
Ventuno anni dopo (1849) le Poste del Regno Unito emettono documenti che recano prestampata la tassa postale e rettangolini di carta con l’effige della Regina e l’indicazione del valore di pagamento.
Questi ultimi gommati vengono oggi identificati come francobolli mentre la tariffa postale prestampata su documento intero viene indicata come “intero postale”.
I “Cavallini”, così vengono indicati dai filatelisti, sono prepagati postali (i primi dal momento con cifra) e gli interi postali (i primi del mondo con cifra) e gli interi postali sono e restano “francobolli”.
Tratto da : "Cronaca Filatelica" Febbraio 2010