A Proposito di Carlo Cattaneo
Quando vogliamo narrare la vita di un personaggio famoso è molto facile soffermarsi sulle “ovvietà” dette o sulle azioni più eclatanti conosciute senza approfondire le altre sfumature della vita di questi, le quali spesso raccontano una personalità totalmente diversa. E’ il caso per Carlo Cattaneo (1801-69), filosofo, scrittore, politico e patriota. Allievo del Romagnosi, di formazione positivista, fu teorico del progresso tecnico-scientifico per migliorare le condizioni, anche economiche dell’Italia, ed è ricordato per le sue idee federaliste, il forte liberalismo e la laicità del suo pensiero.
L’occasione per riscoprire Cattaneo è arrivata in questo 2010 vigilia del 150° anniversario della nascita dell’Italia, con l’inaugurazione del “Centro internazionale insubrico Carlo Cattaneo e Giulio Preti”, fondato nella sede dell’Università degli studi dell’Insubria (Varese e Como, n.d.a.) e diretto dal professor Fabio Minazzi, ordinario di filosofia teoretica e fortemente sponsorizzato dai massimi dirigenti della Lega Nord, con la presentazione di un ricco archivio storico, inedito, nel quale è comparso un carteggio del tutto sconosciuto del Cattaneo intrattenuto con altri protagonisti del Risorgimento, primo fra tutti Garibaldi. In queste lettere pervenute ai nostri giorni grazie alla raccolta dell’avvocato Guido Bersellini, ex partigiano, discendente della famiglia di editori svizzeri Capolago, che stampò molte pubblicazioni di Cattaneo, emerge un Cattaneo che fu invitato da Garibaldi a mediare con Cavour per concordare a quale società si potesse affidare la costruzione delle ferrovie meridionali all’indomani dell’Unificazione, mediazione gentilmente rifiutata. In altre lettere Cattaneo, ormai rassegnato a vedere la nascita di un’Italia unita sotto i Savoia, invita il “dittatore Garibaldi” a difendere la corrente repubblicana, ricordandogli comunque l’obbiettivo demo-federalista nevralgico di “Venezia e Roma!”. Secondo il deputato varesotto del Pd, Daniele Marantelli, unico politico non leghista membro della fondazione “Carlo Cattaneo”, “Egli era prima di tutto favorevole all’unità della nazione…In Cattaneo non si trovano venature separatiste, perché è stato un teorico della libertà e della difesa dei diritti dal basso…Ci sono, certo, gli scritti nei quali consegna, per esempio, al futuro Presidente del Consiglio, Francesco Crispi, il messaggio che ogni fratello padrone a casa sua, ma ci sono anche scritti ad alto tasso unitario, nei quali esprime tutta la sua adesione all’unità d’Italia, dalle Alpi alla Sicilia”. In questa documentazione vi è solo da confermare la sua nota avversità all’istituzione monarchica.
Non bisogna dimenticare che il pensiero di Cattaneo nacque al’interno di un programma riformista da attuarsi nell’Impero austro-ungarico, del quale la Lombardia era parte vitale seppur osteggiata dal governo centrale viennese, onde favorire una maggiore autonomia amministrativa e politica delle diverse nazionalità che componevano la monarchia absburgica.
Tentò, giunto a Napoli nel settembre 1860, di convincere Garibaldi a dare vita ad un duplice Parlamento, siciliano e napoletano, per negoziare un’eventuale unione federale con il Regno Sardo, ma il nizzardo intuì meglio di Cattaneo, che in quelle circostanze, l’Italia avrebbe avuto maggiori probabilità di sopravvivenza, nel contesto nazionale ed europeo, solo ed esclusivamente con un governo centrale con a capo la monarchia sabauda, l’unica tra quelle della Penisola, che aveva difeso con le armi la propria indipendenza e le libertà civili!
Ecco dunque il suo rifiuto a candidarsi al Parlamento nazionale nel 1861 e quando eletto nel 1867 il suo diniego a giurare fedeltà al Re. Da Croce a Montanelli, da Rumi e Nobbio, fino a Miglio e Bossi, tutti hanno esaltato Carlo Cattaneo, forse perché l’Italia da lui immaginata non è mai esistita, ecco perché condividiamo la tesi del professor Sergio Romano che non lo annovera tra i “padri del Risorgimento”, bensì tra i “creatori dell’Italia moderna”.
Per quanto riguarda poi la materia principale degli studi del Cattaneo, ossia il “federalismo”, tutti ne parlano da un quarto di secolo, tutti lo vogliono, nessuno lo rifiuta ed è diventato più che una progettualità concreta, una parola dai mille significati da tutti interpretano a proprio uso e consumo nelle tornate elettorali.
Avendo come modello di società il liberal-capitalismo, Cattaneo propugnava, per ridurre i motivi di contrasto, di rendere le singole individualità più autonome possibili, libere di aggregarsi e di costituirsi sulla base di comuni interessi etnici, linguistici e culturali. Così come per lui la proprietà acquistata legittimamente, essendo fonte di ricchezza, era inviolabile. Già nel 1844, prima ancora che Marx pubblicasse il suo “Manifesto”, si oppose al comunismo, perché “demolirebbe la ricchezza senza riparare alla povertà, e sopprimento fra gli uomini l’eredità e per conseguenza la famiglia, ricaccerebbe il lavoratore nell’abiezione degli antichi schiavi, senza natali, senza onore”.
“L’homme le plus éminent de la Lombardie”, come lo presentò Mazzini al governo francese nel 1848 quando membro della “Giunta insurrezionale” milanese si recò a Parigi per chiedere aiuto ai francesi contro gli austriaci, fu a differenza di questi, favorevole nel 1854 all’invio del corpo di spedizione piemontese in Crimea, così come plaudì ai colloqui tra Napoleone III e Cavour (suo acerrimo nemico) per dar vita ad un’Italia confederale suddivisa in 4 grandi Regni. Fu anche fautore della “nazione armata”, contro la casta professionista dei militari, col motto: “Per fare l’Italia armata, militi tutti, pretoriani nessuno”.
Il nostro giudizio non può che essere positivo per l’apertura di questo archivio il quale ci consegna un Cattaneo diverso da quello studiato, quindi il nostro voto è un 9 per coloro che hanno avuto il merito ed il coraggio di ristabilire alcune verità su questa discussa personalità.
Tratto da : BIBLIOTECA STORICA REGINA MARGHERITA PIETRAMELARA (CE)