Liberazione di Vicenza (Battaglie del 20 - 22 e 23 - 24 maggio 1848)

Liberazione di Vicenza
Battaglie del 20 - 22 e 23 - 24 maggio 1848

Dopo il fatidico 17 e 18 marzo e contemporaneamente a Milano e Venezia, anche a Vicenza ci furono le prime dimostrazioni patriottiche. Le scarse forze austriache di presidio furono presto cacciate, e sospinte verso il Quadrilatero. Ciò, permise alla nuova Municipalità “libera”, di costituire con uno dei primi atti, la Guardia Civica, con una sua propria uniforme e l'elmo crinito, adottato per primo dalla Guardia Civica romana in ricordo del copricapo dei legionari dell'antica Roma.


Si era così costituito, come nelle altre città insorte contro gli austriaci, un Comitato Provvisorio Dipartimentale presieduto dall'Avv. Gianpaolo Bonollo, che annoverava tra i suoi membri importanti personaggi come l'Avv. Sebastiano Tecchio, Don Giuseppe Fogazzaro, il Notaio Bartolomeo Verona, il Commerciante Giovanni Toniato, il Canonico Don Giovanni Rossi ed il Nobile Luigi Loschi.
Si venivano nel frattempo costituendo formazioni di volontari, elemento caratteristico della guerra del 1848. In particolare si ricorda le formazioni dei "Crociati vicentini" che proprio i primi giorni d'aprile ebbero il loro sfortunato battesimo del fuoco nei pressi di Sorio e Montebello.

La città, difesa da poco più di 5.000 uomini fra volontari e regolari pontifici, ebbe poi le sue "Cinque giornate"; fu infatti investita il 20 maggio dagli austriaci del Generale Nugent, comandati da Thurn, giunti a Lisiera, provenienti da Treviso, con un attacco alle difese di Porta Santa Lucia. Nonostante l'appoggio di sei cannoni però, gli assalitori non riuscirono a piegare i difensori che contando solamente un cannone, era comunque mirabilmente servito con fine perizia dall'artigliere Antonio Piccoli, che rintuzzava ogni assalto austriaco sparando da Porta San Bartolomeo, tanto da costringerli alla fine a ritirarsi.

Il giorno 21 e 22 seguenti, i vicentini ostinati a difendere la propria città, con una sortita dalla città dalla Porta Castello con un reparto al comando del Gen. Giacomo Antonini, attaccavano gli austriaci a Ponte Alto, togliendo a questi la voglia di ritentare l'offensiva. Gli austriaci però, non impediti da nessuno, aggirano la città e raggiungono la piazzaforte di Verona. 


Da Verona, il 23 maggio, il Gen. Thurn, muoveva nuovamente su Vicenza per un nuovo e più potente assalto. A mezzanotte gli austriaci mossero su tre colonne con i seguenti obiettivi: Borgo S. Felice, la Rocchetta, Monte Berico. Gli scontri più aspri si ebbero a Borgo S. Felice, tenacemente difeso. Gli austriaci desistettero dall'attacco nella tarda mattinata del 24 maggio, tornando a Verona con gravi perdite. Questa seconda battaglia di Vicenza ebbe come protagoniste le opposte artiglierie; gli austriaci spararono oltre 6.000 proiettili. Gli “italiani” che non avevano tutte quelle munizioni e neppure tutti i cannoni di cui disponevano gli austriaci, ebbero grande merito sopperendo con l’abilità e l’estrema precisione, fermando ogni assalto nemico.

L'8 giugno, mentre i Milanesi votavano l'annessione al Regno di Sardegna, anche Vicenza libera dagli austriaci, votò per unirsi al Regno di Carlo Alberto. Questa scelta di campo, salutata con entusiasmo dalla popolazione, durò purtroppo molto poco; solo 48 ore, infatti, mentre i vicentini votavano, il Fedmaresciallo Radetzky, che aveva deciso di rioccupare la città ad ogni costo, era già in vista dei campanili di Vicenza !

Alberto Conterio