Il trattato di Pace tra Regno di Sardegna e l’Austria

Il trattato di Pace tra Regno di Sardegna e l’Austria
(6 agosto 1849)

Mentre accadevano i fatti di Genova, (il tempismo di Mazzini è davvero incredibile) il ministero aveva iniziato trattative di pace con l'Austria. Negoziatori, a Milano erano i Generali Dabormida e Boncompagni. A Parigi “lavorava” Gioberti, poi sostituito dal Conte Gallina, il quale a sua volta, essendo stato trasferito a Londra per ottenere l'appoggio dell'Inghilterra - che non vi fu - ebbe come successore Emanuele D’Azeglio.
I negoziati furono lunghi e laboriosi e mentre si progrediva nei lavori, il governo tornò a dimettersi. Formatone un altro, presieduto da Massimo D’Azeglio, il trattato di Pace giunse presto alla firma a Milano il 6 agosto. Già il 18 agosto, la piazzaforte di Alessandria veniva sgombrata dagli austriaci.

I capitoli del trattato erano i seguenti :

1° - Sarà in avvenire e per sempre pace, amicizia, e buona intelligenza fra il Re di Sardegna e l'Imperatore d'Austria, loro eredi e successori, loro Stati e sudditi rispettivi.
2° - Tutti i trattati e convenzioni conclusi fra loro e che erano in vigore al 1° marzo del 1848 sono pienamente richiamati e confermati qui in quanto non si deroghi col presente trattato.
3° - I limiti degli stati di S. M. il Re di Sardegna dalla parte del Po e dalla parte del Ticino saranno quelli stabiliti nel Trattato di Vienna del 1815, com'erano avanti il cominciar della guerra nel 1848.
4° - Il Re di Sardegna, tanto per sé quanto per i suoi successori e eredi rinuncia a qualunque titolo come a qualunque protezione sui paesi al di là dei limiti designati nel citato trattato di Vienna. Tuttavia il diritto di reversibilità della Sardegna sul Ducato di Piacenza è mantenuto nei termini dei trattati.
5° - I Duchi di Modena e di Parma sono invitati ad accedere al presente trattato".

Vi erano inoltre 6 commi addizionali :

1° - Il Re di Sardegna s'impegna a passare all'imperatore d'Austria la somma di settantacinque milioni di franchi a titolo di indennità per le spese di guerra e per i danni sofferti durante la guerra dal governo austriaco e dai suoi sudditi, città, corpi morali o corporazioni, come pure per i richiami che per le medesime ragioni potessero fare i Duchi di Modena e Parma.
2° - Il pagamento di detta somma sarà fatto così: quindici milioni di franchi saranno pagati mediante un mandato a Parigi alla fine del prossimo ottobre senza interessi: il pagamento degli altri sessanta milioni sarà effettuato in dieci versamenti successivi di due mesi in ragione di sei milioni per ciascuno, in denaro contante, da cominciare alla fine del prossimo dicembre con il frutto del cinque per cento. Per garanzia il governo sardo lascerà in deposito al governo imperiale al momento dello scambio delle ratifiche, sessanta iscrizioni di un milione di franchi ciascuno, oppure di cinquantamila franchi di rendita sul gran libro del debito pubblico di Sardegna.
3° - L'Imperatore d'Austria s'impegna di fare sgombrare dalle sue truppe ogni parte del territorio sardo.
4° - Esistendo da molti anni una contestazione fra il Regno di Sardegna e l'Austria sulla linea di demarcazione in prossimità di Pavia, è convenuto che il limite in questo luogo sarà formato dal "thalweg" del Canale Gravellone e sarà fatto costruire di comune accordo ed a spese comuni sullo stesso canale un ponte sul quale non sarà percepito alcun pedaggio.
5° - I due Sovrani s'impegnano a negoziare in breve un trattato di commercio per vantaggio reciproco: in questa occasione sarà presa in considerazione la questione dei sudditi misti. Nello scopo di favorire e facilitare il commercio legittimo dichiarano d'impegnarsi ad impedire il contrabbando; per il che rimettono in vigore per due anni la convenzione del 1834, nella quale promettono d'introdurre quei miglioramenti che saranno dalle circostanze dichiarati necessari.
6° - Il governo austriaco in cambio dei vantaggi ottenuti dal rinnovarsi di quella convenzione, rinunzia all'altra del 1751 e consente a revocare il decreto del 1846 sulla sopratassa per l'esportazione dei vini piemontesi".

Quest’ultimo punto, era una grossa boccata d’ossigeno per l’economia piemontese e le relative casse di Stato, era stata intatti una limitazione che per due anni aveva penalizzato pesantemente la più importante risorsa economica del Piemonte dell’epoca.

Il 12 agosto Radetzky pubblicò, secondo quel che si era convenuto, un decreto d'amnistia per i sudditi del Lombardo-Veneto coinvolti nelle insurrezioni, escludendo però parecchi di coloro che più si erano adoperati per l'indipendenza italiana. Lo stesso giorno il trattato e i capitoli addizionali furono ratificati da Vittorio Emanuele II, e il 14 dall’Imperatore d’Austria.
Le opposizioni interne alla Camera, bollarono il trattato come "vergognoso", ma tale non era. Era sicuramente gravoso per la piccola economia piemontese, ma non erano stati intaccati ne i confini, ne la sovranità ed indipendenza nazionale del Regno di Sardegna. E non era poco !
Obiettivamente, Condizioni meno gravi non potevano certo essere pretese e ottenute da una potenza vittoriosa, appoggiata dalla Russia, senza aver ricevuto aiuto di alcun genere da parte della Francia e dall'Inghilterra, che defilandosi, si dichiararono non competenti, con il pretesto di non turbar la raggiunta pace europea, dopo i molti moti rivoluzionari che non avevano colpito solo l’Italia. Le libertà, vennero quindi oppresse nuovamente “per non turbare” lo status quo delle varie potenze, e con esse le aspirazioni degli italiani.

Alberto Conterio