Garibaldi e i Cacciatori delle Alpi (17 marzo 1859)
Il 17 marzo 1859 è una data fondamentale nella storia d’Italia. Quel giorno SM Vittorio Emanuele II di Savoia Re di Sardegna con Regio Decreto, istituiva il corpo dei Cacciatori delle Alpi, raccogliendo in essi, i moltissimi volontari che ogni giorno giungevano in Piemonte per combattere lo straniero.
Da quasi due anni il Conte di Cavour aveva stipulato un accordo ferreo con Napoleone III, imperatore dei Francesi, che impegnava il suo automatico intervento d’aiuto nel caso il Piemonte fosse stato aggredito dall’Austria. Il patto non era certo indolore e gratuito per il piccolo Piemonte e Casa Savoia. La Francia con il suo intervento avrebbe certo contribuito ad assicurare al Piemonte il Lombardo -Veneto, il Ducato di Parma e il Ducato di Modena, ma chiedeva in cambio la Savoia - terra d’origine della Dinastia - e la Contea di Nizza, città natale di Garibaldi.
In pegno, per siglare l’accordo, il Piemonte aveva offerto un piccolo tesoro, …la giovanissima Principessa Clotilde, figlia prediletta di Vittorio Emanuele, andata in sposa al cugino di Napoleone III, il Principe Girolamo, venti anni più anziano, detto “Plon Plon” per la sua indolenza ed estraneità alla vita politica francese, e per il suo non nascosto ateismo di fondo.
Dal gennaio 1859, prima alla spicciola, poi sempre più numerosi affluiscono in Piemonte “volontari” da varie regioni della penisola. Il governo del Regno, fece finta di non accorgersi di ciò… Tra loro, oltre a tanti giovani entusiasti, c’erano reduci di tante battaglie, soprattutto delle varie fasi della prima guerra d’indipendenza (1848-49).
Buona parte di essi, furono incorporati nell’Esercito, mentre i meno preparati militarmente o i più pericolosi politicamente, furono concentrati in “depositi”. In effetti, questi volontari, creavano al governo di Torino non pochi problemi, sociali e politici. Queste infatti, erano persone che avevano bisogno di ogni cosa, in maggioranza teste calde, rivoluzionari, ex patrioti, pure ricercati dai governi dei rispettivi stati di appartenenza per cospirazioni e sollevazioni popolari. Vittorio Emanuele accoglie tutti, e con la creazione dei Cacciatori delle Alpi al comando di Garibaldi, prendeva “capra e cavoli”. Poteva facilmente controllare e tenerle d’occhio i volontari in luoghi definiti, e compiva un evidente atto di provocazione, ai quali l’Austria di lì a poco non seppe resistere, cadendo nel tranello del patto segreto Franco-Piemontese !
Giuseppe Garibaldi, per l’occasione fu nominato Generale. Egli prestò giuramento al Re il giorno 20 marzo 1860, e indicò uno a uno i nomi dei comandanti che voleva al suo fianco per questi volontari. A Cuneo volle Enrico Cosenz, allievo della Nunziatella di Napoli, e a Savigliano Giacomo Medici, eroe della Repubblica Romana. Gli altri ufficiali superiori, anch’essi scelti da lui , erano uomini esperti e decisi a battersi per “l’Italia e Vittorio Emanuele”.
Ai Cacciatori di Cuneo e Savigliano, si aggiunse presto un terzo Reggimento, al comando di Nicola Arduino, cospiratore dal 1821.
A parte la catena di comando comunque, la maggioranza dei circa 4000 volontari, non erano soldati di carriera, e non erano mai stati “al fuoco”. Avrebbero retto alla prima prova o sarebbero scappati per la paura ?
Tra loro, si potevano contare quasi 2000 lombardi, 1000 uomini dall’Emilia e circa 600 toscani, il resto, erano uomini provenienti da tutte le altre regioni d’Italia. Costoro, rimasero non poco sorpresi, quando appresero che la “ferma” militare nell’Armata Sarda, durava otto anni. Erano giunti in Piemonte pensando che la guerra fosse cosa di poche settimane, cantando spensieratamente!
Dopo il giuramento, Garibaldi fu confinato a Rivoli, perché non si voleva dare troppo nell’occhio. Egli comunque si mostrò in pubblico a più riprese, ma sempre in piccole piazze che non permettevano grossi assembramenti e a inizio aprile visitò le sue truppe in addestramento.
Preoccupato della loro reale forza in combattimento, ottenne da Cavour il rinforzo di un reparto di Carabinieri genovesi, addestrati e armati di tutto punto. Punta di lancia in battaglia, i Carabinieri, erano anche garanzia per il Cavour di ordine interno !
Il 23 aprile, l’Austria chiese al Piemonte con un seccato ultimatum, di sciogliere i temutissimi garibaldini e smobilitare queste forze entro tre giorni. Il governo piemontese tergiversò tanto da lasciar scadere l’ultimatum.
Il 26 aprile l’Austria, che aveva subodorato la trappola, dichiarò malvolentieri lo stato di guerra. Per questioni di prestigio e orgoglio internazionale, iniziando qualche giorno dopo una stanca offensiva che non aveva neppure preparato. Attraversato il Ticino, Biella viene investita e occupata da una colonna di fanteria l’8 maggio. Per fortuna, già il giorno successivo, le truppe austriache sono richiamate in gran fretta verso Vercelli. L’Armata Sarda, ormai appoggiata dal potente alleato francese spaventava gli austriaci, che rinunciando all’offensiva su Torino, si ritiravano radunando le loro forze sparse a ventaglio.
Dileguatisi gli austriaci, il 17 maggio giunge a Biella alle tre pomeridiane un primo contingente di 1000 Cacciatori delle Alpi. Alle nove di sera sempre per ferrovia, arrivano il secondo, e a mezzanotte il terzo. I soldati - com’era usuale al tempo - trovano ospitalità presso le chiese delle confraternite, nei collegi e perfino nel refettorio del seminario maggiore. Sono 3500 uomini circa e 600 cavalli. Garibaldi, atteso da tutti, tarda ad arrivare. Entrerà in città alle cinque della mattina successiva, mercoledì 18 maggio 1859. È accompagnato da un ristretto seguito e si dirige subito verso il vescovado.
Il Generale presenta al vescovo Monsignor Losana, i suoi ufficiali : il capo di stato maggiore, Francesco Carraro, napoletano, il capitano Clemente Corte, piemontese, il capitano Cenni e il sottotenente Cacciari romani entrambi.
Non appena la notizia si diffonde in città, si raduna una folla commossa ed entusiasta davanti al portone della sede vescovile. Garibaldi esce tra loro e si porta in piazza d’armi dove sono radunati i suoi Cacciatori. Impartiti gli ordini e spedite avanguardie e osservatori verso Vigliano e Candelo, il Generale torna in vescovado. Ospite, gli sarà assegnata una stanza per riposare. L’entusiasmo della folla l’ha caricato, in serata nella “sua” stanza, programmerà il suo itinerario oltre il Ticino, con le tappe e le direttrici di marcia. Il giorno seguente, giovedì 19, dopo aver passato in rivista le truppe rinfrancate, si reca a rendere omaggio all’abitazione dell’eroe Pietro Micca ad Andorno, nel cantone di Sagliano. Qui l’eroe dei due mondi, si commosse e si fece scappare una lacrima quando fu salutato con queste parole : “ecco un eroe che viene a visitare un altro eroe”.
Impressionato dalla grandezza di Pietro Micca, dettò d’impeto il proclama ai Lombardi, stampato poi in Biella dalla tipografia Amosso… in esso vi sono parole che non si possono dimenticare : “Io sono commosso della sacra missione affidatami e superbo di comandarvi…”
Questa visita è ancor oggi testimoniata da una piccola lapide posta alla casetta di Pietro Micca, e da una bella lapide in Via Galliari ad Andorno sulla facciata della casa del Dottor Cerruti, dove il Generale si era riposato qualche ora.
Il giorno 20 maggio, verso mezzogiorno, Garibaldi si presentava con il suo stato maggiore al completo da Monsignor Losana per congedarsi e ringraziare per l’ospitalità ricevuta.
Rivolto al Generale e ai suoi ufficiali, il Monsignore disse : “Non auguro loro del coraggio, chè ne hanno forse già troppo, bensì auguro buona fortuna alla loro impresa”
Garibaldi rispose “Per il buon successo della causa”, “Si, e per il bene vero dell’Italia, ma con il trionfo del buon ordine e della Religione – riprese il Vescovo – perché senza di questa nulla si avrà di stabile, nulla di buono (…)”
“Sul punto della gran causa, di cui mi parlate, credo non esservi divergenze” concluse l’eroe.
Montato a cavallo, usci dal palazzo con il suo seguito, dirigendo i suoi Cacciatori verso Cossato.
Inoltratosi in territorio “nemico” dopo aver attraversato il Ticino nei pressi di Sesto Calende, Garibaldi si scontrerà con gli austriaci - molto sorpresi - a Biumo, presso Varese in data 26 maggio. Vinse naturalmente ! I suoi volontari, avevano superato brillantemente la prima prova a fuoco. Il giorno dopo, (27 maggio 1859) i Cacciatori delle Alpi, vinsero ancora a San Fermo presso Como e poi in data 15 giugno si ripeterono in località Treponti, oggi comune di Rezzato in provincia di Brescia.
Meno di due anni dopo la sosta di Garibaldi in Valle Cervo, l’Italia era finalmente riunita !
Alberto Conterio
Bibliografia :
“Il 150° anniversario dei Cacciatori delle Alpi” Articolo su La Stampa di Torino, 17 marzo 2009 del Prof. Aldo A. Mola (Storico)
“Giovani Pietro Losana” Volume edito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Angelo Stefano Bessone Pagg, 386/93
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