Discorso di insediamento di Benito Mussolini a Presidente del Consiglio
16 novembre 1922
Atti Parlamentari
Camera dei Deputati
Prima sessione – Discussioni – Tornata del 16 novembre 1922
Presidenza del Presidente De Nicola
La seduta comincia alle ore 15.00
(Quando il Presidente sale al suo seggio è salutato da vivissimi e prolungati applausi Nuovi e prolungati applausi accolgono l'ingresso dell'onorevole presidente del Consiglio seguito dagli altri ministri).
ROSSINI. Viva il Duca della Vittoria (Vivissimi prolungati applausi).
CAPPELLERI, segretario, legge il processo verbale della seduta precedente. approvato.
(E’ approvato)
Congedi.
PRESIDENTE.
Hanno chiesto un congedo, per motivi di famiglia, gli onorevoli:
Corneli, di giorni 60;
Cutrufelli, di 8;
Alessio, di 15:
Brusasca, di 7;
per motivi di salute, gli onorevoli:
Lofaro, di giorni 90;
Sandulli, di 8;
Sensi, di 3;
Nobili di 5;
per ufficio pubblico, l'onorevole Ferrari Adolfo, di giorni 10.
(Sono conceduti).
Comunicazioni dei Governo.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le, comunicazioni del Governo.
Ha facoltà di parlare l'onorevole presidente del Consiglio.
MUSSOLINI, presidente del Consiglio dei ministri, ministro dell'interno, e ad interím degli affari esteri.
Mi onoro di annunziare alla Camera che Sua Maestà il Re, con decreto 31 scorso ottobre, ha accettato le dimissioni rassegnate dall'onorevole avvocato Luigi Facta, deputato al Parlamento, dalla carica di presidente del Consiglio dei ministri e quelle dei suoi colleghi ministri segretari di Stato, nonché quelle dei sottosegretari di Stato, e mi ha dato incarico di comporre il nuovo Ministero.
Con decreti di pari data, la Maestà Sua mi ha nominato presidente del Consiglio dei ministri e ministro segretario di Stato per l'interno con l'incarico di reggere per interim il Ministero degli affari esteri, ed ha nominato ministri segretari di Stato
per le colonie, l'onorevole dottor Luigi Federzoni, deputato al Parlamento;
per la giustizia e gli affari di culto, l'onorevole Aldo Oviglio, deputato al Parlamento;
per le finanze, l'onorevole professor Alberto De Stefani, deputato al Parlamento;
per il tesoro, l'onorevole professor Vìncenzo Tangorra, deputato al Parlamento;
per la guerra, 1'onorevole generale duca Armando Diaz, senatore del Regno;
per la marina, l'onorevole ammiraglio Paolo Thaon di Revel, senatore del Regno;
per l'istruzione pubblica, l'onorevole professor Giovanni Gentile, senatore del Regno;
per i lavori pubblici, l'onorevole avvocato professor Gabriello Carnazza, deputato al Parlamento;
per l'agricoltura, l'onorevole nobile avvocato Giuseppe De Capitani d'Arzago, deputato al Parlamento;
per l'industria e il commercio, l'onorevole conte avvocato Teofilo Rossi, senatore del Regno;
per il lavoro e la previdenza sociale, l'onorevole Stefano Cavazzoni, deputato al Parlamento;
per le poste e i telegrafi, l'onorevole duca dottor Giovanni Antonio Colonna di Cesarò, deputato al Parlamento.
per le terre liberate dal nemico, l'onorevole avvocato Giovanni Giuriati, deputato al Parlamento.
Con decreti dello stesso giorno, Sua Maestà il Re ha nominato sottosegretari di Stato:
per la presidenza del Consiglio dei ministri l’onorevole professor Giacomo Acerbo, deputato al Parlamento;
per gli affari esteri, l'onorevole avvocato Ernesto Vassallo, deputato al Parlamento;
per le colonie, l'onorevole Giovanni Marchi, deputato al Parlamento;
per l'interno, l'onorevole Aldo Finzi, deputato al Parlamento
per la giustizia e gli affari di culto, l'onorevole avvocato Fulvio Milani, deputato al Parlamento;
per le finanze, l'onorevole avvocato Pietro Liscia, deputato al Parlamento;
per il tesoro, l'onorevole avvocato Alfredo Rocco, deputato al Parlamento;
per l'assistenza militare e le pensioni di guerra, l'onorevole professor Cesare Maria Devecchi, deputato al Parlamento;
per la guerra, l'onorevole avvocato Carlo Bonardi, deputato al Parlamento;
per la marina e marina mercantile, l'onorevole Costanzo Ciano, deputato al Parlamento;
per l'istruzione pubblica, l'onorevole avvocato Dario Lupi, deputato al Parlamento;
per le antichità e belle arti, l'onorevole dottor Luigi Siciliani, deputato al Parlamento;
per i lavori pubblici, l'onorevole avvocato Alessandro Sardi, deputato al Parlamento;
per l'agricoltura, l'onorevole dottor ragioniere Ottavio Corgini, deputato al Parlamento;
per l'industria e commercio, l'onorevole professor dottor Giovanni Gronchi, deputato al Parlamento;
per il lavoro e la previdenza sociale, l'onorevole Silvio Gay, deputato al Parlamento;
per le poste e i telegrafi, l'onorevole Michele Terzaghi, deputato al Parlamento;
per le terre liberate, l'onorevole avvocato Umberto Merlin, deputato al Parlamento.
Con decreti, poi, del 10 corrente, Sua Maestà il Re ha accettato le dimissioni rassegnate dall'onorevole Michele Terzaghi, dalla carica di sottosegretario di Stato per le poste e telegrafi, ed ha nominato, in sua vece, l'onorevole avvocato Giuseppe Caradonna, deputato al Parlamento.
Signori, (segni di vivissima attenzione) quello che io compio oggi, in. questa Aula, è un atto, di formale deferenza verso di voi e per il quale non vi chiedo nessun attestato di speciale riconoscenza.
Da molti, anzi, da troppi anni, le crisi di Governo erano poste e risolte dalla Camera attraverso più o meno tortuose manovre ed agguati, tanto che una crisi veniva regolarmente qualificata come un assalto ed il Ministero rappresentato da una traballante diligenza postale.
Ora è accaduto per la seconda volta, nel breve volgere di un decennio, che il popolo italiano - nella sua parte migliore - ha scavalcato un Ministero e si è dato un Governo al di fuori, al di sopra e contro ogni designazione del Parlamento.
Il decennio di cui vi parlo sta fra il maggio del 1915 e l'ottobre del 1922.
Lascio ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo, il compito di dissertare più o meno lamentosamente su ciò. Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti.
Aggiungo, perché ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle « camicie nere», inserendola intimamente come forza. di sviluppo, di progresso e di equilibrio nella, storia della Nazione. (Vivi applausi a destra).
Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non vi abbandona dopo la vittoria. Con trecentomila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. (Approvazioni a destra).
Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli... . (Vivi applausi a destra - Rumori - Commenti).
MODIGLIANI. Viva il Parlamento! Viva il Parlamento! (Rumori e apostrofi da destra - Applausi all'estrema sinistra).
MUSSOLINI. …potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.
Gli avversari sono rimasti nei loro rifugi: ne sono tranquillamente usciti, ed hanno ottenuto la libera circolazione: del che approfittano già per risputare veleno e tendere agguati come a Carate e Bergamo, a Udine e a Muggia.
Ho costituito un Governo di coalizione e non già coll'intento di avere una maggioranza parlamentare, della quale posso oggi fare benissimo a meno (Applausi all'estrema destra e all'estrema sinistra - Commenti), ma per raccogliere in aiuto della Nazione boccheggiante quanti, al di sopra delle sfumature dei partiti, la stessa Nazione vogliono salvare.
Ringrazio, dal profondo del cuore i miei collaboratori, ministri e sottosegretari; ringrazio i miei colleghi dì Governo, che hanno voluto assumere con me le pesanti responsabilità di questa ora: e non posso non ricordare con simpatia l'atteggiamento delle masse, lavoratrici italiane che hanno confortato il moto fascista colla loro attiva o passiva solidarietà.
Credo anche di interpretare il pensiero di gran parte di questa Assemblea e certamente della maggioranza del popolo italiano, tributando un caldo omaggio al Sovrano, il quale si è rifiutato ai tentativi inutilmente reazionari dell'ultima ora, ha evitato la guerra civile e permesso di immettere nelle stracche arterie dello Stato parlamentare la nuova impetuosa corrente fascista uscita dalla guerra ed esaltata dalla vittoria. (Grida di “Viva il Re!” - I ministri e moltissimi deputati sorgono in piedi e applaudono vivamente e lungamente).
Prima di giungere a questo posto da ogni parte ci chiedevano un programma. Non sono, ahimè, i programmi che difettano in Italia: sibbene gli uomini e la volontà di applicare i programmi. Tutti i problemi della vita Italiana, tutti dico, sono già stati risolti sulla carta: ma è mancata la volontà di tradurli nei fatti. Il Governo rappresenta, oggi, questa ferma e decisa volontà.
La politica estera è quella che, specie in questo momento, più particolarmente ci occupa e preoccupa.
Ne parlo subito, perché credo con quello che dirò, di dissipare molte apprensioni. Non tratterò tutti gli argomenti, perché anche in questo campo, preferisco l'azione alle parole.
Gli orientamenti fondamentali della nostra politica estera, sono i seguenti: i trattati di pace buoni o cattivi che siano, una volta che sono stati firmati e ratificati, vanno eseguiti. Uno Stato che si rispetti non può avere altra dottrina. (Vive approvazioni).
I trattati non sono eterni, non sono irreparabili: sono capitoli della storia, non epilogo della storia. Eseguirli significa provarli.
Se attraverso la esecuzione si appalesa il loro assurdo, ciò può costituire il fatto nuovo che apre la possibilità di un ulteriore esame delle rispettive posizioni. Come il trattato di Rapallo, così gli accordi di Santa Margherita, che da quello derivano, vengono da me portati dinnanzi al Parlamento.
Stabilito che, quando siano perfetti, cioè ratificati, i trattati debbono essere lealmente eseguiti, passo a stabilire un altro fondamento della nostra politica estera, cioè il ripudio di
tutta la fumosa ideologia “ricostruzionista “.
Noi ammettiamo che ci sia una specie di unità, o meglio, di interdipendenza della vita economica europea. Ammettiamo che si debba riedificare questa economia, ma escludiamo che i metodi sin qui adottati giovino allo scopo.
Valgono più, ai fini della ricostruzione economica europea, i trattati di commercio a due, base delle più vaste relazioni economiche fra i popoli, che le macchinose e confuse conferenze plenarie, la cui lacrimevole istoria ognuno conosce. Per ciò che riguarda precisamente l'Italia noi intendiamo di seguire una politica di dignità e di utilità nazionale. (Vive approvazioni a destra)
Non possiamo permetterei il lusso di una politica di altruismo insensato o di dedizione completa ai disegni altrui. Do ut des (Vive approvazioni).
L'Italia di oggi conta, e deve adeguatamente, contare. Lo si incomincia a riconoscere anche oltre i confini. Non abbiamo il cattivo gusto di esagerare la nostra potenza, ma non vogliamo nemmeno per eccessiva ed inutile modestia diminuirla.
La mia formula è semplice: niente per niente. Chi vuole avere da noi prove concrete di amicizia, tali prove di concreta amicizia ci dia. (Approvazioni a destra).
L'Italia fascista, come non intende stracciare i trattati, così per molte ragioni di ordine politico, economico e morale non intende abbandonare gli alleati di guerra.
Roma sta in linea con Parigi e Londra ma l'Italia deve imporsi e deve porre a alleati quel coraggioso e severo esame di coscienza ch'essi non hanno affrontato dall'armistizio ad oggi. (Vive approvazioni).
Esiste ancora una Intesa nel senso sostanziale della parola ? Quale è la posizione di questa Intesa, di fronte alla Germania, di fronte alla Russia, di fronte ad una alleanza russo-tedesca ? Qual'è la posizione dell'Italia nell'Intesa, dell'Italia che non soltanto per debolezze dei suoi Governi ha perduto forti posizioni nell'Adriatico e ne Mediterraneo, mentre si ripongono in discussione taluni dei suoi diritti fondamentali; dell'Italia che non ha avuto colonie ne materie prime ed è schiacciata, letteralmente, dai debiti fatti per raggiungere 1a vittoria comune ?
Mi propongo, nei colloqui che avrò con i primi imi ministri di Francia e di Inghilterra dì affrontare con tutta chiarezza, nella sua complessità il problema dell'Intesa ed il problema conseguente della posizione dell'Italia in seno dell'Intesa. (Vivi applausi).
Da questo esame due ipotesi scaturiranno: l'Intesa, sanando le sue angustie interne, sue contraddizioni, diventerà veramente un blocco omogeneo, equilibrato, egualitario di forze - con eguali diritti ed eguali doveri - oppure sarà suonata la sua ora e l'Italia, prendendo la sua libertà di azione, provvederà lealmente con altra politica alla tutela dei suoi interessi. (Vive approvazioni).
Mi auguro che la prima eventualità si verifichi: anche in considerazione dei ribollire di tutto il mondo orientale e della crescente intimità russo-turco-tedesca.
Ma perché ciò sia, è necessario uscire una, buona volta dal terreno delle frasi convenzionali: è tempo insomma di uscire dal semplice terreno dello spediente diplomatico che e si rinnova e si ripete ad ogni conferenza, per entrare in quello dei fatti storici, sul terreno cioè in cui è possibile determinare in senso o nell'altro un corso degli avvenimenti.
Una politica estera come la nostra, una politica di utilità nazionale, una politica di rispetto ai trattati, una politica di equa chiarificazione della posizione dell'Italia nell’Intesa, non può essere gabellata come una politica avventurosa o imperialista nel senso volgare della parola.
Noi vogliamo seguire una politica di pace: non però una politica di suicidio.
A confondere i pessimisti, i quali attendevano risultati catastrofici dall'avvento del Fascismo al potere, basterà ricordare che i nostri rapporti sono assolutamente amichevoli con la Svizzera ed un trattato di commercio che sta in cantiere, gioverà quando sarà ultimato a fortificarli; corretti con la Jugoslavia e con la Grecia, buoni con la Spagna, la Cecoslovacchia, la Polonia, la Rumenia, con
tutti gli Stati baltici, dove l'Italia ha guadagnato in questi ultimi tempi grandissime simpatie e coi quali stiamo trattando per addivenire ad accordi commerciali; ed egualmente buoni con tutti gli altri Stati.
Per quello che riguarda l'Austria, l'Italia manterrà fede ai suoi impegni e non trascurerà di spiegare azione di ordine economico anche rei confronti dell'Ungheria e della Bulgaria.
Riteniamo che per quanto riguarda la Turchia si debba a Losanna riconoscere quelle che è ormai un fatto compiuto, con le necessarie garanzie per il traffico negli Stretti, per gli interessi europei e per quelli delle minoranze cristiane.
La situazione che si è determinata nei Balcani e nell'Islam va attentamente vigilata. Quando la Turchia abbia avuto quel che le spetta, non deve pretendere altro.
Ad un dato momento bisogna avere il coraggio di dire alla Turchia: “siti qui ma non oltre”.
A nessun costo.
Solo con un fermo linguaggio, tanto più fermo quanto più leale sarà stata la condotta degli alleati, si può evitare il pericolo di complicazioni balcaniche e quindi necessariamente europee.
Non dimentichiamo che ci sono 44 mila mussulmani in Rumenia, 600 mila in Bulgaria, 400 mila in Albania, un milione e mezzo nella Jugoslavia: un mondo che la vittoria della Mezzaluna ha. esaltato, almeno sotterraneamente.
Per quanto riguarda la Russia, l'Italia ritiene che sia giunta ormai l'ora di considerare nella loro attuale realtà i nostri rapporti con quello Stato, prescindendo dalle sue condizioni interne, nelle quali come Governo non vogliamo entrare, come non ammettiamo interventi estranei nelle cose nostre, e siamo quindi disposti ad esaminare la possibilità di una soluzione definitiva.
Circa la partecipazione della Russia a Losanna, l'Italia ha sostenuto la tesi più liberale e non dispera di farla trionfare, quantunque fino ad oggi la Russia sia stata invitata per discutere limitatamente alla questione degli Stretti.
I nostri rapporti con gli Stati Uniti, sono, ottimi e sarà mia cura di perfezionarli sopratutto nel campo di una desiderabile intima collaborazione d'ordine economico.
Col Canada sta per essere firmato un Trattato di commercio. Cordiali sono i nostri rapporti con le Repubbliche del Centro e Sud America e specialmente col Brasile e coll'Argentina, dove vivono milioni d'italiani, ai quali non devono essere negate, le possibilità di partecipare alla vita locale, il che valorizzandoli non li allontanerà, ma li legherà più vivamente alla Madre Patria.
Quanto al problema economico finanziario l'Italia sosterrà nel prossimo convegno di Bruxelles che debiti e riparazioni formano un binomio inscindibile. Per questa politica di dignità e di utilità nazionale occorrono alla Consulta organi centrali e periferici adeguati alle nuove necessità della coscienza nazionale e all'accresciuto prestigio dell'Italia nel mondo.
Le direttive di politica interna si riassumono in queste parole: economie, lavoro disciplina, Il problema finanziario è fondamentale: bisogna arrivare colla maggiore celerità possibile al pareggio del bilancio statale. Regime della lesina: utilizzazione intelligente delle spese: aiuto a tutte le forze produttive della Nazione: fine di tutte le residuali bardature di guerra (Vive approvazioni).
Sulla situazione finanziaria, che pure essendo grave, è suscettibile di rapido miglioramento, vi riferirà ampiamente il mio collega Tangorra in sede di richiesta dell'esercizio provvisorio.
Chi dice lavoro, dice borghésia produttiva e classi lavoratrici delle città e dei campi. Non privilegi alla prima, non privilegi alle ultime, ma tutela di tutti gli interessi che, si armonizzano con quelli della produzione e della Nazione. (Vivi applausi).
Il proletariato che lavora. e della cui sorte ci preoccupiamo, ma senza colpevoli, demagogiche indulgenze, non ha nulla da temere e nulla da perdere, ma certamente tutto da guadagnare da una politica finanziaria che salvi il bilancio dello Stato ed eviti quella bancarotta che si farebbe sentire in disastroso modo specialmente sulle classi più umili della popolazione.
La nostra politica emigratoria deve svincolarsi da un eccessivo paternalismo, ma il cittadino italiano che emigra sappia che sarà saldamente tutelato dai rappresentati della Nazione all'estero.
L'aumento del prestigio di una nazione nel mondo, è proporzionato alla disciplina di cui dà prova all'interno. Non vi è dubbio che la situazione all'interno è migliorata, ma, non ancora come vorrei.
Non intendo cullarmi nei facili ottimismi. Non amo Pangloss.
Le grandi città ed in genere tutte le città sono tranquille: gli episodi di violenza sono sporadici e periferici, ma dovranno finire.
I cittadini, a qualunque partito siano iscritti, potranno circolare: tutte le fedi religiose saranno rispettate, con particolare riguardo a quella dominante che è il cattolicesimo: le libertà statutarie non saranno vulnerate: la legge sarà fatta rispettare a qualunque costo.
Lo Stato è forte e di mostrerà la sua f orza contro tutti, anche contro l'eventuale illegalismo fascista, poiché sarebbe un illegalismo incosciente ed impuro che non avrebbe, più alcuna giustificazione. (Vivi applausi – Commenti).
Debbo però aggiungere che la quasi totalità dei fascisti ha aderito perfettamente al nuovo ordine di cose. Lo Stato non intende abdicare davanti a chicchessia.
Chiunque si erga contro lo Stato sarà punito. Questo esplicito richiamo va a tutti i cittadini ed io so che deve suonare particolarmente gradito alle orecchie dei fascisti, i quali hanno lottato e vinto per avere uno Stato che si imponga a tutti, dico a tutti, colla necessaria inesorabile energia.
Non bisogna dimenticare che al di fuori delle minoranze che fanno della politica militante, ci sono quaranta milioni di ottimi italiani i quali lavorano, si riproducono, perpetuano gli strati profondi della razza, chiedono ed hanno il diritto di non essere gettati nel disordine, cronico, preludio sicuro della generale rovina. (Vivissimi generali, prolungati applausi).
Poiché i sermoni - evidentemente - non bastano, lo Stato provvederà a selezionare e a perfezionare le forze armate che lo presidiano: lo Stato fascista costituirà forse una polizia unica, perfettamente attrezzata, di grande mobilità e di elevato spirito morale: mentre l'esercito e marina - gloriosissimi e cari ad ogni italiano - sottratti alle mutazioni della politica parlamentare, riorganizzati e potenziati, rappresenteranno la riserva suprema della Nazione all'interno ed all'estero. (Vivissimi applausi - Grida di: Viva l'Esercito ! - I ministri. e i deputati della destra, del centro e di sinistra sorgono in piedi e applaudono vivamente e lungamente).
Signori ! Da ulteriori comunicazioni apprenderete il programma fascista, nei suoi dettagli e per ogni singolo dicastero. Io non voglio fin che mi sarà possibile, governare contro la Camera: ma la Camera deve sentire la sua particolare posizione che la rende passibile di scioglimento fra due giorni o fra due anni. (Ilarità Applausi a destra e all’estrema sinistra - Commenti).
Chiediamo i pieni poteri perché vogliamo assumere le piene responsabilità. Senza i pieni poteri voi sapete benissimo che non si farebbe una lira - dico una lira - di economia. Con ciò non intendiamo escludere la possibilità di volenterose collaborazioni che accetteremo cordialmente, partano esse da deputati, da senatori o da singoli cittadini competenti. Abbiamo ognuno di noi il senso religioso del nostro difficile compito. Il paese ci conforta, ed attende.
Non gli daremo ulteriori parole, ma fatti. Prendiamo impegno formale e solenne di risanare il bilancio e lo risaneremo. Vogliamo fare una politica estera di pace ma nel contempo di dignità e di fermezza: e la faremo. Ci siamo proposti di dare una disciplina alla Nazione e la daremo. Nessuno degli avversari di ieri, di oggi, di domani si illuda sulla brevità del nostro passaggio al potere. (Ilarità - Commenti - Applausi a destra).
Illusione puerile e stolta come quelle di ieri. Il nostro Governo ha basi formidabili nella coscienza della Nazione ed è sostenuto dalle migliori, dalle più fresche generazioni italiane.
Non v'è dubbio che in questi ultimi giorni un passo gigantesco verso la unificazione degli spiriti è stato compiuto. La Patria italiana si è ritrovata ancora una volta, dal nord al sud, dal continente alle isole generose che non saranno più dimenticate (Approvazioni), dalla metropoli alle colonie operose del Mediterraneo e dell'Atlantico. Non gettate, signori, altre chiacchiere vane alla Nazione. Cinquantadue inscritti a parlare sulle mie comunicazioni, sono troppi. (Ilarità - Commenti).
Lavoriamo piuttosto con cuore puro e con mente alacre per assicurare la prosperità e la grandezza della Patria.
Così Iddio mi assista nel condurre a termine vittorioso la mia ardua fatica. (Vìvissimi applausi a destra e su altri banchi - Commenti prolungati - Molti deputati si recano a congratularsi con l'onorevole presidente del Consiglio).