Seconda Guerra di Indipendenza
Garibaldi in Lombardia
Primi scontri : Sesto Calende e Varese
Lo stesso giorno in cui le forze riunite franco-sarde sconfiggevano gli austriaci a Montebello, il Generale Garibaldi con i "Cacciatori delle Alpi", forte di 3200 uomini circa, lasciava Biella in direzione di Gattinara. Il compito che Vittorio Emanuele gli aveva affidato era quello di penetrare nella Lombardia settentrionale, fare insorgere le popolazioni, accrescere il numero dei volontari e precedere e fiancheggiare sulla sinistra l'esercito franco-sardo nell'avanzata. Nella parte che riguardava l'insurrezione egli doveva essere coadiuvato da Emilio Visconti-Venosta, che, con l’incarico di Regio commissario dei territori occupati, aveva il delicatissimo compito di fare aderire la parte più viva della popolazione, specie l'elemento rivoluzionario alla formula "Italia e Vittorio Emanuele", riordinando i municipi, con la nomina di uomini “sicuri”, sia come patrioti, quanto alla formula stessa già citata. Vittorio Emanuele insomma, non desiderava correre lo stesso rischio di suo Padre Carlo Alberto, che aveva visto parte dei territori liberati, guidati poi da persone ostili a Casa Savoia, tramanti progetti diversi, che in più occasioni ostacolarono il progetto più che facilitarlo.
Così, il giorno 21 maggio, mantenendo un assoluto segreto sulle proprie intenzioni, Garibaldi, fece costruire un ponte militare presso Romagnano, e passò la Sesia entrando a Borgomanero; il 22, per ingannare il nemico, si spinse le sue avanguardie fino ad Arona, ma la sera, fece marcia indietro, torno, si concentrò a Castelletto e nella notte passò il Tìcino con due compagnie del Reggimento Medici, occupando Sesto Calende nelle prime ore del 23. Sorprese e catturò in tal modo una quarantina di gendarmi e funzionari austriaci, poi ristabilito a suo favore, il controllo del ponte girevole esistente sul Ticino, fece passare l'intera Brigata.
Nel pomeriggio del 23 maggio, per la via di Corgegno, Varano e Bodio, marciò a tappe serrate su Varese, che raggiunse nella notte. Intanto il Feldmaresciallo Gyulai, preoccupato da queste, gli inviò contro la Divisione Urban. Non contento, il 25, aggiunse altri 500 fucilieri austriaci, 130 ulani e 2 cannoni provenienti da Gallarate. Questi attaccavano la compagnia De Cristoforis, rimasta di presidio al ponte di Sesto Calende, ma dopo un vivace combattimento, venivano respinti dagli italiani e si ritiravano su Somma.
All'alba del 26 maggio però, con 4.000 uomini circa, appoggiati da 8 cannoni, parte della Divisione Urban si presentò davanti a Varese. Garibaldi, aspettava il nemico preparato, avendo già predisposto una valida difesa: barricate a nord, al margine orientale della città, due linee, tenute a destra da Cosenz con un Battaglione, a sinistra da Medici con altri due.
Al centro Ardoino faceva da esca con un Battaglione mentre alle sue spalle in Varese, la riserva di settore rappresentata dal Battaglione di Bixio era pronto a dar man forte. La riserva generale, rappresentata da un altro battaglione, era ubicata a Biumo Superiore.
Dopo una scaramuccia tra avanguardie ed esploratori, La Divisione Urban ormai schierata, apri il fuoco contro le posizioni garibaldine, quindi spinse due colonne contro la sinistra della difesa ed una contro la destra. I "Cacciatori delle Alpi" ricevettero il nemico con un nutrito fuoco di fucileria, respingendo l'attacco. Cosenz, assalì quindi con impeto la colonna che lo fronteggiava, ributtandola sulle altre due che contemporaneamente furono così investite sul fianco destro da Cosenz e di fronte da Medici, che uscito al contrattacco porto lo scompiglio tra i nemici.
Il Generale Urban, credendo dì avere urtato contro forze superiori a quello che aveva previsto, alle 7 della mattina ruppe il contatto ritirandosi.
Medici appoggiato dal Battaglione di Ardoino che non aveva ancora sparato un colpo, si scagliò all'inseguimento del nemico, che ripiegava sul Malnate, e verso le 10 raggiunsero e attaccarono decisi la retroguardia che vista la situazione si trincerò sui colli di S. Salvator, ma dopo due ore di lotta fu costretta a sloggiare. Finiva così la giornata di Varese, in cui quasi poco più di 3.000 Cacciatori delle Alpi, sprovvisti d'artiglieria sconfiggevano più di 4000 austriaci appoggiati da 8 cannoni. Il nemico pagò lo scotto con la perdita di un centinaio di uomini e una trentina di prigionieri. I "Cacciatori delle Alpi" ebbero 62 feriti, 22 morti e un prigioniero; tra i morti, occorre ricordare il giovane Ernesto Cairoli, il primo dei quattro fratelli Cairoti caduti per l’unità della Patria.