Il Corpo di spedizione militare ed il suo ruolo operativo in Crimea


Guerra di Crimea 1855 - 56
Il Corpo di spedizione militare ed il suo ruolo operativo in Crimea

Mentre si risolvevano i problemi logistici, in Patria andava formandosi il Corpo di spedizione.
Operativamente “piccino”, dovendo rispondere alla necessità di mantenere una sua propria autonomia operativa, doveva risultare un complesso bilanciato delle varie specialità dell’Esercito.
Per fare ciò con “soli” 15.000 uomini, si adottò una soluzione analoga a quella di una moderna task force. Le varie unità denominate "provvisorie" vennero costituite assemblando compagnie, squadroni e batterie provenienti da diversi Reggimenti, che, continuavano ad appartenere a questi per l'aspetto amministrativo.
Per esempio, alla formazione dei battaglioni Bersaglieri provvisori, contribuì ciascuno dei dieci battaglioni organici con due compagnie, e ciò serviva anche a far si, che il totale dei soldati trasportati sul campo operativo fosse il più preparato al compito che lo attendeva (addestrato).
Va ricordato per inciso che durante la campagna morirà il fondatore dei bersaglieri,
Alessandro La Marmora, comandante della 2a divisione del Corpo di Spedizione, agli ordini del fratello Alfonso.

La composizione atipica del contingente - soprattutto per l’epoca – non sorti alcun effetto negativo sul rendimento dei reparti. Il criterio di formazione attuato con severità e rigore invece portò ad ottimi risultati. E' noto peraltro che la campagna venne funestata più dal colera che dalle perdite in
Combattimento, ma quando il Corpo di spedizione poté presentarsi al fuoco (il 16 agosto alla Cernaia) il suo apporto fu tutt’altro che secondario, e fu un peccato che gli venne negato di dimostrare appieno le sue capacità con l’interruzione prematura dell’azione ad ordine del comandante francese, Generale Pélissier. Questi infatti, rinunciò all’inseguimento del nemico in rotta, permettendo ai russi lo sganciamento con un ripiegamento generale.

A parte questo episodio e gli elogi oggettivi che ne seguirono, merita di essere ricordato il comportamento dei sardo-piemontesi in tutta la campagna. Ne abbiamo puntuale testimonianza dai cronisti dell’epoca appartenenti al Times : "Le truppe sarde hanno un bellissimo aspetto; le loro
uniformi sono graziose e adatte; la cavalleria è ben montata; gli uomini hanno cura dei cavalli …"
Il comandante del contingente inglese Lord Raglan ad esempio dichiarava : "La tenuta e la disciplina delle truppe sarde sono molto soddisfacenti. Io ammiro questa brava truppa che sotto gli ordini del generale La Marmora … avrà presto occasione di segnalarsi".

Dietro questi elogi, oltre al valore delle truppe, c’erano sicuramente le capacità del Comandante, nel destreggiarsi nei rapporti con gli alleati.
La relazioni gerarchiche entro cui si muoveva La Marmora ricordano, quanto a equilibrismo, le strutture di comando e controllo che caratterizzano le attuali operazioni multinazionali.
In teoria i comandanti francese, inglese e turco erano su un piano di parità. I francesi però, che disponevano del contingente più numeroso, circa 90.000 uomini, contro 20.000 inglesi, consideravano il concorso degli alleati un supporto. Le truppe sabaude in particolare, furono all’inizio considerate come un'appendice del corpo inglese, con La Marmora sostanzialmente agli ordini di Lord Raglan.
Anche le comunicazioni che arrivavano al comando sardo, seguivano questa via gerarchica.
Solo le capacità di La Marmora - unitamente al comportamento dei tutto il Corpo di Spedizione - modificò in poco tempo questo stato di cose, consentendo l’instaurarsi di un rapporto diretto con il comandante francese, Generale Pélissier, al pari degli altri alleati.

Prima della partenza La Marmora aveva chiesto al Governo, direttive sui rapporti da tenere con
gli alleati, sentendosi rispondere da Cavour in persona : "Ingegnati!".
Così scrive La Marmora nel suo libro "Un poco più di luce", aggiungendo che "… se qualche volta non avessi saputo resistere a certe esigenze incompatibili colla dignità del comando statomi affidato, le nostre truppe, invece di trovarsi in prima linea il giorno dell'attacco alla Cernaia, non avrebbero potuto prendere parte a quella battaglia combattuta ad alcune miglia da Balaclava, dove si pretendeva confinarci alla guardia dei depositi e dei magazzini".

Alberto Conterio