Il coraggio e la lealtà di un Re


Statuto Albertino - 1848
Il Coraggio e la lealtà di un Re

Lo Statuto Albertino, così detto perché concesso da Re Carlo Alberto nel 1848, fu la prima carta costituzionale veramente italiana. Voluta dallo stesso Re, fortemente convinto della sacralità della Monarchia e della forza della Tradizione ma anche della necessità d’adeguarsi intelligentemente ai tempi, fu sì studiata traendo anche ispirazione dalle precedenti esperienze europee, ma, per espressa condizione imposta dal Sovrano, fu caratterizzata da una sostanziale complessiva originalità di contenuti, tanto da imporsi all’attenzione di tutta l’Europa in termini di modernità e liberalità.
Non a caso, quando, morto il proprio Re senza eredi, nel 1870 la Spagna desiderò darsi un nuovo Re, le Cortes si rivolsero a quella che era unanimemente considerata la Casa Reale più moderna del continente: Casa Savoia.
La redazione del testo dello Statuto vide la partecipazione attiva dello stesso Re, che fissò, con particolare attenzione, i contenuti del preambolo, che definisce la filosofia dell’intera carta costituzionale, e dei primissimi articoli.
Convinto della necessità di preservare le prerogative fondamentali dell’Istituzione Monarchica, il Re concesse una carta costituzionale che seppe coniugare la Tradizione con le esigenze dei tempi
moderni e che avrebbe retto le sorti della Nazione per un secolo.
La Dinastia sabauda rimase fedele al patto con il suo popolo e mai rinnegò lo Statuto, neppure in frangenti nel corso dei quali altre monarchie, in Europa ed in Italia, fecero marcia indietro. E neppure quando il rispetto dello Statuto, date le manchevolezze della classe politica, mise a dura prova la stessa immagine del Sovrano.
Sin da Carlo Alberto, Casa Savoia si dimostrò perfettamente in grado di mantenere la parola data, senza avocare a sé poteri che la legge assegnava ad altre funzioni dello Stato.
Per questo motivo, ad esempio, il figlio di Re Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II, venne definito dalla Regina Vittoria d’Inghilterra “Re Galantuomo”.
Nel 1861 lo Statuto del Regno Sardo fu esteso a tutto il Regno d’Italia.
La festa dello Statuto si celebrava la prima domenica di Giugno.
Era l’occasione per ricordare non solo la magnanimità di un Re che, mentre in altri Stati europei le cose andavano ben diversamente, aveva deciso di fidarsi del suo popolo, ma anche per tornare con il pensiero ad epoche più remote, suggerite dallo stesso nome della carta costituzionale, scelto dal “Re Magnanimo” proprio in ricordo di quegli “Statuti” che il suo avo Amedeo VIII, primo Duca di Savoia, aveva voluto per dare alle sue genti maggior sicurezza ed ordine di vita. Ed anche allora si trattò di un notevole risultato in  termini legislativi, perché quegli Statuti furono il frutto di uno sforzo d’accorpamento e sistematizzazione normativa per molti versi all’avanguardia per i tempi.
Grazie allo Statuto, che seguì la concessione dei diritti civili ai Valdesi ed agli Ebrei e che venne proclamato il 4 marzo 1848, nella festa liturgica del Beato Conte di Savoia Umberto III, Re Carlo Alberto evitò eventi sanguinosi come quelli che afflissero le popolazioni d’altri paesi e rafforzò le basi d’un consenso interno ed esterno così forte da divenire allo stesso tempo condizione necessaria e fattore decisivo per l’unificazione italiana.
Di fatto, con la concessione dello Statuto comincia veramente il Risorgimento d’Italia.
Anche solo per questo motivo, oggi, prima Domenica di giugno del 2008, tutta la nazione italiana dovrebbe ricordare con gioia e riconoscenza il coraggio e la lungimiranza di Re Carlo Alberto.

Alberto Casirati - CMI