L'8 settembre secondo il Generale Von Senger !

Von Senger, Generale tedesco che amava e capiva l’Italia

da : “La lettera del giorno” - Corriere della Sera
15 ottobre 2010

Ho letto il Libro di Frido von Senger und Etterlin «Guerra in Europa». A parte lo stile letterario eccezionale e l’acume di alcune considerazioni strategiche dell’autore, sono rimasto colpito dal paragone che il Generale Von Senger fa tra nazismo e fascismo. Soprattutto quando parla della natura diarchica del fascismo.

Marco Ronchetti

 
Risponde Sergio Romano

Caro Ronchetti, Per i lettori che non conoscono il libro, pubblicato qualche anno fa da Longanesi, ricordo che von Senger fu per molti versi l’opposto di quella caricatura del generale tedesco che divenne popolare in Europa e in America dopo la guerra franco-prussiana del 1870. Era nato nel Baden Württemberg da una famiglia della nobiltà cattolica, aveva studiato a Oxford per due anni prima della Grande guerra e parlava correntemente l’inglese, l’italiano, il francese. Scelse la carriera militare, partecipò alle maggiori campagne della Prima e della Seconda guerra mondiale in Francia, a Stalingrado, in Sicilia, a Montecassino. Ma cercò sempre di comprendere i caratteri del Paese in cui stava combattendo e di apprezzarne le virtù. Si deve a von Senger, in particolare, se il tesoro artistico e culturale dell’abbazia di Montecassino fu trasportato a Roma e affidato al Vaticano, anziché dirottato verso la Germania. Con l’Italia ebbe sempre un rapporto privilegiato. Sin dai suoi primi contatti con il regime di Mussolini aveva capito che tra la Germania nazista e l’Italia fascista vi era una fondamentale differenza. In Germania Hitler era solo, pressoché onnipotente, al vertice dello Stato. In Italia Mussolini aveva conquistato il potere grazie a un compromesso con la monarchia e doveva manovrare strumenti - la diplomazia, le forze armate, la grande impresa, gli alti gradi della burocrazia e della magistratura - che avevano conservato forti sentimenti di lealtà per la Casa reale. Quando, dopo Stalingrado, la guerra gli parve irreparabilmente perduta, von Senger capì che l’Italia aveva vie d’uscita che ai tedeschi erano precluse. Nel suo libro di memorie, commentando gli avvenimenti del 25 luglio e dell’8 settembre, scrisse: “Dal punto di vista storico, prescindendo da qualsiasi risentimento dell’alleato, nella Seconda guerra mondiale Vittorio Emanuele III, per il fatto di aver posto tempestivamente fine alla guerra, ha reso al suo popolo un servizio altrettanto grande della resistenza a oltranza da lui propugnata dopo Caporetto”. Non è tutto. Von Senger finì per giustificare il “tradimento” dell’Italia sostenendo che con un regime come quello nazista qualsiasi soluzione concordata sarebbe stata impossibile. Dopo la lettura delle memorie di von Senger, comprendiamo meglio perché Hitler sia stato sorpreso e infastidito dalla continua presenza di Vittorio Emanuele nelle cerimonie organizzate per la sua visita in Italia nel maggio 1938. Capì allora che il suo “maestro” Mussolini aveva accettato un compromesso con la monarchia e che l’Asse, prima o poi, si sarebbe incrinato.
 
Osservazioni

È curioso come la obiettività di un soldato – anche se nemico – possa fornirci la verità storica di un momento tanto controverso. Su Casa Savoia e l’8 settembre in Italia, conosciamo solo le falsità repubblichine prima e repubblicane poi ! 

Alberto Conterio