La rivoluzione di Vienna segna l'inizio della riscossa nel Lombardo-Veneto

Verso la Guerra
La rivoluzione di Vienna segna l'inizio della riscossa nel Lombardo-Veneto

Il 18 gennaio, giorno in cui il Radetzky pubblicava con superbia il suo proclama alle truppe, a Venezia venivano arrestati Niccolò Tommaseo e Daniele Manin; il 21, a Milano, erano arrestati e mandati a Lubiana il Marchese Gaspare Rosales, Cesare Stampa Soncino ed Achille Battaglia, mentre il Dottor Belcredi, faceva in tempo a mettersi in salvo oltre il Ticino.
Il podestà Casati, si espose ancora e non mancò di protestare per quelle persecuzioni, ma il Governo rimase insensibile e non mutò sistema: il 7 febbraio furono arrestati e tradotti a Linz anche Manfredi Camperio e Ignazio Prinetti, mentre il giorno 9 Pavia e a Padova ci furono scontri sanguinosi tra gli studenti e le soldatesche austriache con morti e feriti da ambo le parti.
Il 22 febbraio, fu pubblicata la legge stataria, che comminava la pena di morte ai perturbatori dell'ordine. Eravamo ormai, alla vigilia di una rivoluzione o di una guerra, e l’Austria cosciente di ciò, accelerava i preparativi. 


Portò a cinquantasette battaglioni l'esercito nel Lombardo-Veneto; cominciò con il 1° febbraio a dare alle sue truppe il soprassoldo di guerra e il 29 cominciò a fortificare il Castello di Milano. Intanto anche nel resto d’Europa si vivevano giorni agitati, infatti, a Parigi, lo stesso 22 febbraio, iniziò la rivoluzione che doveva abbattere il trono di Luigi Filippo. All'annuncio del rivolgimento di Francia una grande agitazione si manifestò in tutta la Germania, poi si propagò in Boemia, in Ungheria e naturalmente anche in Austria.
Metternich in 35 anni di potere, dopo aver dettato legge in mezza Europa e condizionato la politica della parte restante, non si era accorto di aver “coltivato” frotte di rivoluzionari dentro casa, e perfino dentro la corte.

Fu così che il 13 marzo, gli studenti dell'Università di Vienna insorsero, trascinando con la loro sollevazione tutta la città e costringendo l'Imperatore a "esonerare" il Principe Metternich, ad abolire la censura, a concedere la Guardia civica ed a promettere una Costituzione.

La rivoluzione di Vienna segnò l'inizio della riscossa nel Lombardo-Veneto. La prima, vaga notizia degli avvenimenti viennesi si sparse a Venezia il 16 marzo; la mattina del 17 il traghetto a vapore sulla linea Trieste Venezia portò notizie sicure e più precise. Subito un'immensa e incredula folla si raccolse in Piazza San Marco, acclamando Pio IX e chiedendo la scarcerazione di Tommaseo e Manin.
Il Governatore, Conte Luigi Pallfy, dopo breve esitare, temendo di provocare l'ira della folla radunata con un rifiuto, ordinò la liberazione dei due patrioti, con l’intento di salvare la pelle.
Tommaseo e Manin così, furono tratti dal carcere e portati in trionfo dalla folla esultante in piazza San Marco.
Daniele Manin - che nella confusione e nel gran vociare era arrivato in piazza, senza nemmeno aver capito perché l'avevano liberato – fu issato a braccia su un improvvisato palco e sollecitato a parlare. Sorpreso e commosso, così arringò la folla :

"Cittadini ! Ignoro per effetto di quali venti io sia stato tratto dal silenzio del mio carcere e portato in piazza San Marco. Ma vedo nei vostri volti, nella vivacità dei vostri atteggiamenti, che i sensi d'amor patrio e di spirito nazionale hanno fatto qui, durante la mia prigionia, grandi progressi, ne godo altamente e in nome della patria ve ne ringrazio. Ma deh ! non vogliate dimenticare che non vi può essere libertà vera e durevole, dove non c' è ordine, e che dell'ordine voi dovete farvi gelosi custodi, se volete mostrarvi degni di libertà. Ci sono momenti e casi solenni nei quali l'insurrezione non è solo un diritto, ma è anche un dovere".

Poiché la dimostrazione non accennava per nulla a cessare, il Governatore mandò in piazza San Marco uno schieramento di truppe, fra cui un corpo di granatieri italiani. Fu un errore !
I granatieri italiani furono accolti con applausi dalla folla, mentre gli austriaci con fischi e qualche sasso. Ne nacque un tafferuglio, ed i soldati finirono per fare fuoco sui dimostranti uccidendo sei persone e ferendone otto.
La piazza si vuotò all’istante, ma i dimostranti corsero a cercare armi e divisisi nell'intricato dedalo di calli e campi della città, cominciarono ad assalire e uccidere quanti soldati austriaci incontravano  sul loro cammino.

Il processo risorgimentale che porterà alla proclamazione del Regno d’Italia in soli 13 anni era cominciato !

Alberto Conterio