Venezia e le operazioni in mare del 1849


Venezia e le operazioni in mare del 1849

Sempre sotto blocco navale austriaco, Venezia, a similitudine di Trieste durante il breve blocco navale del 1848 ad opera delle flotte “italiane” riunite, non soffrì oltremodo. Il blocco non poteva essere ferreo per oggettive difficoltà pratiche, e non si poté, troncare del tutto il piccolo traffico costiero con i rifornimenti di viveri e generi di primissima necessità, provenienti dallo Stato Pontificio.

Durante i primi sei mesi dell’anno ’49 infatti, la flotta veneta d’altura si era arricchita della presenza in squadra di ulteriori imbarcazioni costruite direttamente nell’arsenale cittadino.


L’8 agosto del ‘49 poi, la flotta veneta, in forze tali da poter benissimo contrastare quella austriaca, uscì in mare con lo specifico ordine di combattere, ma quando la squadra austriaca si ritirò in alto mare, i veneti rientrarono in porto il giorno 9, senza combattere. Correvano già voci di corte marziale ed accuse di tradimento, quando, due giorni dopo la flotta veneta riprese il mare, rientrando nuovamente in porto senza combattere e non movendosi più fino alla resa.

Il comportamento anomalo di questa considerevole forza, era del resto già stato evidenziato dal mazziniano Francesco Dell' Ongaro che pubblicò sul giornale veneziano “Fatti e Parole” lo strano comportamento del Comandante del Pio IX ad esempio, che, incrociato un mercantile austriaco, lo cannoneggiò a distanza senza fare danni e senza tentare di catturarlo, stante la totale assenza di altre navi austriache. Questa denuncia, valse l’allontanamento dalla città del Comandante Dell’Ongaro, ma non cambio il criterio di impiego della flotta, che avrebbe potuto essere ben più incisivo.

Non si riuscì mai a fare nulla di significativo, seppur gli equipaggi risultassero ottimi ed agguerriti. Le flottiglie lagunari al contrario, parteciparono attivamente a tutte le sortite dei Veneziani sul litorale, consentendo la cattura di prigionieri e vettovagliamenti.

Del resto, l’errore più grosso s’era fatto all’origine, …il 17 marzo 1848, quando a seguito delle notizie dei moti di Vienna, i veneziani iniziarono a protestare al fine di ottenere la liberazione di Daniele Manin e Tommaseo. La rivolta, oltre che veneziana si può definire, senza ombra di dubbio, anche italiana in quanto contribuirono ad essa, oltre ai cittadini delle città venete dall'Adige al Tarsia, anche dalmati, napoletani, romani oltre a svizzeri, polacchi, ungheresi e perfino tedeschi. Insomma la difesa della città rappresentò, per tutte le nazionalità oppresse dall’impero, la difesa della bandiera della libertà, ma i veneziani, forse presi dalla gioia della riconquistata libertà, non rifletterono a sufficienza formando un governo esclusivamente composto da veneziani e proclamando la rinascita della Repubblica di San Marco, cosa che causò incomprensione e dubbi in Piemonte ad esempio. Ma Venezia andò oltre, e nella sua momentanea baldanza, rifiutò di formare un governo unitario del Lombardo Veneto, né formò un governo con tutte le altre città venete che si erano ribellate al giogo austriaco.

Altro errore che possiamo definire gravissimo, ma non il solo, fu di consentire alle truppe austriache di lasciare la città con le proprie armi, a bordo dei vapori del Lloyd di Trieste, oltre a consentire l’allontanamento dei governatori austriaci militari e civili della città. Dette truppe disarmate e trattenute insieme ai propri Comandanti, avrebbero rappresentato ottimi ostaggi da poter scambiare con i militari veneti che l’impero utilizzava per la repressione dei moti rivoluzionari in Ungheria ed in Germania. Inoltre non si pensò assolutamente all’immediato richiamo delle navi della flotta austriaca che avevano equipaggi e comandanti per lo più veneziani o dalmati di origine veneziana cosicché l’Austria, una volta sostituiti gli equipaggi, si trovò nella condizione di poter ricostruire una buona marina da guerra.

Prima il Solera fu a capo del Ministero della guerra, mentre era a capo di quello della marina il Paolucci, ma non esisteva a Venezia un ammiraglio capace di concepire un piano globale di guerra da utilizzare contro la marina austriaca. Le notevoli risorse a disposizione per la difesa della città furono utilizzate solamente nella difesa della laguna, dando poi la possibilità all’impero di giungere a poche miglia dalla città con le sue navi, lasciandogli l’iniziativa.

 Blibliografia

Lamberto Radogna, Storia della Marina militare delle Due Sicilie 1734-1860, Milano, Mursia, 1978.
Lamberto Radogna Cronistoria unità da guerra delle Marine preunitarie, Roma, Uff. Storico M.M. 1981.
Carlo Randaccio Storia delle Marine militari italiane dal 1750 al 1860 e della Marina militare italiana dal 1860 al 1870, 2 voll. Roma, Forzani, 1880.
Sante Romiti; Le marine militari italiane nel Risorgimento, 1748-1861. Roma, Ufficio Storico Marina Militare, 1950.