La Battaglia di Palestro (30 - 31 maggio 1859)


La Battaglia di Palestro (30 - 31 maggio 1859)

Dopo la presa di contatto tra le forze franco sarde ormai riunite e quelle austriache presso Montebello, l'esercito francese, partendo dalle sue posizioni di Alessandria, Valenza, Voghera e Tortona, iniziò un grande movimento in direzione nord – nord est, per portarsi in posizione di partenza per l’offensiva prevista da Vercelli, volendo puntare su Novara e Milano aggirando la destra austriaca.

Il movimento delle forze francesi fu mascherato e protetto dai Sardi schierati sulla Sesia; i quali, per meglio nascondere lo spostamento degli alleati e trarre in inganno il nemico, passarono su due punti il fiume all’alba del giorno 30 maggio, e con quattro divisioni guidate dai Generali Cialdini, Durando, Fanti e Castelborgo, avanzando verso Palestro, Confienza, Casalino, Vinzaglio, allo scopo di tener occupata l'estrema ala destra austriaca, formata dalla Divisione Lilia (brigate Weigl e Dondorf).
All’attraversamento del fiume da parte dei piemontesi, si registrarono forti contrasti fra il Re Vittorio Emanuele II e il Generale Alfonso La Marmora. Lo scontro verbale tra i due, venne addirittura definito “Battaglia di Vinzaglio”, i quanto il Re dal suo quartier generale aveva disposto che le truppe varcassero la Sesia in due punti per affrontare gli austriaci. La Marmora dal suo personale quartier generale (ricordiamo che ricopriva la carica di Ministro della Guerra del governo presieduto da Cavour) aveva tentato di fermare l’attraversamento, asserendo che era un errore, ed ebbe anche l’ardire di andarlo a dire direttamente ed arrogantemente al Re, affermando che il suo era "un ordine sbagliato". Il Re infuriato gli voltò le spalle e confermò l'ordine, completando l’attraversamento del fiume con tutte le truppe!
Aveva ragione il Re, e grazie a questa preventiva presa di posizione, la battaglia che si svolse intorno a Palestro fu vinta di slancio.


La mattina del 30 maggio quindi, il Generale Cialdini si presentò davanti a Palestro e schierando a destra il 7° battaglione Bersaglieri, a sinistra il 6° e al centro, sulla strada, una sezione d'artiglieria e due squadroni di Cavalleggeri Alessandria, rinforzati più tardi da un'altra sezione d'artiglieria e da due battaglioni e mezzo del 9° Reggimento Fanteria. Il resto della Brigata "Regina" fu lasciato dietro il ponte della Roggia Gamora e più indietro, in riserva, tutta la Brigata "Savona".
Il combattimento, iniziò immediato su tutta la linea, ma fu particolarmente vivace alla destra, dove i sardo-piemontesi riuscirono ad espugnare la Fornace, quindi, anche se contrastati accanitamente dai granatieri austriaci del Reggimento "Arciduca Leopoldo", penetrarono nella parte occidentale del villaggio e, combattendo per le vie, giunsero fino alla Chiesa. L'avanzata fu arrestata solo dal sopraggiungere di altre forze nemiche, ma fu ben presto ripresa quando Cialdini lanciò alla carica la cavalleria, il resto del 9° e l’intero 10° Reggimento Fanteria, che caricarono alla baionetta, costringendo il nemico a sgombrare il paese.
Giunta in linea di fuoco anche la riserva (la Brigata "Savona") nel momento in cui gli austriaci uscivano da Palestro, venne anch’essa lanciata all’assalto, scompaginando totalmente i nemici, che si misero disordinatamente in fuga per i campi verso Robbio.
Contemporaneamente ai combattimenti in corso a Palestro, il Generale Durando, assaliva Vinzaglio. I primi a prender contatto con il nemico furono i Bersaglieri del 10° battaglione ed i Fanti del 7° Reggimento Fanteria di linea, che per qualche tempo rimasero inchiodati davanti al villaggio a causa del fittissimo fuoco dei difensori che sparavano dalle case e da dietro le mura dei giardini. Guadagnati però rinforzi dalla Brigata “Cuneo”, gli assalitori riuscirono a penetrare nel villaggio, ma la resistenza si fece ancora più accanita, superata di slancio solo da sopraggiungere della Brigata "Pinerolo", del 2° battaglione Bersaglieri e di uno squadrone del Piemonte Reale. Gli austriaci, furono quindi costretti a ripiegare.
Nel frattempo, anche la 2a Divisione comandata dal Generale Fanti, in avanzata da Borgo Vercelli e diretta a Confienza, giungeva a Casalino. Di qui il Generale inviò una Brigata a Vinzaglio (la Brg. Cuneo appunto) e l'altra a Confienza; la prima giunse in tempo come abbiamo visto, per accelerare la ritirata degli austriaci, la seconda non riuscì come si sperava invece, a tagliar la strada al nemico, che tuttavia contribuì a metterlo in fuga costringendolo a ritirarsi anch’esso velocemente verso Robbio. Solo il Generale Castelborgo con la sua 1a Divisione di Castelborgo non partecipò ai combattimenti essendo giunto a Casalino verso sera, a giornata conclusa.

Ma la battaglia non era finita, e gli austriaci non avevano impegnato che una minima parte delle forze disponibili in quel settore del fronte. La notte sul 30 maggio fu quindi impiegata dai sardi nel fortificare le posizioni di Palestro e Confienza, temendo a ragione, il contrattacco nemico.
I timori non erano infondati, infatti, il Maresciallo Zobel, nell'intento di riconquistare le posizioni perdute, concentrava a Robbio la Divisione "Lilia" (Brigate "Weigl e Dondorf") del suo Corpo d’Armata e la Divisione "Jetlachich" (Brigate "Szabo e Kudelka") del 2° Corpo del Liechtenstein, che il Feldmaresciallo Gyulai aveva messo a sua disposizione.
La mattina del 31 maggio però, il Maresciallo Zobel, aveva di fronte le quattro divisioni sarde e due divisioni francesi (la "Renault" e la "Crochi") del Corpo d’Armata di Canrobert, che avevano passato la Sesia quella mattina stessa.

A Palestro, il Generale Cialdini, piazzò a difesa otto pezzi d'artiglieria e il 10° Reggimento Fanteria il fronte che dava alla strada per Robbio, collocando sul lato che guardava le due strade di Rosasco il 9° Reggimento Fanteria, con avamposti spinti fino ai canali Scotti, Gamara e al ponte della Brida.
Quest'ala, che costituiva la destra del suo schieramento, restava unita per mezzo di alcuni piccoli presidi (di cui il più forte era alla cascina S. Pietro) al 3° Reggimento Zuavi francese, che era stato aggregato alla Divisione di Cialdini, che si trovava nel suo grosso alle spalle di Palestro, tra la Sesietta e la Sesia. L'ala sinistra, dirimpetto alla strada di Confienza era invece difesa dal 16° Reggimento Fanteria, un battaglione del 15° Reggimento e il 6° battaglione Bersaglieri. All’interno dell’abitato, si tenevano in riserva i restanti due battaglioni del 15° Reggimento Fanteria e il 7° battaglione Bersaglieri.

Le prime forze nemiche a muovere contro Palestro nella mattina del 31 maggio, fu la Brigata "Dondorf", che in un primo tempo trattenuta dai fuochi concentrici del 9° e 10° Reggimento Fanteria venne contrattaccata dalla Brigata "Regina" e ricacciata indietro con forti perdite. In un'ora circa di combattimento infatti, gli austriaci perdettero in questo settore quasi settecento uomini.
Più fortunata fu invece la Brigata "Szabo", che puntando nel settore poco difeso nel tratto di congiunzione tra le forze di Cialdini e gli Zuavi francesi, ebbe ragione dei piccoli capisaldi incontrati, costringendo pure alcune compagnie del 16° Reggimento Fanteria e del 7° battaglione Bersaglieri a sloggiare. A questo punto, per sostenere l’azione della Brigata "Dondorf" in difficoltà, gli austriaci, tentarono una manovra a tenaglia. Si impadronirono infatti della cascina S. Pietro, facendosi tanto minacciosi da costringere Cialdini a chiamare verso Palestro il 3° Reggimento Zuavi.


Questo, avanzò di corsa seminando il terreno di caduti sotto i tiri a mitraglia dell’artiglieria austriaca, nel tentativo di ristabilire il contatto con le forze sarde e richiudere la falla. L’azione comunque riuscì bene, tanto che gli Zuavi catturarono pure una batteria nemica.
Assai intrepido e per nulla soddisfatto del risultato, il 3° Zuavi, con il Colonnello Chabron in testa, si lanciò poi in direzione del ponte della Brida. Ma ad un tratto i francesi, si videro sbarrare la strada da alcuni battaglioni austriaci, che contrattaccarono immediatamente al grido di “Viva l’Imperatore!”
Ne venne fuori un accanito combattimento, alla baionetta  mentre in quel momento giungeva al galoppo Vittorio Emanuele, seguito dal Generale La Marmora con tutto lo Stato Maggiore al seguito che seguiva le operazioni.
Il gruppo si gettò nella mischia nel tentativo soprattutto di fare scudo al Re per evitare che si esponesse troppo, ma questi, per nulla disposto a rinunciare, si fece largo gridando: "Avanti, miei bravi, qui c'è gloria per tutti".

L’impeto del Re di Sardegna, galvanizzò gli Zuavi, che nonostante l’accanita resistenza, riuscirono a sgominare il nemico, che si ritirò al ponte della Brida, trincerandosi fortemente in una vicina fattoria e dietro gli argini del fiume, dove erano le loro riserve, e mettendo in azione a difesa del ponte due cannoni.
Anche questa posizione però, venne travolta dagli Zuavi dopo un'altra mischia furibonda, dove ancora una volta Vittorio Emanuele non si tirò indietro, esponendosi oltre ogni immaginazione alla testa dei francesi.

Intanto da Palestro il Generale Cialdini respinto il nemico, passava al contrattacco generalizzato.
Lo stesso faceva da Confienza la Divisione del Generale Fanti, che respingeva con gravi perdite la Brigata "Weigl". Alle 15.00 pomeridiane, tutte le forze austriache erano di fatto in ritirata, rendendo superflue le disposizioni date da Canrobert per far intervenire le Divisioni francesi.
Queste però, se impiegate prima,  avrebbero potuto tagliare agli austriaci la ritirata.

La giornata si concluse in piena euforia, Vittorio Emanuele, per la sua attiva partecipazione era stato proclamato dagli Zuavi francesi loro "caporale", ancora eccitato dalla positiva battaglia esprimeva la sua soddisfazione per la vittoria lanciando alle truppe il seguente proclama:

"Soldati ! Oggi un nuovo e splendido fatto d'armi è stato segnalato da una novella vittoria; il nemico ci attaccava vigorosamente nelle posizioni di Palestro. Portando poderose forze contro la nostra destra cercando di impedire la congiunzione delle nostre con le truppe del maresciallo Canrobert. L'istante era supremo; e di gran lunga inferiori in numero all'avversario erano le nostre schiere. Ma c'erano a fronte degli assalitori le valorose truppe della 4a divisione, guidate dal generale Cialdini, l'impareggiabile 3° reggimento degli Zuavi, il quale operando in questo giorno con l'esercito sardo, possentemente contribuiva alla vittoria.
Micidiale fu la mischia, ma alla fine le truppe alleate respinsero il nemico dopo avergli procurato gravissime perdite, fra le quali un generale e parecchi ufficiali. A mille circa sommano i prigionieri austriaci. Otto cannoni furono presi alla baionetta, cinque dagli Zuavi, tre dai nostri. Nello stesso tempo in cui avveniva il combattimento di Palestro, il generale Fanti con pari successo respingeva con le truppe della 2a divisione un altro attacco diretto dagli austriaci sopra Confienza. S. M. l'Imperatore Napoleone III, nel visitare il campo di battaglia esprimeva le sue più sentite congratulazioni, ed apprezzava l'immenso vantaggio di questa giornata. Soldati ! Perseverate in questi vostri sublimi propositi ed io vi assicuro che il Cielo coronerà la vostra opera così coraggiosamente iniziata".

Alberto Conterio