Il movimento degli eserciti verso la battaglia finale


Il movimento degli eserciti verso la battaglia finale
Combattimento di Melegnano e di Treponti

Mentre i milanesi festeggiavano il giorno 8 i due Sovrani alleati, la retroguardia austriaca formata dalla Brigata "Roden" ) veniva raggiunta e agganciata dal Maresciallo francese Baraguav D’Hilliers con la Divisione del Generale Bazaine presso Melegnano. Nello scontro, dopo due ore di sanguinosissimo combattimento, gli austriaci, supportati dalla Brigata del Generale Boer (che nello scontro stesso perse la vita), riuscivano infine a sganciarsi definitivamente perdendo altri 1200 uomini. Non da meno le perdite francesi, 1000 uomini circa, tanto che si preferì interrompere l’inseguimento per qualche giorno di riposo.
Ciò permise al grosso delle forze austriache di passare in relativa tranquillità il Mincio, come stabilito dallo stesso Imperatore Francesco Giuseppe, che, esonerato Gyulai, era sceso personalmente in Italia per assumere il comando dell'esercito imperiale.


Gli alleati ripresero l'avanzata il 12 giugno. Il giorno seguente i francesi erano già sulla sinistra dell'Adda e il 14 arrivarono in prossimità di Bergamo. Anche i Piemontesi erano in movimento, occupando stabilmente Brescia in data 14 giugno, dopo che il giorno precedente era stata liberata dai "Cacciatori delle Alpi" del Generale Garibaldi. Questi, lasciata l’incombenza, alla Divisione del Generale Cialdini, la sera del 14 si trasferirono a S. Eufemia della Fonte e il 15, su ordine del Re, a Treponti, dove ebbe luogo un combattimento sanguinoso fra le truppe della Divisione Urban austriaca ed alcuni reparti dei Cacciatori di Garibaldi. In quest'azione si distinsero Cosenz, Turr, Bronzetti e Gradenigo. Questi ultimi, caddero uccisi in battaglia.
Una curiosità. L’ordine del Re di recarsi a Treponti, era stato in breve revocato, ma il contrordine, non raggiunse a tempo Garibaldi, che ignaro si impegnò quindi in uno scontro non voluto.

Nel frattempo, gli alleati passano l'Oglio il 16 giugno, e il 21 sono già attestati tra il Chiese e il Mincio, dove si presero una pausa per riordinare lo schieramento.
Il 23 giugno l'esercito francese, aveva completato la nuova disposizione sul campo, presentando il seguente schieramento :
l'Imperatore con la Guardia a Montichiari; il 1° Corpo ad Esenta; il 2° a Castiglione; il 3° a Mezzane, il 4° a Carpenedolo. Il giorno dopo l'esercito alleato doveva eseguire gli spostamenti seguenti, ordinati dall'Imperatore: i sardi dovevano recarsi a Pozzolengo; mentre il 1° Corpo d’Armata francese si sarebbe recato a Solforino. L’avanzata generale prevedeva poi che il 2° Corpo raggiungesse Cavriana, il 3° Medole, il 4° Guidizzolo, mentre la Guardia si spostava a Castiglione.

Negli stessi giorni, l'esercito austriaco era invece così dislocato: l'8° Corpo a Pozzolengo (dove appunto doveva giungere l’Esercito sardo) con gli avamposti tra Rivoltella e Castel Venzago; il 5° a Solferino; il 1° a Cavriana; il 7° a Foresto, mentre la Divisione di cavalleria di riserva era tenuta a Tezze. Queste forze, costituivano la seconda Armata al comando del Generale Schlick, mentre la prima Armata al comando del Maresciallo Winpffen, dislocava il 3° Corpo a Guidizzolo, il 9° a Ceresole con la Brigata di cavalleria "Laningen" e due Battaglioni di fanteria a Medole, l'11° Corpo a Castel Grimaldo e la Brigata di cavalleria "Vopatemi" a Gazzoldo.
A Valeggio era ubicato il quartier generale dell’Imperatore Francesco Giuseppe, mentre i comandi di Wimpffen e Schlick erano posizionati rispettivamente a Cereta e Volta.

L’andamento della campagna, fortemente positivo per gli alleati (fino a quel momento ogni scontro era stato vittorioso) lasciava ben sperare sugli scontri futuri e sull’esito finale della campagna stessa, ma il giorno 23 giugno, proprio alla vigilia dell'offensiva, l'imperatrice Eugenia, che seguiva con apprensione l’avventura italiana del marito telegrafava piena di ansia un dispaccio in cui metteva in guardai l’Imperatore Napoleone III, che se fosse andato oltre il Mincio, c’era la reale possibilità, che altre Potenze si sarebbero schierate contro di lui. La Prussia infatti, stava già mobilitando, e sul fiume Reno la Francia non era in grado di difendersi a causa della guerra in Italia. Eugenia, temeva (realisticamente) un'invasione della Francia, facendo presente quindi che sarebbe stato auspicabile giungere velocemente ad una pace con l’Austria per riportare in Patria l’esercito!

Napoleone, molto lealmente, mostrò questo dispaccio a Vittorio Emanuele. Entrambi rimasero muti, assorti nei propri pensieri senza scambiarsi parola.
Furono ancora gli austriaci a rompere l’indugio l’indomani, quando alle 6 del mattino improvvisamente fecero tuonare i cannoni, decidendo di tentare ancora una volta la fortuna delle armi.

Che il clima tra gli alleati alla vigilia di questo scontro, non fosse dei migliori era comprensibile, infatti,  racconta il Generale Alfonso La Marmora (Il Generale Alfonso La Marmora - Ricordi Biografici, per Giuseppe Massari. Firenze G. Barbera 1880) che : “ La mattina del 24 giugno 1859 alle 6 del mattino circa, era intento con il Re e con il Generale Della Roccca, capo dello stato maggiore generale, a scrivere un telegramma cifrato al Conte di Cavour Presidente del Consiglio, per informarlo, delle ormai predisposizioni pacifiche alle quali l'Imperatore dei francesi si mostrava disposto; ma poi udito ad un tratto (erano le ore 6 in punto) il rumoreggiar del cannone, gettarono la penna per montare senza indugio a cavallo” Queste sono le parole testuali che La Marmora scrive a questo proposito: "Non après, mais avant Solferino l'Empereur nous communiquait les dépèches de Paris sur les armements de la Prusse et l'impossibilité à la France d'envoyer une armée sur le Rhin. Nous étions en train (le Roi, moi et Della Rocca) d'ecrire une dépêche à Cavour pour l'informer de ce que l'Empereur nous avait communiqué, lorsque les premiers coups de canon (6 heures) nous appellèrent sur le champ de bataille..."

La battaglia di Solferino e di San Martino quindi, fu dunque combattuta per volere esclusivo degli austriaci, in quanto Napoleone (la sera avanti) aveva già deciso (spinto dai movimenti delle principali Potenze europee) ad interrompere quanto prima la sua campagna italiana…

Alberto Conterio