Churchill-Mussolini. il carteggio segreto?
Le lettere tra un capo partigiano e una spia confermano
l'esistenza del compromettente documento
di Matteo Sacchi
15 gennaio 2014
Il carteggio Churchill-Mussolini, uno dei documenti più
misteriosi della storia contemporanea italiana, torna di nuovo a far parlare di
sé. La vicenda è abbastanza nota al grande pubblico.
Prima e durante la seconda guerra mondiale il duce del
fascismo e il primo ministro britannico intrattennero quasi sicuramente una
corrispondenza riservata. Mussolini aveva custodito gelosamente quelle carte,
soprattutto da quando le sorti dell'Asse si erano volte inesorabilmente alla
sconfitta.
Cosa contenevano? Molto probabilmente aperture di Churchill
verso il più fragile dei suoi nemici - l'ex primo lord dell'ammiragliato
considerava la penisola italiana il ventre molle della «Fortezza europa» del
nazifascismo. Il contenuto esatto di quegli scritti non è noto, ma nel marzo
del '45 Mussolini confidò ad Alessandro Pavolini: «Questi documenti valgono per
l'Italia più di una guerra vinta... perché documentano la malafede inglese».
Probabilmente esagerava perché qualsiasi corrispondenza val ben poco a
confronto con una disfatta militare. Però di certo se le tenne ben strette
durante la sua fuga verso Dongo. Come ricostruito da alcuni storici, a esempio
Luciano Garibaldi, il 27 aprile 1945, al momento della sua cattura, Benito
Mussolini aveva con sé due borse piene di documenti contenenti - secondo le
testimonianze - parte della sua corrispondenza con Churchill. Le due borse
furono subito requisite dai partigiani della 52ª Brigata Garibaldi Luigi
Clerici. Da quel momento il destino dei documenti diventa meno chiaro. Secondo
alcuni testimoni, dopo la produzione di alcune copie, il 4 maggio 1945, il
materiale fu esaminato da una commissione formata, tra gli altri, dal
segretario della Federazione comunista locale, Dante Gorreri, e dal nuovo
prefetto di Como, Virginio Bertinelli.
Era materiale scottante, ma forse i partigiani non capirono
quanto. Sta di fatto che poi accadde l'incredibile: il 2 settembre 1945, a
nemmeno due mesi dalla conclusione della guerra, dopo aver perso le elezioni e
non più primo ministro, Winston Churchill si recò sul lago di Como, a
trascorrere una breve vacanza nella Villa Apraxin di Moltrasio, dietro falso
nome. Forse si trattò di una missione di recupero aiutata e gestita dai servizi
segreti inglesi. Infatti dopo quel momento del famoso carteggio non si ebbe più
traccia.
Ora a questo quadro si aggiunge un nuovo tassello. In una
ricostruzione dello storico Roberto Festorazzi pubblicata sul nuovo numero di
Oggi emerge che in questo intrigo internazionale ebbe un ruolo rilevante anche
un agente dei servizi segreti italiani, Bruno Piero Puccioni (1903-1990).
Puccioni era stato un fascista della prima ora e già nella Repubblica sociale
in qualità di agente aveva svolto il ruoli di collegamento tra fascisti,
partigiani e alleati (le parti si parlavano molto più di quanto si creda). Da
una villa del borgo di Damaso, non lontano da Dongo, Puccioni era riuscito a
stabilire buoni rapporti con i partigiani moderati tra i quali il nobile
fiorentino Pier Luigi Bellini delle Stelle, comandante della 52ª Brigata. Puccioni
cercò di elaborare un piano per salvare Mussolini e consegnarlo agli americani.
Il piano fallì e Mussolini venne fucilato (non è qui il caso di riaprire la
discussione annosa se per volontà partigiana o con una spintarella degli agenti
inglesi).
Quel che è certo è però che Puccioni e Bellini delle Stelle
cercarono anche nel dopoguerra di rimettere le mani sul carteggio. Festorazzi
ha ritrovato alcune delle loro missive. Così scrive, secondo Oggi e Festorazzi,
Bellini delle Stelle a Puccioni il 7 maggio del '49: «Il carteggio pare sia
andato a chi già supponevamo, ma seguendo tutt'altra via da quella che ho
dapprima seguito... Pare però che seguendo questa via si possa giungere ad
entrare in possesso di una copia fotografica di tutti i 63 fogli...». Il piano
dei due ex nemici-amici evidentemente non andò a buon fine. Secondo Festorazzi
speravano con quelle carte di far tornare Trieste all'Italia. Di certo questa è
un'ulteriore conferma dell'esistenza del carteggio e di quale strada
probabilmente prese.
Come spiega al Giornale Francesco Perfetti, contemporaneista
della LUISS Guido Carli di Roma: «Che il carteggio sia esistito ormai è un
fatto che negano soltanto alcuni storici inglesi, più che altro per un non
molto sensato amor di patria». E che potesse essere compromettente? «All'epoca
senz'altro, chiaro che potesse imbarazzare il primo ministro inglese, anche se
non va sopravvalutato. Non credo ci sia al suo interno qualcosa che possa
cambiare la Storia. Al massimo le prove di quella Realpolitik che si pratica
sempre in tempo di guerra e che era un tratto chiaro e noto del modo di operare
di Churchill. Quanto alla simpatia umana che molti conservatori inglesi e
Churchill provarono a lungo prima della guerra per Mussolini è cosa nota anche
quella».