Alla fine della seconda guerra mondiale l'esercito francese di De Gaulle occupò militarmente tutta la Valle Roya e le Valli del Nervia e del Verbone (Vallecrosia) spostando il confine sul torrente Borghetto alla periferia di Bordighera. Ventimiglia e tutto il suo entroterra vennero così di fatto annesse ed entrarono a far parte dello stato francese.
L'occupazione durò circa 6 mesi e provocò non pochi conflitti tra i soldati francesi e i partigiani del CLN che avevano lottato duramente contro i tedeschi e i fascisti pagando un numero molto alto di vittime e che ora si vedevano staccati dalla madrepatria ovvero dall'Italia.
Questo periodo dell'occupazione francese è poco conosciuto ed è stato sempre storicamente taciuto. Nei giorni seguenti il 25 Aprile la popolazione di Ventimiglia, che era fuggita in massa dalla città oramai ridotta a un ammasso di macerie da più di un anno di assedio attuato con furiosi bombardamenti, cominciò a ritornare nelle proprie case ma qui si vide immediatamente censire e dotare di un lasciapassare provvisorio in lingua francese per poter.....espatriare! Venne introdotto subito il franco francese come moneta, vennero cambiati tutti i toponimi (Ventimiglia divenne Vintimille!) e venne addirittura imposto il divieto di importare giornali e riviste in lingua italiana!
Questo stato di cose provocò l'insurrezione della totalità dei civili che assolutamente non ne volevano sapere di essere annessi allo stato francese.
Le formazioni partigiane chiesero l'aiuto degli anglo-americani i quali alla fine obbligarono le truppe francesi al ritiro al vecchio confine e diedero vita ad una amministrazione provvisoria franco-italiana sotto la tutela alleata.
Ripristinarono la Lira e la vendita di libri e giornali in italiano.
A questo punto vista l'ostilità totale della popolazione i francesi si "inventarono" il referendum plebiscitario.
Ovvero in tutti i comuni già occupati dalle truppe francesi si sarebbero dovuti tenere dei referendum in cui la popolazione residente avrebbe dovuto scegliere se rimanere italiana o passare alla Francia. Finanziarono un partito che promuoveva il "rattachement" alla Francia e chiedevano voti in cambio di cibo e soldi.
Pur essendo la popolazione civile letteralmente alla fame il movimento non ebbe un gran successo.
A questo punto De Gaulle concentrò i suoi sforzi solo sull'alta Valle della Roya (ovvero Briga e Tenda) interessanti dal punto di vista stategico, militare ed economico, in quanto erano presenti diverse centrali idroelettriche preziosissime per l'energia necessaria alla ricostruzione.
Il trattato di Parigi portò alla cessione dei due comuni e di alcune rettifiche di frontiera. Passarono all'amministrazione francese il 16 Settembre 1947 il comune di Tenda con i villaggi di S. Dalmazzo e Granile , il comune di Briga ad esclusione delle frazioni di Upega, Carnino e Piaggia che costituirono il nuovo comune di Briga Alta (CN) e Realdo che fu aggregato al comune di Triora (IM).
A sud il confine venne arretrato da Piena a Fanghetto e passarono al comune di Breil i villaggi di Piena e Libri. Il famoso referendum si svolse solo nel comune di Tenda e nella parte annessa del comune di Briga. Se infatti fossero state fatte votare tutte le frazioni l'esito sarebbe comunque stato molto diverso.
Il Referendum fu una vera e propria truffa !
Furono iscritti nelle liste elettorali dei due comuni tutti i cittadini dei due paesi residenti in Francia (alcuni in Corsica o a Parigi!) e fu comprato il loro voto.
Non vennero ammessi al voto coloro che invece si trovavano in Italia. Questo stato di cose fu contestato violentemente dalla popolazione locale e spinse l'allora capo del PS francese Leon Blum a dichiarare che la Francia avrebbe fatto meglio a rinunciare a questi due piccoli paesi di montagna per non inquinare i rapporti con la neonata democrazia italiana.
Ma la "grandeur" gollista ebbe la meglio e il finto referendum ratificò il passaggio dei due comuni alla Francia.
I partiti della sinistra italiana che all'inizio non erano sfavorevoli all'annessione, venuti a conoscenza dell'intrigo cambiarono radicalmente posizione e lo stesso PCI qualche mese dopo si fece promotore di una proposta di contro-referendum per riottenere l'annessione di Briga e di Tenda all'Italia. Ma la Francia, in modo molto lento ma molto duro, attuò una francesizzazione totale dei luoghi, cambiando tutti i toponimi, negando il bilinguismo e obbligando a chi avesse optato per il mantenimento della cittadinanza italiana al trasferimento coatto in patria.
Incominciò quindi molto in sordina un mini-esodo che obbligò centinaia di persone a trasferirsi in Italia. Certo non ci furono foibe o eccidi di massa ma la pulizia etnica ovvero lo sradicamento delle proprie origini linguistiche ed etniche fu attuata in modo totale.
Si potevano mantenere le proprietà ma per esercitare qualsiasi attività professionale o artigianale era necessario optare per la cittadinaza francese. Vennero cambiati tutti i nomi di battesimo nei documenti(non solo dei nuovi nati)dall'italiano al francese ovvero Giovanni divenne Jean, Maria diventò Marie ecc. e perfino le lapidi dei cimiteri e le iscrizioni pubbliche furono francesizzate.
Poichè la ferrovia era stata danneggiata dalla guerra, le comunicazioni stradali pubbliche con l'Italia vennero interrotte e fu ripristinato un servizio di autobus solo molti anni dopo.
Era quindi impossibile trovare libri o giornali italiani a meno di non andarseli a prendere personalmente ogni giorno.
L'italiano non era più lingua pubblica e si poteva parlare italiano solo in casa propria.
E' una pagina di storia poco conosciuta e da 60 anni taciuta.
Oggi però che si torna giustamente a parlare di foibe e di esodo dal confine orientale, sarebbe giusto ricordare anche quanto successe qui sul confine occidentale ad opera di una nazione che non era comunista e che si vanta tutt’ora di essere la patria della democrazia !
L'occupazione durò circa 6 mesi e provocò non pochi conflitti tra i soldati francesi e i partigiani del CLN che avevano lottato duramente contro i tedeschi e i fascisti pagando un numero molto alto di vittime e che ora si vedevano staccati dalla madrepatria ovvero dall'Italia.
Questo periodo dell'occupazione francese è poco conosciuto ed è stato sempre storicamente taciuto. Nei giorni seguenti il 25 Aprile la popolazione di Ventimiglia, che era fuggita in massa dalla città oramai ridotta a un ammasso di macerie da più di un anno di assedio attuato con furiosi bombardamenti, cominciò a ritornare nelle proprie case ma qui si vide immediatamente censire e dotare di un lasciapassare provvisorio in lingua francese per poter.....espatriare! Venne introdotto subito il franco francese come moneta, vennero cambiati tutti i toponimi (Ventimiglia divenne Vintimille!) e venne addirittura imposto il divieto di importare giornali e riviste in lingua italiana!
Questo stato di cose provocò l'insurrezione della totalità dei civili che assolutamente non ne volevano sapere di essere annessi allo stato francese.
Le formazioni partigiane chiesero l'aiuto degli anglo-americani i quali alla fine obbligarono le truppe francesi al ritiro al vecchio confine e diedero vita ad una amministrazione provvisoria franco-italiana sotto la tutela alleata.
Ripristinarono la Lira e la vendita di libri e giornali in italiano.
A questo punto vista l'ostilità totale della popolazione i francesi si "inventarono" il referendum plebiscitario.
Ovvero in tutti i comuni già occupati dalle truppe francesi si sarebbero dovuti tenere dei referendum in cui la popolazione residente avrebbe dovuto scegliere se rimanere italiana o passare alla Francia. Finanziarono un partito che promuoveva il "rattachement" alla Francia e chiedevano voti in cambio di cibo e soldi.
Pur essendo la popolazione civile letteralmente alla fame il movimento non ebbe un gran successo.
A questo punto De Gaulle concentrò i suoi sforzi solo sull'alta Valle della Roya (ovvero Briga e Tenda) interessanti dal punto di vista stategico, militare ed economico, in quanto erano presenti diverse centrali idroelettriche preziosissime per l'energia necessaria alla ricostruzione.
Il trattato di Parigi portò alla cessione dei due comuni e di alcune rettifiche di frontiera. Passarono all'amministrazione francese il 16 Settembre 1947 il comune di Tenda con i villaggi di S. Dalmazzo e Granile , il comune di Briga ad esclusione delle frazioni di Upega, Carnino e Piaggia che costituirono il nuovo comune di Briga Alta (CN) e Realdo che fu aggregato al comune di Triora (IM).
A sud il confine venne arretrato da Piena a Fanghetto e passarono al comune di Breil i villaggi di Piena e Libri. Il famoso referendum si svolse solo nel comune di Tenda e nella parte annessa del comune di Briga. Se infatti fossero state fatte votare tutte le frazioni l'esito sarebbe comunque stato molto diverso.
Il Referendum fu una vera e propria truffa !
Furono iscritti nelle liste elettorali dei due comuni tutti i cittadini dei due paesi residenti in Francia (alcuni in Corsica o a Parigi!) e fu comprato il loro voto.
Non vennero ammessi al voto coloro che invece si trovavano in Italia. Questo stato di cose fu contestato violentemente dalla popolazione locale e spinse l'allora capo del PS francese Leon Blum a dichiarare che la Francia avrebbe fatto meglio a rinunciare a questi due piccoli paesi di montagna per non inquinare i rapporti con la neonata democrazia italiana.
Ma la "grandeur" gollista ebbe la meglio e il finto referendum ratificò il passaggio dei due comuni alla Francia.
I partiti della sinistra italiana che all'inizio non erano sfavorevoli all'annessione, venuti a conoscenza dell'intrigo cambiarono radicalmente posizione e lo stesso PCI qualche mese dopo si fece promotore di una proposta di contro-referendum per riottenere l'annessione di Briga e di Tenda all'Italia. Ma la Francia, in modo molto lento ma molto duro, attuò una francesizzazione totale dei luoghi, cambiando tutti i toponimi, negando il bilinguismo e obbligando a chi avesse optato per il mantenimento della cittadinanza italiana al trasferimento coatto in patria.
Incominciò quindi molto in sordina un mini-esodo che obbligò centinaia di persone a trasferirsi in Italia. Certo non ci furono foibe o eccidi di massa ma la pulizia etnica ovvero lo sradicamento delle proprie origini linguistiche ed etniche fu attuata in modo totale.
Si potevano mantenere le proprietà ma per esercitare qualsiasi attività professionale o artigianale era necessario optare per la cittadinaza francese. Vennero cambiati tutti i nomi di battesimo nei documenti(non solo dei nuovi nati)dall'italiano al francese ovvero Giovanni divenne Jean, Maria diventò Marie ecc. e perfino le lapidi dei cimiteri e le iscrizioni pubbliche furono francesizzate.
Poichè la ferrovia era stata danneggiata dalla guerra, le comunicazioni stradali pubbliche con l'Italia vennero interrotte e fu ripristinato un servizio di autobus solo molti anni dopo.
Era quindi impossibile trovare libri o giornali italiani a meno di non andarseli a prendere personalmente ogni giorno.
L'italiano non era più lingua pubblica e si poteva parlare italiano solo in casa propria.
E' una pagina di storia poco conosciuta e da 60 anni taciuta.
Oggi però che si torna giustamente a parlare di foibe e di esodo dal confine orientale, sarebbe giusto ricordare anche quanto successe qui sul confine occidentale ad opera di una nazione che non era comunista e che si vanta tutt’ora di essere la patria della democrazia !