Ordine del Giorno di Dino Grandi

L’epilogo del Fascismo
Il Testo dell’Ordine del Giorno di Dino Grandi


Proponiamo il testo integrale dell’Ordine del Giorno, con il Quale Dino Grandi, nella notte tra il 24 ed il 25 luglio 1943, conduce democraticamente all’epilogo il Partito Fascista con l’obiettivo di salvare l’Italia.
Il Testo è infatti di cristallina chiarezza.
Il Gran Consiglio del Fascismo al potere, nel nome della Patria, del Risorgimento, dell’Unità e di tutti i valori Nazionali, nell’ora grave e decisiva per la sopravvivenza stessa dell’Italia, dichiara la necessità di tornare allo Statuto del Regno, e di affidare al Re, e solo al Re l’effettivo comando di tutte le Forze Armate e la “suprema iniziativa di decisione”.


Questo documento e quindi un pronunciamento spontaneo del potere fino a quel momento al governo. Un pronunciamento di fede monarchica e nella Monarchia, che comportò di fatto la cessione del potere appunto nelle mani del Re, affinché lo usasse come meglio avrebbe creduto per traghettare la Nazione fuori dalla grave situazione contingente.
Implicitamente il Fascismo, con lo stesso documento, ammetteva con onestà – oggi del tutto scomparsa - di essere responsabile di quella grave situazione e di non saperla più gestire. Occorre rendere merito al Fascismo almeno di questo !

Come si possa ancora oggi credere l’assurda tesi di coloro - fascisti repubblichini prima e comunisti poi - che il 25 luglio 1943, si mise in atto un Colpo di Stato della Dinastia per salvare se stessa, è un mistero, che solo gli interessi materiali quanto vergognosi dell’attuale repubblica può spiegare, per mantenere di fatto in ombra Casa Savoia, e nell’ignoranza “utile” la popolazione !

La verità è, che in quel drammatico frangente della nostra recente storia, tutti, vedevano nel Re il solo punto di riferimento comune a tutti gli italiani capace di una risposta adeguata (la maggior parte della dirigenza fascista stessa, le masse popolari e gli stessi antifascisti della prim’ora).
Le rumorose, quanto festose manifestazioni del 26 e del 27 luglio 1943, con l’evidenza degli immancabili tricolori sabaudi in bella mostra a migliaia in tutte le città d’Italia lo dimostrano ampiamente.

Ordine del Giorno Dino Grandi

Il Gran Consiglio del Fascismo,
riunendosi in questi giorni di supremo cimento, volge innanzitutto il suo pensiero agli eroici combattenti di ogni arma che, fianco a fianco con la fiera gente di Sicilia in cui più alta risplende l’univoca fede del popolo italiano, rinnovano le nobili tradizioni di strenuo valore e d’indomito spirito di sacrificio delle nostre gloriose Forze Armate.
Esaminata la situazione interna e internazionale e la condotta politica e militare della guerra;

Proclama
il dovere sacro per tutti gli italiani di difendere ad ogni costo l’unità, l’indipendenza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli sforzi di quattro generazioni dal Risorgimento ad oggi, la vita e l’avvenire del popolo italiano;

Afferma
la necessità dell’unione morale e materiale di tutti gli italiani in quest’ora grave e decisiva per i destini della Nazione;

Dichiara
che a tale scopo è necessario l’immediato ripristino di tutte le funzioni statali, attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni, i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statutarie e costituzionali;

Invita
il Governo a pregare la Maestà del Re, verso il quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché egli voglia, per l’onore e la salvezza della Patria, assumere, con l’effettivo comando delle Forze Armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’articolo 5° dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre Istituzioni a lui attribuiscono, e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazionale il retaggio glorioso della nostra augusta Dinastia di Savoia

Roma, 24 luglio 1943


Dino Grandi - Presidente della Camera

Seguono le altre 18 firme a favore :
Giuseppe Bottai, Luigi Federzoni, Galeazzo Ciano, Cesare Maria De Vecchi, Alfredo De Marsico, Umberto Albini, Giacomo Acerbo, Dino Alfieri, Giovanni Marinelli, Carluccio Pareschi, Emilio De Bono, Edmondo Rossoni, Giuseppe Bastianini, Annio Bignardi, Alberto De Stefani, Luciano Gottardi, Giovanni Balella e Tullio Cianetti che il giorno dopo scrisse a Mussolini ritrattando il suo voto;

le 8 firme contrarie :
Carlo Scorza, Roberto Farinacci, Guido Buffarini-Guidi, Enzo Galbiati, Carlo Alberto Biggini, Gaetano Polverelli, Antonino Tringali Casanova, Ettore Frattari;

l’unica firma di voto astenuto : Giacomo Suardo.