Bufale, Bufalone, sciolte e in pacchetti
A proposito della “Spia” Mussolini
A proposito della “Spia” Mussolini
di Filippo Giannini
“Stavo distrattamente abbandonato” di fronte ad uno dei Notiziari della Tv (doveva essere il 15 ottobre) quando vidi passare sotto ad uno dei tanti (o tante) mezzibusti, una scritta, riportata più volte che attestava:
Non mi rifaccio tanto al gentile signore che mi ha scritto la succitata mail, inviatami a pochi minuti dalla notizia apparsa in TV, ma quanto a trattare la questione nei suoi aspetti generali.
Si tratta di una notizia strabiliante (tale sarebbe se non fosse un bufolone), niente po’ po’ di meno sembrerebbe che, stando ad uno storico britannico docente a Cambridge Christopher Andrews, Benito Mussolini avrebbe percepito dall’autunno 1917 e per dodici mesi un riconoscimento di ben cento sterline a settimana, una cifra stratosferica equivalente a circa 6.000 Euro al valore di oggi. E per fare cosa? Mussolini, tramite il suo giornale “Il Popolo d’Italia” doveva convincere gli italiani a continuare la guerra anche dopo la sconfitta di Caporetto. E invece, come riporta il Guardian, pur non avendo prove, sospetta (bello questo sospetta) che Mussolini di avere speso quasi tutto in donne. Ci sarebbe altro da aggiungere? Invece sì, e vado avanti.
Perché: Mussolini dopo quella sconfitta prospettava la possibilità di uscire dal conflitto? Stava tramando una badogliata? Il suo giornale era tanto potente da poter influire sull’opinione pubblica italiana, su un argomento così delicato? Ma quando mai! Eppure anche il quotidiano (serio, bah!) come Repubblica, il giorno dopo titolava “Agente Benito Mussolini al servizio di Sua Maestà”. Minchia, dicono in Sicilia, se lo dicono gli inglesi… Ma la minchiata era una bufolona, tanto che già due giorni dopo sulla strabiliante notizia, per quanto ne so,è calato il silenzio.
L’osservazione sorge spontanea: perché comprare Mussolini che già e da sempre sosteneva la necessità della lotta ad oltranza sino alla vittoria finale? Se Sua Maestà Britannica voleva comprare qualcuno, era sufficiente guardare a sinistra, infatti erano Filippo Turati e Claudio Treves, socialisti entrambi a chiedere al Governo, a giugno del 1917, a intavolare trattative di pace, questo mentre Mussollini con i suoi scritti incitava alla lotta. E ancora: il 22 agosto, sempre del 1917, guidata dai socialisti, a Torino ebbe inizio una sommossa operaia che si trasformerà presto in una aperta ribellione. Occorreranno quattro giorni perché l’esercito riesca a riprendere il controllo della città. Poi il 24 ottobre successivo il fronte italiano crolla a Caporetto. Quindi è sufficiente sfogliare “Il Popolo d’Italia” del 1917 per avere la conferma di quanto asserito: Mussolini non aveva alcuna simpatia per quegli scioperi che esigevano la pace subito e senza eccezione alcuna. Perché allora Sua Maestà britannica avrebbe dovuto sborsare quelle cifre per una operazione che il futuro Duce stava svolgendo con documentata determinazione? E visto che stiamo parlando del futuro Duce, perché Sua Maestà britannica non usò quei documenti per screditare Benito Mussolini quando l’Italia fascista era ai ferri corti con la Gran Bretagna, e precisamente negli anni 1935 sino alla dichiarazione di guerra?
Cari lettori, la risposta è sempre la solita: screditare il nome del Duce e della sua creatura, il Fascismo. Perché? L’ho scritto un’infinità di volte, e lo disse Mussolini stesso nel corso dell’ultima intervista concessa a Gian Giacomo Corbella, poche ore prima di essere assassinato: “Con le nostre idee abbiamo spaventato il mondo della grande finanza”.
E dato che “quelle idee” sono ancora oggi valide, si rende necessario screditare quotidianamente “quel nome” e “quell’idea”. Ecco, allora alcune accuse: essere omosessuale perché cantava: “Per la maschia gioventù”; aver fatto uccidere il figlio in un manicomio; essere uno sterminatore di ebrei; avere il “pene freddo”, come ha riportato qualche anno fa il periodico “Focus”; ed ora, ma non davvero l’ultima: essere stato una “spia al servizio di Sua Maestà britannica”.
La prossima bufala? Io non ho idea, posso solo proporre un concorso: il lettore che lo indovinerà avrà come premio un Libretto Rosso; ricordate? Quello di Mai Tse Thung. Cosa dite? Che anche quello era una bufala? Certamente, se così fosse, non è stata colpa mia!
Gli italiani, quando apriranno gli occhi?
Per precisare questo argomento, desidero riportare quanto scrissi su un mio libro: “Sia De Felice che Montanelli non escludono che “Il Popolo d’Italia” sia stato finanziato. Montanelli, ad esempio, ricorda di un suo incontro avvenuto nel 1937 con l’allora direttore de “Il Resto del Carlino”, Filippo Naldi, il quale, circa l’espulsione di Mussolini da “l’Avanti!”, dal partito e delle successiva fondazione de “Il Popolo d’Italia”, così riferisce: