Enciclopedia Sabauda

Un’enciclopedia sabauda 20 anni prima di Diderot

Due volumi e 211 tavole. Compilati e disegnati da Giovanni Battista d’Embser,un ufficiale asburgico al servizio dei Savoia


di Maurizio Lupo


Venaria Reale scopre di avere un altro primato. Qui Vittorio Amedeo II, poco prima di morire, ordinò alla sua amministrazione di realizzare un’opera a carattere enciclopedico, ben venti anni prima della famosa «Enciclopedie» di Diderot e D’Alembert.


Il sovrano sabaudo non aveva la loro ambizione di educare il popolo, ma voleva uno strumento «di buon governo», che consentisse di razionalizzare il linguaggio tecnico dei suoi arsenali. Per facilitare ordini e contratti desiderava che nel suo Regno si parlasse un’unica lingua.

Nacquero così il libro «dei dissegni» e il suo «Dizionario instruttivo di tutte le robbe appartenenti all’Artiglieria». Li compilò entro il 1732 Giovanni Battista d’Embser, un ufficiale asburgico, d’origine triestina, che era giunto a Torino al seguito dell’armata del Principe Eugenio di Savoia.

Visitò tutti i regi opifici, schedò le loro attrezzature, le illustrò con 211 tavole in scala e ad ogni oggetto diede una precisa definizione, spiegando che cosa era e a che cosa serviva. Realizzò un lavoro raffinato, in due volumi complementari. Il tutto non fu mai pubblicato, perchè non era destinato alla divulgazione di massa, ma riprodotto in poche copie manoscritte.

Una verrà esposta da giovedì prossimo alla Biblioteca Reale, diretta da Maria Letizia Sebastiani. Per la prima volta presenta al pubblico un’opera dimenticata da secoli. Il primo a riscoprirla fu il generale Guido Amoretti, che comprese l’importanza della copia dei «Dissegni» custodita nella biblioteca della Scuola d’Applicazione d’Arma di Torino, erede del Regio Arsenale. Fu riprodotta nel 1981 in un’ormai introvabile edizione anastatica curata dall’Amma. Rimase invece senza editore il «Dizzionario». E’ una lacuna che viene ora colmata dall’editore Roberto Chiaramonte, che propone i due volumi con un commento di Giorgio Dondi.


Tratto da

http://www.lastampa.it/Torino