Sempre a fondo sociale, fu l’iniziativa presa al termine della guerra 1915-18. In una lettera al Presidente del Consiglio (Francesco Saverio Nitti) SM il Re indicò chiaramente la strada del risparmio e del sacrifici quale possibilità al superamento della crisi post bellica dando per primo l’esempio :
“Caro presidente, dopo la nostra grande guerra che ha riuniti tutti gli Italiani in un solo sforzo tenace, dopo le vittorie che hanno dato all’Italia più grande sicurezza e dignità nel mondo, dobbiamo riprendere con rinvigorita lena il nostro pacifico lavoro.
Un più modesto tenore di vita deve coincidere con un più grande fervore di opere.
E’ mio desiderio che parte dei beni fin qui di godimento della corona ritorni al demanio dello Stato e quanti costituiscono fonte di rendita siano ceduti all’Opera Nazionale Combattenti. L’antico voto di sistemare nel modo più conveniente il patrimonio artistico nazionale, che è tanta gloria italiana, dovrebbero compiersi in questa occasione.
I tesori dell’arte nostra potrebbero essere degnamente raccolti in palazzi dei quali ha fin qui goduto la corona e che potrebbero essere devoluti all’amministrazione delle antichità delle belle arti.
Vorrei, infine, che la lista civile fosse nello stesso tempo ridotta di tre milioni; ferma restando la restituzione allo Stato che sarà da me operata come in passato, del milione rappresentante il dovario della mia genitrice.
Le sarò molto tenuto se ella vorrà formulare questo mio desiderio in un disegno di legge.
La ringrazio fin d’ora e le stringo cordialmente la mano
Vittorio Emanuele”