Dal fiume Adda a Milano (fine luglio - 6 agosto 1848)

Sulla strada di Milano

Dopo Custoza, scartata subito la possibilità di resistere alla linea dell'Oglio, impossibile da tenere con un esercito così scosso, stanco e demoralizzato, Carlo Alberto ed il suo stato maggiore, decisero che occorreva prudentemente indietreggiare ancora per dare fiato alle truppe, riorganizzarle e attestarsi su una posizione che desse delle obiettive possibilità. A scelta, si presentavano due diverse situazioni di schieramento, sulla destra del Po o sulla destra dell'Adda.

Senza dubbio la "linea del Po" era "tatticamente preferibile", perché l'esercito avrebbe avuto modo di rimettersi dalle sofferte fatiche e ingrossarsi con i battaglioni di riserva dei Ducati e delle Legazioni; avrebbe potuto tener fronte al nemico sulla Trebbia o sulla Nure se questo fosse passato sulla destra del fiume, ed avrebbe pure costituito una grave minaccia per il fianco sinistro dell'esercito austriaco avanzante in Lombardia. Il lato negativo di questa scelta erano le porte aperte del Piemonte agli austriaci, nel caso di una loro vittoria davanti ad Alessandria, mentre, a favore della "linea dell'Adda", più vicina all’esercito in ripiegamento, e rafforzata dalle difese di Pizzighettone, Lodi o Cassano. Da qui poi, nel caso di un'eventuale ulteriore ritirata, si poteva accedere ai ponti di Piacenza e di Pavia. La difesa dell’Adda poi "politicamente” più corretta perché copriva la Lombardia, che qualora abbandonata a se stessa per la linea del Po, avrebbe potuto far parlare di “tradimento” alienandosi l'animo delle popolazioni.

Carlo Alberto, scelse quindi la linea dell’Adda, e non riuscita la speranza di fermarsi alcuni giorni a Cremona per riposare, condusse l'esercito fin dal 31 luglio, ponendo il quartier generale a Codogno.
Intanto, tre giorni prima, il 28 luglio, si era finalmente costituito il nuovo ministero sotto la presidenza di Gabrio Casati che aveva voluto quale suo collaboratore Vincenzo Gioberti.
Questi, nell’illusione che l’Armata, potesse in poco tempo ricomporsi sulla destra del Po, avevano finalmente chiamato sotto le armi cinque classi di riservisti e cinquantasei battaglioni di guardia nazionale. Cosa che si sarebbe dovuto fare 4 mesi prima !
Il 30 luglio, il governo di Torino, conosciute le condizioni poste dal Radetzky a Carlo Alberto per l'armistizio, prendevano tempo, pregando l'ambasciatore inglese Abercromby di avviare nuove trattative con il comando austriaco. Allo stesso tempo, fu inviato a Parigi il Marchese Alberto, affinché con il Ministro Brignole già alla capitale francese, sollecitassero l'intervento armato della Francia.