DS.070 - Dal Diario dell’aiutante di campo di SM il Re Il Marchese Solaro del Borgo

Nei giorni che culminarono con l’offensiva di ottobre 1918 Re Vittorio Emanuele assisteva alla battaglia dalle falde del Montello, verso il Piave, nel più avanzato osservatorio del XXII corpo d’armata, a casa Cuk. Benché la sorte del conflitto fosse ancora indecisa, il Re credeva già fermamente nella vittoria : “Il gigante sta per cadere. Fra due giorni, saremo a Vittorio

Veneto”.

Ed ebbe ragione. Il 29 ripassò il Piave per la prima volta ed il giorno successivo lo ripassò sul ponte militare a Salettuol.

“Le cose procedono bene. L’esercito austriaco dà impressione di essere in rotta”,

telegrafò ad Orlando che si trovava a Parigi.

Scrive Vittorio Solaro del Borgo nel suo libro “Giornate di Guerra del Re Soldato”:

“Il giorno Primo novembre Sua Maestà si recò a Conegliano e volle raggiungere i suoi fanti a Sacile, ritornando a Villa Italia più tardi nella giornata, il giorno 2 visitò la stretta di Quero, dove erano vive le tracce dell’aspro combattimento avvenuto nei giorni precedenti, e Feltre occupata dall’8 Divisione.

Quella stessa sera si apprese che due prodi ufficiali della nostra valorosa marina, Raffaele Paolucci e Raffaele Rossetti, con atto di mirabile audacia, avevano affondato nel porto di Pola la corazzata austriaca “Viribus Unitis”.

Il 3 novembre il Sovrano risalì la valle del Brenta a Primolano tenendosi, come nei giorni precedenti, a contatto con i reparti avanzati. Alle 20 S.E. Diaz, giungendo a Villa Italia, annunziava che le nostre truppe avevano occupato Trento ed erano sbarcate a Trieste. Il tricolore italiano sventolava sul Castello del Buon Consiglio e sulla Torre di San Giusto. Punte di cavalleria erano entrate ad Udine.

Il 4 novembre, in seguito alle disposizioni imposte dall’armistizio, il nemico, battuto e disfatto, fu obbligato a sgombrare il terreno da lui occupato ed oppresso. Le nostre truppe, fiere per il dovere così eroicamente compiuto, con la gioia nel cuore, avanzavano rapidamente, per piantare sui sacri confini il tricolore, che vi dovrà per sempre sventolare.

Gli eroi superstiti di tutte queste dure battaglie, col pensiero rivolto ai fratelli caduti, ai martiri, ai grandi artefici del nostro risorgimento, acclamano il Re liberatore, il quale mai perdé la fede nella virtù del Suo popolo e volle compiuta l’opera sognata e iniziata dai Suoi avi gloriosi.”

Il 9 novembre 1918 il Sovrano proclamò, rivolgendosi ai soldati ed ai marinai: “Il ciclo delle guerre iniziato dal mio proavo oggi si è chiuso”.

In quei giorni il Re, accompagnato da Orlando e dal Generalissimo Diaz visitò le città redente. Il 7 era a Trento, dove, affacciandosi al balcone del Municipio, volle al suo fianco il figlio di Cesare Battisti. Il 10 era a Trieste. Il Re da molto tempo era atteso ed ebbe un altro bagno di folla entusiasta.

Quando, a metà novembre, ritornò a Roma, aveva il volto più solcato ed i suoi capelli erano più bianchi ma conservava sempre la stessa espressione di calma e di regale semplicità.

Quel giorno fu per il Sovrano e per tutta Roma un giorno di entusiasmo incommensurabile.