Milano si prepara alla battaglia – luglio agosto 1848

Milano si prepara alla battaglia – luglio agosto 1848

La sera del 26 luglio, avute notizie del cattivo andamento delle operazioni militari sul fronte di Sommacampagna e Custoza, il governo provvisorio, d'accordo con i Generali Lechi e Sobrero, aveva stabilito d'inviare in soccorso di Re Carlo Alberto i cinquemila uomini che costituivano le sole uniche truppe lombarde disponibili, e la mattina del 27, conosciuta la ritirata del Mincio, era stato affidato al Generale Zucchi il comando della guardia nazionale e si era formato un Comitato di pubblica difesa. A far parte del quale erano stati chiamati il Generale Manfredo Fanti, reduce dalla Spagna, il Dottor Pietro Maestri  e l'Avvocato Francesco Restelli.
Il Comitato, aveva preso severi provvedimenti contro i funzionari che abbandonavano il loro posto e contro le persone che diffondevano notizie allarmanti. Per assicurare la difesa della città si era cominciato a raccogliere armi, munizioni e vettovaglie, non tralasciando di suscitare con manifesti infuocati l'entusiasmo dei cittadini :

"Risorgiamo all'ardore, all'impeto delle cinque immortali giornate. Erigiamo di nuovo le barricate, tagliamo i ponti, gli argini, le strade: mostriamo che sappiamo resistere alla sventura e che, se una forza preponderante ci sovrasta, siamo meritevoli dei soccorsi e delle simpatie di tutta l'Europa".


Anche i parroci furono invitati a partecipare : "Sul pergamo, sulle piazze, da per tutto ove il popolo si raccoglie, mostratevi, predicate, incoraggiate ... Fate suonare le campane incessantemente per rinnovare al barbaro i terrori delle giornate di marzo ... Traete all'ospedale, alle ambulanze a recarvi la consolazione e il ristoro, a riportare salutevoli documenti per tutti quelli che anelano emulare i loro valorosi fratelli. Traete voi stessi e mandate vostri zelanti cooperatori a predicare la guerra santa nei templi più frequentati della città e delle campagne, sulle piazze, sulle vie. Intimate pubbliche preghiere ad invocare l'aiuto supremo sull'armi nostre ritemprate dalla sventura, su questo paese prescelto dalla Provvidenza a preparare le sorti d'Italia".

Il Governo della città, provvide ad inviare a Parigi il Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga e Giulio Carcano per sollecitare un intervento armato di soccorso della Francia, e si ordinò un prestito forzoso di quattordici milioni. Proibita inoltre la partenza dei cittadini da Milano !

Anche Mazzini e Garibaldi non restarono con le mani in mano. L'uno e l'altro lanciarono  appelli ai giovani perché accorressero ad arruolarsi per la difesa della Patria :

"La guerra ingrossa, i pericoli aumentano - scriveva in un proclama il 27 luglio Giuseppe Garibaldi alla gioventù. - La patria ha bisogno di voi. Chi v'indirizza queste parole ha combattuto per onorare come meglio poteva il nome italiano in lidi lontani; è accorso con un pugno di valenti compagni da Montevideo per aiutare la vittoria della patria o morire su terra italiana. Egli ha fede in voi; volete, o giovani, averla in lui? Accorrete; concentratevi attorno a me. L'Italia ha bisogno di dieci, di ventimila volontari: raccoglietevi da tutte le parti in quanti più siete, e alle Alpi! Mostriamo all'Italia, all'Europa che vogliamo vincere e vinceremo".

Proprio Garibaldi, il 30 luglio fu inviato a Bergamo partendo da Milano con la sua legione di volontari formata da settanta legionari di Montevideo, quattrocento uomini del battaglione pavese, seicento del battaglione vicentino, centocinquanta liguri, e trecento del battaglione Anzani comandato dal Medici e da un drappello di cavalieri. Il l° agosto entrava a Bergamo dove si univano a lui settecento bergamaschi e comaschi del battaglione Camozzi, preparandosi a difendere il corso superiore dell'Adda da Lecco a Cassano (vedi “Giuseppe Garibaldi al battesimo del fuoco”)
Sempre il 1° agosto a Milano si ordinò la leva in massa di tutti gli uomini dai 18 ai 40 anni :

"Ognuno che ha un fucile deve portarlo con sé con tutte le munizioni che possiede. Quelli che non possono partire devono cederle a quelli che partono. Chi non ha armi marci pure con gli attrezzi da muovere la terra e spianare alberi, falci, scuri, vanghe, zappe, ecc. Dove le guardie nazionali sono costituite in compagnie e battaglioni organizzati marceranno con i loro ufficiali, bandiere e tamburi. L'ufficiale o sottufficiale superiore in grado che si trovasse presente n'assuma il comando. Dove le guardie nazionali di un comune non sono ancora organizzate con i rispettivi ufficiali, saranno guidate da chi sarà nominato dal Comitato della leva. Ogni comune dovrà fornire il pane per una settimana alle guardie nazionali che marciano, sia con utensili, sia con le armi .... Non è obbligatorio alcuna uniforme e basterà che ciascun uomo porti una croce rossa al petto .... Il servizio durerà per i pochi giorni del pericolo dell'invasione del territorio .... La marcia comincerà non più tardi delle ore 24 dopo la pubblicazione del presente decreto nel comune, e sarà inaugurata dal suono a stormo delle campane, annunciatore ad un tempo di festa per un popolo ridestato al sacro entusiasmo della guerra nazionale e di sterminio per il barbaro nemico".

Non ci fu bisogno di andar a cercare la battaglia, la guerra giungeva a Milano più veloce di quanto ci si poteva attendere. (vedi “Dal fiume Adda a Milano”)

Alberto Conterio