Il blocco di Mantova e la seconda battaglia di Governolo

Il blocco di Mantova e la seconda battaglia di Governolo

Il blocco di Mantova

Sebbene Carlo Alberto fosse persuaso che solo una buona pace poteva farlo uscire con onore dalla guerra in cui si era cacciato per altruismo e nella quale era rimasto solo a macerare (la lettera all’ambasciatore Abercromby lo dimostra ampiamente) vinto dalle continue pressioni che da ogni parte gli erano fatte, il 13 luglio decise di riprendere l'offensiva, rivolgendo i suoi maggiori sforzi su Mantova, di cui ordinò il blocco.

In conseguenza di quest'ordine la 2a Divisione si trasferiva da Goito a Belfiore e Cerese; la Divisione Lombarda del Perrone, la Brigata Casale e un battaglione di cacciatori franchi si collocarono davanti al forte di Pietole; la Divisione Visconti occupò il corso superiore del Mincio mettendo tre battaglioni a Valeggio e a Goito e con due presidiando Peschiera; la Divisione, rinforzata con le compagnie Griffini e Longoni, occupò Castelbelforte; la Divisione di riserva fu posta a Roverbella, Castiglione Mantovano e Canevole; il Quartier Generale rimase a Roverbella.
A presidiare Villafranca erano poste le truppe toscane; la cavalleria comandata dal Generale Olivieri, teneva il collegamento, che, per Marengo, Malavicina, Quaderni, Rosegaferro, andava fino a Villafranca, con il II Corpo d'Armata, che si stendeva fino a Rivoli.
Erano appena cominciate le operazioni per l'attacco a Mantova quando si seppe che il Generale austriaco Liechtenstein con una Brigata di cinquemila uomini si era recato a Ferrara per vettovagliare il presidio di quella cittadella. Contemporaneamente i Conti Ludovico Sauli e Pietro Santarosa, regi commissari piemontesi a Modena e a Reggio, considerando che gli abitanti del Ducato non erano disposti a difendersi nell'eventualità di un'invasione austriaca, chiedevamo soccorsi al Re.

Governolo, la seconda battaglia

II Generale Bava, che comandava le truppe incaricate del blocco di Mantova, con una Brigata di fanti, un Reggimento di cavalleria, una compagnia di bersaglieri e due batterie di cannoni mosse verso il Po per rendersi conto dello stato delle cose; ma quando giunse a Borgoforte seppe che il nemico Liechtenstein era tornato da Ferrara sulla sinistra del fiume per Ostiglia e Governolo.
Pesò così d'impadronirsi di quest'ultimo villaggio, che, in mano degli Austriaci rappresentava una grave minaccia per l'estrema sinistra dello schieramento dell'esercito sardo.


L'operazione fu compiuta il 18 luglio. I bersaglieri, al comando del Capitano Lions, furono mandati oltre il Mincio per cogliere alle spalle il presidio del villaggio composto di millecinquecento uomini; il resto delle truppe fu diviso in due colonne, la prima comandata dal Generale Trotti, la seconda dallo stesso Bava, e dovevano insieme attaccare il villaggio di fronte.
Il piano risultò perfetto, gli Austriaci, assaliti dal grosso dei Piemontesi, dopo aspra resistenza si ritrassero oltre il fiume, ma, si trovarono imbottigliati dai bersaglieri che giungevano al rovescio, e si disposero in quadrato. Fulminati dai cannoni e caricati vigorosamente dalla cavalleria sarda il nemico cedette le armi in brevissimo tempo !

Il vittorioso combattimento costò pochissime perdite ai piemontesi: ventitré feriti e una mezza dozzina di morti, tra cui i tenenti Gattinara ed Appiotti. Gravissime furono invece le perdite austriache, che, oltre i morti e i feriti, lasciò sul campo cinquecento prigionieri, due cannoni, molte armi, molti cavalli e la bandiera del Reggimento.
(questa bandiera assieme ad altre della campagna del 1848-49, sono ancor oggi conservate presso l’Armeria Reale di Torino)

Alberto Conterio