Il Corsaro dell'Atlantico
"Se qualcuno vuole sbarcare, lo dica subito. Io intendo partire con gente pronta a tutto. Se qualcuno non si sente, che venga avanti: non ha nulla da vergognarsi". Chiaramente nessuno si trae indietro. Allineati sulla banchina della base di Bordeaux, gli uomini del sommergibile Enrico Tazzoli restano immobili. Il nuovo comandante Capitano di corvetta Carlo Fecia di Cossato passa davanti a loro, li guarda a uno a uno negli occhi. "Grazie", dice semplicemente.
Carlo Fecia di Cossato nasce a Roma il 25 settembre 1908, figlio di Carlo e di Maria Luisa Genè. Famiglia di provata fedeltà alla Monarchia Sabauda. Il fratello Luigi (tenente di vascello) è stato medaglia d’argento al valor militare per il servizio prestato in Somalia nel 1925. Il padre, ufficiale di Marina, rimane in servizio fino al 1912 con il grado di Capitano di Vascello, perdendo l’uso di un occhio durante la sua permanenza in Cina.
Biondo, magro, occhi chiari, è una figura leggendaria nella guerra subacquea con l'appellativo di "Corsaro dell'Atlantico". I suoi marinai lo ricordano cordiale con tutti ma riservato. Capace però di trasformarsi non appena sono in vista azioni: gli occhi si illuminano, i gesti si fanno rapidi, la voce rivela una volontà ferrea.
E' marinaio da sempre: dopo gli studi al Regio Collegio Militare di Moncalieri, viene ammesso all'Accademia Navale di Livorno e nel 1928 consegue la nomina a Guardiamarina. A 32 anni diventa Capitano di Corvetta e comandante di sommergibile. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale è al comando del sommergibile Ciro Menotti, di stanza a Messina. Il 5 aprile del 1941 assume il comando del sommergibile Enrico Tazzoli, in sostituzione del Capitano Vittore Raccanelli. Due giorni dopo prende il mare con un equipaggio di solo volontari (così ha voluto il suo comandante), e ha inizio una serie di imprese da romanzo salgariano.
La vita a bordo di un sommergibile non è facile, soprattutto durante le immersioni: il calore tropicale che i ventilatori non riescono mai a lenire, la scarsa possibilità di movimento e il silenzio quasi assoluto che occorre osservare, sia per non permettere ad eventuali navi avversarie in superficie di rilevare la posizione del sommergibile, sia per limitare il consumo di ossigeno. I cibi freschi sono rari, l'acqua scarsa e talvolta imbevibile. Ma il morale dei marinai sempre altissimo, non si abbatte quasi mai, se non per le demoralizzanti lunghe crociere su un oceano infinito e deserto, una nave che sfugge all'attacco, la mancata intercettazione di un convoglio che impedisce di emergere. Ma tutto questo sul Tazzoli si supera grazie all'affetto e all'ammirazione profonda che legano i marinai al loro comandante.
E i motivi di tale ammirazione sono molti: l'audacia nella condotta di guerra ispirata alla tattica dell'abbordaggio, mai un siluro lanciato senza prima aver messo in allarme gli equipaggi - abbordando appunto la nave nemica - facendoli calare in acqua prima dell’attacco. Poi la puntigliosità e precisione che spinge Carlo Fecia di Cossato a riferire sempre i nomi esatti delle navi affondate. Fra le sue qualità, anche la modestia.
I marinai apprezzeranno anche la sua umanità: egli infatti si adoperò sempre per soccorrere i naufraghi delle navi affondate.
A bordo del Tazzoli, Carlo Fecia di Cossato compie sei lunghe missioni nell'Oceano Atlantico, spingendosi fino alle coste americane, e affondando ben 16 navi mercantili, per un totale di quasi 83.000 tonnellate.
Al rientro dall'ultima missione, che si svolge nell'Atlantico fra il 5 novembre 1942 e il 1° febbraio 1943, i mitraglieri del Tazzoli abbattono pure un quadrimotore inglese che attacca il sommergibile. Per quest'ultima missione oceanica a Carlo Fecia di Cossato sarà conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Valente ed ardito comandante di sommergibile, animato fin dall'inizio delle ostilità, da decisa volontà di successo, durante la sua quinta missione di guerra in Atlantico affondava 4 navi mercantili per complessive 20.516 tonnellate ed abbatteva , dopo dura lotta un quadrimotore avversario. Raggiungeva così un totale di 100.000 tonnellate di naviglio avversario affondato stabilendo un primato di assoluta eccezione nel campo degli affondamenti effettuati da unità subacquee.
Successivamente comandante di torpediniera, alla data dell'armistizio dava nuova prova di superbo spirito combattivo attaccando, con una sola unità, sette unità germaniche di armamento prevalente che affondava a cannonate dopo aspro combattimento, condotto con grande bravura ed estrema dedizione.
Esempio fulgido ai posteri di eccezionali virtù di comandante e di combattente, e di assoluta dedizione al dovere.
Oceano Atlantico, 5 novembre 1942 - 1 febbraio 1943 - Alto Tirreno, 9 settembre 1943”.
Nel febbraio del 1943, per motivi di salute, Carlo Fecia viene trasferito nel Mediterraneo, al comando della torpediniera Aliseo. Il Tazzoli, disarmato ed adibito a nave da trasporto per la rotta dell'Estremo Oriente, scompare nell'Oceano Indiano tra il 18 e il 24 maggio 1943, portando con sé 70 uomini tra marinai e ufficiali.
La tragedia lo segna profondamente come fossero figli suoi.
L'8 settembre lo coglie nel porto di Bastia, in Corsica. Fedelissimo al giuramento di fedeltà al Re ed alla Patria, obbedisce agli ordini di consegnare la nave al ex nemico.
Il giorno 9 settembre, con la sua Aliseo, armata soltanto di tre cannoni da 100 e di sei mitragliatrici da 20, ingaggia un conflitto a fuoco contro sette unità germaniche che lo attaccano preventivamente. Vengono tutte affondate. Giunto a Malta in ritardo sul resto della Flotta, si rende conto che le navi da battaglia sono alla fonda, disarmate ed in condizioni da apparire senza dignità per gli equipaggi. La vergogna per quella che definirà “resa ignominiosa” non gli impedisce però di adempiere al suo dovere di soldato e di onorare il suo giuramento di fedeltà.
Nel giugno del 1944, dopo la liberazione di Roma, quando, nella base di Taranto, i comandanti di Marina si trovarono riuniti per ascoltare la notizia della nuova situazione governativa a seguito della sostituzione di Badoglio con Bonomi, in quello che può essere definito come il primo colpo di stato in Italia, nel silenzio attonito generale, il valoroso sommergibilista pluridecorato fece un passo avanti, e parlò con fermezza: “No, signor Ammiraglio. Io non riconosco la legittimità di un governo che ha rifiutato di giurare nelle mani del Re. Io ho fatto il mio dovere per osservare il mio giuramento. Se ora questo giuramento non ha più valore, chiedo di essere esonerato dal mio comando.”
Parole come macigni. Cos’era successo ?
Il nuovo Governo Bonomi, successivo al primo Governo post fascista del Maresciallo Badoglio, si era insediato in pectore senza essere stato nominato da alcuno e senza prestare il consueto giuramento di fedeltà al Re. Questi che risultava composto esclusivamente di politici e politicanti del CLN appena rientrati dall’estero o dal confino, a pericolo - quello fascista - scampato , avevo iniziato ad insidiare ogni angolo di potere del paese al solo scopo di estromettere la Monarchia !
Carlo Fecia di Cossato, viene quindi sbarcato dall'Aliseo, gli viene revocato il comando e ci si premura di allontanarlo da Taranto, per paura di una rivolta generale.
L’Eroe, il Comandante, l’Italiano Carlo Fecia di Cossato, vede così in pochi mesi, e grazie ad un Governo di ipocriti avventori e profittatori, crollare intorno a sé tutti i valori nei quali ha sempre creduto: la Monarchia, la Patria, la Regia Marina stessa. Non potendo raggiungere la famiglia al Nord, si trasferisce a Napoli, ospite di un amico, rifiuta gli incarichi di comando che gli vengono offerti dagli alleati, gli ex nemici che comunque non gradisce.
Il 27 agosto 1944 si toglie la vita, sparandosi un colpo di pistola alla tempia.
Lascia una lettera-testamento indirizzata alla madre, …questa è un atto di accusa nei confronti di chi tradito la Patria, ed il giuramento dato ! (vedere il ricordo commemorazione di Franco Malnati in proposito)
Quest’uomo, che fu un eroe in vita, divenne ben presto una leggenda da morto. Tutti però gli attribuiscono ciò che è “comodo” attribuire ad una figura schiva e riservata com’era, …per interessi di parte. La verità è, che il Comandante Conte Carlo Fecia di Cossato restò fedele al giuramento dato al Re ed alla Patria a coso di fare della sua vita un pegno, l’ultimo spendibile per mantenervi fede !