La battaglia per il ponte di Goito - 8 aprile 1848

La battaglia per il ponte di Goito
8 aprile 1848

L'esercito del Re Carlo Alberto di Savoia aveva attraversato il Ticino il 25 marzo 1848, all'indomani delle cinque giornate di Milano e della dichiarazione di guerra all'Austria. Le sue truppe erano distribuite in due Corpi d'Armata che seguivano gli austriaci in ripiegamento verso le fortezze del Quadrilatero: il 1º corpo d'armata, guidato dal generale Eusebio Bava, puntava al ponte di Goito; il 2°, comandato dal generale Ettore De Sonnaz, si dirigeva verso quello di Monzambano. E fu proprio l'avanguardia della 1ª divisione del 2° Corpo d’Armata, affidata al generale d'Arvillars, a ingaggiare la battaglia al ponte di Goito con uno dei numerosi distaccamenti austriaci posti a presidio del Mincio per bloccare o ritardare l'avanzata dell'esercito piemontese.

Alla testa di queste forze “esploranti”, vi erano i bersaglieri di Lamarmora. Goito era uno snodo cruciale verso Mantova e Verona e perciò le truppe austriache avevano posto il paese in stato di difesa e minato il ponte che univa le due sponde. L’obiettivo dell’Armata piemontese era dunque occupare Goito e passare il Mincio. Il piano di attacco elaborato da Lamarmora prevedeva una duplice manovra: il contingente del capitano Giuseppe Lions doveva penetrare nel paese e attaccare di slancio le barricate, mentre il contingente di Giuseppe Muscas doveva aggirare l’agglomerato urbano sulla sinistra, guadagnare il ponte, e assalire sul rovescio i nemici per impedire loro la ritirata.


Ricevuti gli ordini, Lions e Muscas partirono all'attacco, seguiti da un plotone di cavalleria e da un reparto delle Real Navi. I bersaglieri furono i primi ad attaccare gli austriaci che occupavano l'ingresso del paese all'alba dell'8 aprile.
La 2ª compagnia bersaglieri, che aveva inglobato i volontari della Legione Griffino(1), e le compagnie del battaglione Real Navi aggregate alle brigate Regina e Aosta giunsero in prossimità di Goito. Ad aspettarli, 1200 Schützen tirolesi della brigata Wohlgemuth decisi a impedire alle truppe piemontesi di giungere al Mincio. Cinque compagnie di fanteria austriaca con quattro cannoni erano attestate al di là del ponte, precedentemente minato.

I bersaglieri attaccarono a colpi di carabina i Kaiserjäger che sbarravano l'ingresso al paese e «rapidamente li fugarono».(2) Poi, mentre l'artiglieria austriaca rispondeva con colpi di sbarramento, raggiunsero le fortificazioni di Goito e qui si divisero in due colonne: quella del capitano Lyons, come concordato, avrebbe attraversato il paese puntando direttamente al ponte con un attacco frontale alle difese nemiche; quella del capitano Muscas, più consistente di numero, avrebbe aggirato sulla sinistra l'abitato per giungere anch'essa al ponte e prendere alle spalle gli imperiali bloccandone la ritirata. Di rinforzo si mossero un reparto delle Real Navi e un plotone di cavalleria.

Mentre la colonna del capitano Lyons avanzava faticosamente frenata da un nutrito fuoco di fucileria e artiglieria, il colonnello Alessandro La Marmora raggiunta a cavallo la colonna di Muscas, si mise alla testa della compagnia e, sguainata la sciabola, incitava i suoi soldati impegnati nel corpo a corpo per la conquista del ponte. In quel momento dalla riva opposta i temibili cacciatori tirolesi aprirono il fuoco e nella tempesta di piombo un proiettile colpì La Marmora al viso, spezzandogli la mandibola.
Il colonnello cadde da cavallo e subito uno Schutzen lo aggredì per farlo prigioniero, ma La Marmora con prontezza di spirito e facendo appello a tutte le sue forze, lo abbattè con un fendente. Nel medesimo istante s’udì un tremendo boato: il ponte era saltato in aria.
Soccorso dai portaferiti e messo al riparo di un muretto, Lamarmora veniva intanto assistito dal tenente medico Gaetano Lay, che lo rincuorava, palla che gli fracassò la mandibola era fuoruscita dal collo passando sotto l'orecchio, senza danneggiare organi vitali. Il fondatore dei Bersaglieri benché seriamente ferito quindi, non era in pericolo di vita. Diradatosi il fumo dell’esplosione, si vide che il parapetto e alcune arcate del ponte erano rimasti intatti e un esile lembo della struttura univa ancora le due sponde. Decisi ad onorare il loro comandante, i bersaglieri, seguiti dai fanti delle Real Navi e della Brigata Regina, si gettarono su questa passarella benché appoggiati da un solo pezzo di artiglieria.
Il primo a lanciarsi sulla spalletta fu il bersagliere Giuseppe Guasconi di Stradella. Lo seguì un altro bersagliere, il giovane sottotenente Demetrio Galli della Mantica che uscito allo scoperto, alla testa del suo plotone, fu colpito mortalmente al petto dalla fucileria nemica e cadde nelle acque del Mincio. È lui il primo ufficiale morto per l'indipendenza d'Italia.
Cadde anche il tenente di marina Wright, ma il capitano Saverio Griffini raggiunse incolume l'altra sponda seguito dall'intero reparto, che così oltrepassò il fiume e catturò cinquantatré tirolesi e un cannone. Mentre gli zappatori del genio provvedevano a riparare quello che sarebbe poi stato chiamato "il ponte della gloria", d'Arvillars fece accampare i suoi reparti sulle due rive del Mincio conquistate.

I bersaglieri, che avevano aperto la via alla vittoria, la sera furono i primi a sventolare la bandiera tricolore oltre il Mincio; in tanta gloria erano riusciti, come accade solo ai migliori soldati, a contenere le perdite : un morto e otto feriti, tra cui il loro comandante.
Il generale Bava nel suo rapporto, redatto al termine di quella indimenticabile giornata, scriveva : “Questo primo e splendido fatto d'armi contro le migliori truppe austriache, condusse in nostro potere cento prigionieri ed un cannone, soddisfece pienamente S. M. che degnavasi venire in persona sul luogo a premiare i più valorosi ». 

Nella battaglia del ponte di Goito i piemontesi persero 48 uomini tra morti e feriti, gli austriaci circa un centinaio, tra morti, feriti e prigionieri.
Il combattimento segnò il battesimo del fuoco per il nuovo corpo dei bersaglieri, istituito da Alessandro La Marmora nel 1836 e che fu l'indubbio protagonista dello scontro. Pochi giorni dopo, infatti, al capitano Saverio Griffini venne assegnata la 1ª medaglia d'oro al valor militare del Risorgimento, mentre il capitano Giuseppe Muscas fu promosso maggiore sul campo. Anche gli altri ufficiali presenti al combattimento vennero promossi di grado e il colonnello Alessandro La Marmora fu decorato con la prestigiosa commenda mauriziana. Non va però dimenticato il prezioso apporto fornito nel combattimento dalle due batterie d'artiglieria sarde che posero a tacere i cannoni austriaci.

Le pressoché contemporanee vittorie a Valeggio sul Mincio e Monzambano portarono in mani piemontesi gli altri fondamentali passaggi sul fiume costringendo gli austriaci a riparare nelle due vicine fortezze del Quadrilatero: Mantova a sud e Peschiera a nord, il cui assedio ebbe inizio il successivo 13 aprile.

Note

   1) La Legione Volontari Lombardi Griffini fu costituita a Casalpusterlengo da Saverio Griffini (1802-1884) in appoggio agli insorti delle cinque giornate di Milano riunendo i patrioti lodigiani. Dopo la sua ufficializzazione a Calvenzano da parte del Comitato di guerra del Governo provvisorio di Lombardia, il gruppo attese l'esercito sardo lungo l'Oglio. Il 5 aprile la Legione fu accolta nella 2ª compagnia bersaglieri e Saverio Griffini ne fu nominato capitano.
   2) Dalla Relazione del generale Bava.

Bibliografia

    * Eusebio Bava, Relazione delle operazioni militari dirette dal generale Bava, comandante il Primo corpo d'armata nel 1848, Torino, Cassone, 1848.
    * Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento, Torino, Einaudi, 1962 (II ed.).
    * Franco Fraschini, Un uomo del Risorgimento: Saverio Griffini (1802-1884), Casalpusterlengo, Pro Loco, 1972.