La liberazione della Lombardia - 1848


La liberazione della Lombardia
Le prime due settimane di guerra

Il 18 marzo 1848 ebbero inizio le cinque giornate di Milano. Il comandante dell'esercito del Lombardo-Veneto, il Feldmaresciallo Radetzky, prima eccitò la rivolta, poi non sapendola domare, si vide costretto ad abbandonare la città dopo cinque giorni di furiosi scontri.
Contemporaneamente, si ebbero manifestazioni e scontri in diverse altre città lombarde. A Como ad esempio, l'intera guarnigione austriaca di presidio si consegnò agli insorti.


Il giorno dopo l’evacuazione di Radetzky da Milano, Carlo Alberto dichiara guerra all'Austria.
Le forze Sabaude, non sono certo paragonabili a quelle che può mettere in campo l’Austria, ma le truppe, sono generalmente ben addestrate e motivate da una “classe” di sotto ufficiali di carriera eccezionalmente preparati. Circa 55000 uomini di leva in totale a lunga ferma (8 anni), organizzato su due corpi d'armata, il 1° affidato ad Eusebio Bava, con le divisioni Broglia e Federici, il 2° a Ettore Gerbaix De Sonnaz, con le divisioni d'Arvillars e Ferrero; oltre ad una divisione di riserva, affidata al principe ereditario, Vittorio Emanuele Duca di Savoia. Un nutrito corpo di artiglieria d’assedio è affidato al principe Ferdinando Duca di Genova, mentre il Genio e le sussistenze sono affidate ad Agostino Chiodo. Capo di Stato Maggiore era Carlo Canera di Salasco agli ordini di SM il Re Carlo Alberto.

Le avanguardie di questa piccola Armata attraversarono il Ticino il 25 marzo. Carlo Alberto giunge a Pavia il 29 ed il 31 poneva quartier generale a Lodi. Il 4 aprile, tenne un consiglio di guerra a Cremona,  mentre il 5, giunse a Bozzolo. Contemporaneamente il I Corpo d'armata di Bava si attestava sull'Oglio. Di lì si accertò la possibilità di assalire Mantova, ma alcune ricognizioni segnalarono la rafforzata posizione austriaca, cosicché Carlo Alberto stabilì di muovere oltre il Mincio, verso Verona, strategicamente più importante perché posta sulla strada per il Tirolo, sulla quale correvano i collegamenti ed i rifornimenti tra le truppe austriache occupanti e Vienna.

Secondo queste disposizioni, l’8 aprile la I Divisione del 1º Corpo di Bava forzò il passaggio al ponte di Goito, costringendo i difensori della brigata Wohlgemuht a riparare a Pozzolo e Valeggio, ove era concentrato il grosso dell'armata. Questa scontro, ricordato come la battaglia per il ponte di Goito fu il primo combattuto dalle truppe Sabaude per l’indipendenza d’Italia. Il 9 aprile la III Divisione del Broglia, del 2º Corpo del De Sonnaz, impegnava gli austriaci a Monzambano e, il giorno successivo, ne occupava il ponte con il successivo a Borghetto-Valleggio.

Padrone dei ponti e dei guadi per entrare in Veneto, l'esercito sardo si arrestò, in attesa dei reggimenti ancora in marcia dal Ticino, in quanto le grosse artiglierie per cingere d’assedio la fortezza di Peschiera erano molte lente alla marcia. Si attendeva inoltre l’annunciato arrivo delle truppe alleate, dal Granducato di Toscana, dallo Stato pontificio e dal Regno delle Due Sicilie, queste ultime ancora lontane dal teatro operativo. In quei giorni, la confederazione degli Stati italiani era una realtà, e la guerra contro l’Austria totale. La prima guerra di indipendenza italiana era iniziata con i migliori auspici !

Alberto Conterio