Lettera del Papa Pio IX all’Imperatore d’Austria (3 maggio 1848)

Lettera del Papa Pio IX all’Imperatore d’Austria

Papa Pio IX, dopo la sua Allocuzione del 29 aprile e dopo il Proclama del 1° maggio, completava la sua azione politica doppiogiochista il 3 maggio 1848 con una lettera all’Imperatore d’Austria, con il quale lo esortava si a rinunciare al Lombardo Veneto, ma metteva anche ben in chiaro che Egli, non avrebbe partecipato alla guerra e che in nome della religione cattolica esortava le parti alla pace.


La lettera fu inviata  per mezzo di Monsignor Carlo Luigi Morichini che avrebbe dovuto consegnarla nelle mani dell’Imperatore a Innsbruck.

Il testo della lettera era :

"Maestà fu sempre consueto che da questa Santa Sede si pronunciasse una parola di pace in mezzo alle guerre che insanguinavano il suolo cristiano; e nell'allocuzione del ventinove del mese decorso, mentre abbiamo detto che rifugge il nostro cuore paterno di dichiarare una guerra, abbiamo espressamente annunciato l'ardente nostro desiderio di contribuire alla pace. Non sia dunque inopportuno alla Maestà Vostra che Noi ci rivolgiamo alla sua pietà e religione, esortandola con paterno affetto a far cessare le sue armi da una guerra, che senza potere riconquistare all'impero gli animi dei Lombardi e dei Veneti, trae con sé la funesta serie di calamità che sogliono accompagnarla e che sono certamente da lei aborrite e detestate. Non sia inopportuno alla generosa nazione tedesca che Noi la invitiamo a deporre gli odi e a convertire in utili relazioni d'amichevole vicinato una dominazione che non sarebbe nobile né felice quando si posasse unicamente sul ferro. Così Noi confidiamo che la nazione stessa onestamente altera della nazionalità propria non metterà l'onor suo in sanguinosi tentativi contro la nazione italiana, metterà piuttosto nel riconoscerla nobilmente per sorella, com'entrambe sono figliuole nostre e al cuor nostro carissime, riducendosi ad abitare ciascuna i naturali confini con onorevoli patti e con la benedizione del Signore. Preghiamo intanto il Datore d'ogni lume e l'Autore d'ogni bene che ispirò la Maestà Vostra di santi consigli, mentre dall'intimo del cuore diamo a lei, a Sua Maestà l'Imperatrice e all'imperiale Famiglia l'apostolica benedizione".

La missione di Morichini però, non ebbe successo. L’Imperatore da Innsbruk inviò l’alto prelato a Vienna e qui il Ministro degli esteri in carica Wessemgerg lo congedò dicendogli che "...L'Austria possedeva il Lombardo-Veneto per quei medesimi trattati che costituivano la base giuridica del potere temporale della Chiesa". Del resto era un “verità” che il Pontefice non poteva non sapere, ma che faceva parte delle sue manovre politiche per apparire impegnato sulla causa italiana senza parteciparvi direttamente.
Occorre tener presente le pressioni che giungevano al papa da ogni dove, esterne ed interne al suo stesso Stato.
Mentre Monsignor Morichini si recava ad Innsbruk ad esempio, il Ministro Maniani formava il nuovo ministero. Questi però accettando l'incarico, aveva posto come condizione che l'amministrazione degli affari esteri, rispetto agli interessi temporali dello Stato, fosse tolta al Segretario di Stato e data ad un ministro laico e che al ministero fosse permesso di continuare la politica del precedente per ciò che riguardava la causa italiana.

Il nuovo Ministero fu composto così con lo scopo di servire la causa italiana proprio mentre il Papa se ne traeva fuori.

Il governo ebbe questi incaricati : alla presidenza e agli affari esteri ecclesiastici il Cardinale Ciacchi, agli affari esteri civili il Conte Giovanni Marchetti, all'interno lo stesso Mamiani, alla Grazia il Professor Pasquale Rossi, alle Finanze l'Avvocato Giuseppe Lunati, alla Guerra il Principe Filippo Doria Pamphili, all'Agricoltura, Commercio e Lavori Pubblici Mario Massimo Duca di Rignano. Rimase alla direzione della polizia l'Avvocato Giuseppe Galletti, unico superstite del precedente Governo…
Quest'ultimo, era un ministero liberale, ma gli era negata ogni libertà d'azione, che non fosse il controllo interno dello Stato. 

Alberto Conterio