Il 25 luglio, Mussolini si recò a colloquio con il Re.
Egli prese la sola iniziativa di tentare di convincere il Re che il voto del Gran Consiglio del Fascismo non aveva valore politico.
Fu una mossa disperata, ed anche ingenua, infatti era stato Egli stesso uscendo dalla sala del Gran Consiglio a votazione ultimata ad affermare che con quella deliberazione si apriva la crisi del Regime. “Chi porterà al Re questo Ordine del Giorno ?” aveva esclamato, e Grandi aveva risposto prontamente : “Tu lo porterai”.
Il Re infatti, ribadì immediatamente invece, che quell’Ordine del Giorno aveva un indubbio significato politico. Mussolini d’istinto ne aveva quindi tratto la conseguenza estrema dicendo : “allora, io dovrei presentare le mie dimissioni…”, “che io accetto”, si era limitato a replicare il Re senza farsi sfuggire l’occasione !
Alle 22,45 dello stesso giorno la radio interruppe le normali trasmissioni e diffuse il seguente comunicato : “Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, presentate da S.E. il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, S.E. il Cavaliere Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio”. Stupore generale…
Badoglio inoltre, per non destare sospetti nei confronti dei sospettosissimi alleati tedeschi, pronunciò, in un discorso radiofonico alla nazione, queste parole : “[…] La guerra continua a fianco dell'alleato germanico. L'Italia mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni […]. “
Il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio
Quale fu, lo stato d’animo del Duce in quelle ore ?
Fu Egli risentito delle conseguenti misure di sicurezza prese nei suoi confronti - che vengono ancor oggi erroneamente scambiate per un “arresto” - per garantirgli l’incolumità personale ?
Assolutamente no. Anzi ringraziò sinceramente. Egli infatti non era uno sprovveduto. Sapeva che l’opinione pubblica gli si era rivoltata contro negli ultimi giorni : 2000 furono i morti in Roma nel bombardamento del 19 luglio, e oltre 7000 furono i morti nella sola piccola città di Foggia il 22 luglio ! Ma l’Italia in quel luglio del 1943 si trovava tutta sotto le “particolari cure” delle forze aeree alleate, e stava pagando un tributo di migliaia di morti alla settimana. La colpa era attribuita da tutti ormai al Duce. Churchill da Radio Londra aveva detto : “un uomo, un uomo solo è la causa di tutto”, e gli italiani traumatizzati da un crescendo di raid terroristici alleati ci avevano creduto, …ed in fondo era anche vero !
Roma sotto ai bombardamenti - 19 luglio 1943
Anche i tedeschi del Resto non avevano dato a Mussolini “certezze” o migliori rassicurazioni. Hittler al termine dei colloqui di Feltre si era congedato dall’alleato italiano molto freddamente.
Solo il Re aveva rassicurato il Duce che intendeva rispondere della sua vita.
Solo per questo l’Arma dei Carabinieri prese in consegna Benito Mussolini al termine del colloquio di Questi con il Sovrano a Villa Savoia.
Lo Stesso Maresciallo Badoglio ribadì nella sua missiva a Mussolini questo semplice concetto, ricevendo da Mussolini il sentito ringraziamento nella risposta.
Testo delle missive
Da Badoglio a Mussolini
Lo scritto era contenuto in una busta intestata “Ministero della Guerra” e indirizzata – scritta di pugno dal Maresciallo – “Al Cavaliere Sig. Benito Mussolini”
“Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini, il sottoscritto Capo del Governo tiene a far sapere a V.E. che quanto è stato eseguito nei Vostri riguardi è unicamente dovuto al Vostro personale interesse, essendo giunte da più parti precise segnalazioni di un serio complotto contro la Vostra Persona. Spiacente di questo, tiene a farVi sapere che è pronto a dare ordini per il Vostro sicuro accompagnamento, con i dovuti riguardi, nelle località che vorrete indicare
Il Capo del Governo
Maresciallo d’Italia Badoglio"
Da Mussolini a Badoglio
Risposta, dettata da Mussolini al Generale Ferone, che la scrisse di sua mano su un normale foglio di carta;
“26 luglio 1943, ore una
1) Desidero ringraziare il Maresciallo d’Italia Badoglio per le attenzioni che ha voluto riservare alla mia persona
2) Unica residenza di cui posso disporre è la Rocca delle Camminate dove sono disposto a trasferirmi in qualsiasi momento.
3) Desidero assicurare il Maresciallo Badoglio, anche in ricordo del lavoro in comune svolto in altri tempi, che da parte mia non solo non gli verranno create difficoltà di sorta, ma sarà data ogni possibile collaborazione.
4) Sono contento della decisione presa di continuare la guerra con gli alleati, così come l’onore e gli interessi della Patria in questo momento esigono, e faccio voti che il successo coroni il grave compito al quale il Maresciallo Badoglio si accinge per ordine e in nome di S.M. il Re, del quale durante 21 anni sono leale servitore e tale rimango.
Viva l’Italia !”
Dunque, Mussolini ribadisce nella sua risposta la propria lealtà al Governo Badoglio e così fu davvero durante tutto il periodo che va dal 26 luglio all’8 settembre 1943.
Non c’è solo questa lettera, ci sono i fatti. Questi fatti valgono molto più delle parole e delle lettere.
Mussolini infatti aveva immediatamente comunicato a Scorza e al Galbiati - prima ancora di recarsi in udienza al Re - responsabili rispettivamente del Partito e delle Federazioni, che non devono opporsi assolutamente alle decisioni del Re.
Il vice-segretario Tarabini, coordinatore della Federazioni, inviò in conseguenza di ciò, un telegramma circolare invitando queste (le Federazioni) a non muoversi.
I Fascisti insomma, la cui reazione era attesa da tutti, in Italia ed anche dagli osservatori stranieri, si comportarono con assoluta correttezza e disciplina. Il merito di questo va sicuramente riconosciuto al loro Capo, il Mussolini del 25 luglio !
Sembrò impossibile a tutti, ma il Regime, dopo più di 20 anni di potere, si lascio deporre senza la più piccola reazione !
Purtroppo, il nuovo Governo Badoglio, che il Re aveva voluto quale esecutivo di tregua, di emergenza e pacificazione, in un momento in cui non occorreva certo recriminare o provocare divisioni, non seppe essere pienamente all’altezza del compito.
Si lascio prendere la mano dall’antifascismo trionfante, permettendo lo scatenarsi di una campagna di calunnie, accuse e polemiche, con il solo risultato di provocare inutili quanto dannosi risentimenti e di mettere in moto la spirale dell’Odio.
Lo Stesso Dino Grandi, che tanto aveva fatto e rischiato, e tanto ancora poteva dare all’Italia in quel frangente, fu messo sbrigativamente da parte e già in agosto, migrò in Spagna, quando si rese conto che era considerato “scomodo”.
Così nacquero le leggende del “Golpe della Monarchia” per identificare l’onesta soluzione costituzionale alla crisi di Governo, e il “brutale arresto” di Mussolini per indicare le misure di protezione offerte al Duce per la sua salvaguardia.
Questo Governo, tipicamente militare, dietro ordine del suo Capo, il 26 luglio ad opera del Capo di Stato Maggiore, Gen. Mario Roatta diramava una circolare telegrafica alle forze dell'ordine ed ai distaccamenti militari la quale disponeva che chiunque, anche isolatamente, avesse compiuto atti di violenza o ribellione contro le forze armate e di polizia, o avesse proferito insulti contro le stesse e le istituzioni fosse passato immediatamente per le armi. La circolare ordinava inoltre che ogni militare impiegato in servizio ordine pubblico che avesse compiuto il minimo gesto di solidarietà con i perturbatori dell'ordine, o avesse disobbedito agli ordini, o avesse anche minimamente vilipeso i superiori o le istituzioni fosse immediatamente fucilato. Gli assembramenti di più di tre persone andavano parimenti dispersi facendo ricorso alle armi e senza intimazioni preventive o preavvisi di alcun genere.
Alla luce della promessa collaborazione di Mussolini e dei Fascisti tutti, erano provvedimenti eccessivi ?
E’ una supposizione che possiamo fare oggi, con il senno di poi si usa dire, fatto sta, che in questo clima di tensione, si arrivò presto agli equivoci, agli errori, alle non volute provocazioni… Il 28 luglio a Reggio Emilia i soldati spararono sugli operai delle officine Reggiane facendo 9 morti. Nello stesso giorno a Bari si contarono 9 morti e 40 feriti. In totale nei soli 5 giorni seguenti al 25 luglio i morti in seguito ad interventi di polizia ed esercito furono 83, i feriti 308, gli arrestati 1.500.
Oltre a questo però, il nuovo Governo di Sua Maestà, stava dipanando la più grossa delle matasse, …si iniziò infatti a prendere contatti con gli alleati per trattare un armistizio. La Guerra andava fermata ad ogni costo, Era il popolo sotto ai bombardamenti a chiederlo, era l’Italia ormai allo stremo delle sue forze che implorava il Re di trovare una soluzione.