Arriva in fretta l’estate del 1918, e gli Austriaci tornano disperatamente ad attaccare. Dopo tutta una serie di battaglie difensive, (furiosi attacchi austriaci nel basso veneto tutti respinti), che sono stati definiti assieme, battaglia del Solstizio, perché hanno inizio il 15 giugno e termineranno con l’esaurirsi della spinta nemica a fine luglio 1918, l’esercito italiano si è rifatto le ossa. Non solo negli organici e nel materiale, ma soprattutto nella mentalità e nella convinzione di essere finalmente “guidato”. Il nemico insomma non fa più paura !
Il 24 ottobre 1918, l’Italia scatena l’offensiva finale, che prenderà poi il nome di “battaglia di Vittorio Veneto”. L’offensiva doveva prendere avvio il giorno 18, ma fu rinviata di 6 giorni per farla combaciare con l’anniversario della battaglia di Caporetto dell’anno precedente (è una finezza tutta italiana).
I primi 4 giorni di battaglia hanno un’intensità ed una violenza impressionante, basti pensare che gli italiani conteranno oltre 34.000 morti. Il Regio Esercito, concentra lo sforzo sul Monte Grappa, dove gli Austriaci consumeranno le riserve disponibili pagando il prezzo di oltre 100.000 morti. Sui 120 km di fronte totali infatti si fronteggiano oltre 114 Divisioni e non meno di 15.000 cannoni. La nostra artiglieria nei primi 5 giorni di battaglia, faranno impiego di oltre 2.400.000 proiettili d’artiglieria di grosso calibro.
Già 5 giorni dopo l’avvio dell’offensiva - il giorno 29 ottobre - l’Austria avanza la richiesta per una sospensione delle operazioni, ma Diaz tergiversa per permettere all’esercito italiano di avanzare ancora, e di riportarsi almeno sulle posizioni dell’anno precedente.
Vedere DS.070 - Il racconto dell’aiutante di campo Solaro del Borgo
Il 3 novembre 1918 comunque, viene firmato l’Armistizio tra Austria ed Italia, che entra in vigore in data 4 novembre.
Il giorno 7 novembre il Re è in visita alla città irredenta di Trento nella follia dell’esaltazione generale. Si presenta dal balcone del municipio affiancato dal figlio di Cesare Battisti. Il giorno 10, sbarca a sua volta a Trieste, altro bagno di folla e di tricolori infinito…
Nel frattempo, l’armistizio autorizza l’Italia ad attraversare in armi il territorio austriaco per colpire dal sud la Germania… fronte completamente sguarnito, tanto è vero, che i tedeschi, devono mettere assieme velocemente un Corpo d’armata per parare il colpo. Il giorno 11 novembre, (dopo aver risalito senza più incontrare resistenza, il Trentino e l’Alto Adige), gli Italiani fanno a tempo a scontrarsi con i tedeschi sulla frontiera della Baviera, e li battono. Devono però arrestare la marcia, in quanto lo stesso giorno, anche la Germania, ha firmato un Armistizio generale.
La guerra a questo punto, finisce per tutti, quindi, anche per l’Italia !
Già il 9 novembre 1918 però, il Sovrano aveva proclamato rivolgendosi ai soldati ed ai marinai :
“Il ciclo delle guerre iniziato dal mio proavo oggi si è chiuso”.
Ludendorff, uno dei più grandi strateghi di ogni tempo, ed il più in vista dell’Esercito Imperiale Tedesco scrisse di quei giorni nelle sue memorie che :
“ L’Austria – a Vittorio Veneto – non aveva perduto solo una battaglia, ma la guerra e se stessa, trascinando la Germania nella propria rovina”, e furono proprio gli austriaci a confermare ciò. Von Arz, Capo di Stato Maggiore Austriaco, disse : “l’Italia può vantarsi di aver distrutto l’Austria e di aver vinto la Grande Guerra”
Era verissimo, fu l’Italia a vincere per tutti !
l’Italia eliminando l’Austria, aveva costretto la Germania a prendere in considerazione trattative d’armistizio che altrimenti non sarebbero mai state considerate. Ricordiamo che i confini te-deschi non erano ancora stati violati da nessuno, e che la guerra avrebbe potuto durare ancora anni.
Queste testimonianze, ci confermano con cavalleria e signorilità, l’importanza dell’Italia sull’economia generale del conflitto, che non può essere - sulla base dei documenti e della verità - negata da nessuno. Volendo essere orgogliosi ancora oggi di questo evento storico epocale, senza cadere nella retorica del tempo ormai non più “politicamente corretta e passata di moda”, possiamo guardare ai fatti meno conosciuti di quell’epopea, ma non meno importanti, quali ad esempio La beffa di Buccari (Vedere DS.082) del febbraio 1918, l’affondamento della Santo Stefano (Vedere DS.084) del giugno 1918, il Volo su Vienna di Gabriele d’Annunzio (Vedere DS.086) dell’agosto 1918 e l’affondamento della Viribus Unitis (Vedere DS.088) del novembre 1918.
Questi fatti d’armi, sono tutti esempi che non hanno riscontro in nessuna delle altre forze stra-niere impegnate nel conflitto, e che denotano negli italiani, non solo lo sfoggio della forza bruta di Vittorio Veneto, ma il coraggio, un ideale superiore, così come la fantasia, e la tenacia di voler rappresentare sempre una novità, sempre un valore aggiunto, anche in guerra !
Abbiamo il “dovere” di essere orgogliosi di questi fatti !
Il 14 novembre SM il Re rientra definitivamente a Roma. Sul diario annota a caratteri piccolissimi solo una parola “trionfo !”, come se avesse timore di una parola dal significato troppo grande.
Francia e Gran Bretagna, intanto, già pensano a spartirsi l’immenso impero coloniale tedesco e ottomano. All’Italia viene negata invece la sovranità sulla città di Fiume, che diventerà italiana soltanto nel 1921, grazie ad un atto di forza rivoluzionario di Gabriele d’Annunzio.
Questo è un fatto, che dovrebbe far pensare tutti coloro che ritenevano che la nostra neutralità sarebbe stata sufficiente a portarci in dignitoso omaggio le città di Trento e Trieste !
Ed il Re ? Il Re riprende il suo lavoro, in ombra, schivo come sempre, lontano dalle luci della ribalta. Anzi ritiene sia giusto dare l’esempio ancora una volta, indicando al Presidente del Consiglio la via del risparmio, senza clamore, senza pubblicità…
Vedere DS.090 - Lettera al Presidente del Consiglio
Alberto Conterio